Bovalino, frode alle pubbliche forniture: 5 indagati

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Foto di archivio della Polizia
  20 aprile 2024 13:20

 

Nei giorni scorsi la Polizia di Stato ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri, nei confronti di cinque persone residenti nelle province di Reggio Calabria e Catanzaro, ritenute responsabili, allo stato del procedimento, del reato di concorso in frode in pubbliche forniture.

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Le indagini, condotte dal Commissariato di P.S. Bovalino, sono iniziate nel mese di maggio 2019 ed hanno riguardato lo svolgimento del servizio di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani prestato da una società mista pubblico/privata, a seguito di contratto d’appalto, a favore di 9 comuni della Città Metropolitana di Reggio Calabria: Bovalino, Siderno, Grotteria, Marina di Gioiosa Ionica, Monasterace, Condofuri, Melito di Porto Salvo, Motta San Giovanni, Bagnara Calabra.

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L’operazione di polizia giudiziaria – denominata Locride Mix e svolta tramite attività di tecnica di intercettazione nonché tradizionale di osservazione e disamina di una vasta mole di documenti – ha consentito di accertare come i responsabili dell’azienda appaltatrice, in concorso tra loro, compivano sistematicamente artifizi e raggiri nell’esecuzione dei contratti rappresentando ai Comuni dati parziali e non corrispondenti al vero in merito alla raccolta dei rifiuti, al fine di occultare condotte tenute in violazione degli accordi contrattuali, il cui ammontare complessivo appaltato è di circa 26 milioni di euro.

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Diverse le condotte fraudolente accertate dai poliziotti e contestate ai responsabili/dipendenti della società, tra le quali il raggruppamento indiscriminato delle frazioni correttamente differenziate dagli utenti per il successivo conferimento come “indifferenziato”, che hanno determinato un notevole incremento dei costi a carico del bilancio degli enti comunali.

Il procedimento penale è tuttora nella fase delle indagini preliminari e le persone sottoposte a indagini non possono essere considerate colpevoli fino all’emissione di una sentenza definitiva.

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