Il consigliere comunale di Reggio Calabria Antonino Castorina, ex capogruppo consiliare del Pd a Palazzo San Giorgio, è stato rinviato a giudizio per presunti brogli elettorali consumati nel corso delle elezioni amministrative del 2020, appuntamento elettorale in cui, secondo le indagini, avrebbero partecipato al voto persone accompagnate al seggio senza i presupposti di invalidità.
A Castorina – difeso dagli avvocati Natale Polimeni e Francesco Calabrese - erano originariamente contestati i reati di truffa elettorale, falso ideologico, alterazione della documentazione identificativa elettorale, corruzione e associazione per delinquere. Castorina è stato invece prosciolto dal reato di abuso d’ufficio unitamente all’ex presidente del Consiglio comunale ed assessore in carica, Demetrio Delfino – difeso dall’avv. Massimo Canale - ipotesi di accusa scaturita dal provvedimento di ratifica firmato da Delfino con cui Castorina sarebbe stato nominato nella Commissione elettorale comunale senza che ve ne fossero le condizioni.
Il Giudice dell’udienza preliminare ha anche rinviato a giudizio una ventina di persone tra presidenti di seggio, scrutatori, rappresentanti di lista e impiegati comunali, decidendo la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica rilevando che il presidente della Commissione elettorale al tempo dei fatti era il sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà. Castorina, inoltre, risulta indagato dalla Procura di Reggio Calabria per una vicenda simile, poiché nella funzione di consigliere della Città Metropolitana (ex Provincia) delegato alla autenticazione delle firme per la presentazione delle liste elettorali dei comuni della provincia, avrebbe attestato falsamente che l’autenticazione in favore della lista “Movimento Autonomo Popolare” era avvenuta in sua presenza a Platì il 21 agosto 2020 e “di aver identificato mediante il documento di identità i singoli sottoscrittori”.
Castorina, secondo le indagini, in quella data non era a Platì, bensì a Reggio Calabria, dove le liste dei sottoscrittori da autenticare gli sarebbero state consegnate da tre coindagati, Pietro Marra, Paolo Ferrara e Rosario Sergi, candidati alle elezioni per il rinnovo del Comune del piccolo centro aspromontano, più volte commissariato per infiltrazione mafiosa.
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