Bruciato vivo nell'auto, il procuratore di Locri: "Omicidio agghiacciante. Grazie alle indagini superati i tentavi di depistaggio"

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  03 febbraio 2020 21:15

"E' stato grazie al fiuto investigativo dei carabinieri della compagnia di Roccella Ionica e alle analisi fatte dagli esperti del Ris che siamo riusciti, a distanza di appena due mesi e mezzo, a chiudere il cerchio su una vicenda di sangue davvero molto brutta vista l'efferatezza, la determinazione e la ferocia nell'agire e portare a termine l'agghiacciante omicidio da parte degli indagati" Lo ha detto, nel corso di una conferenza stampa negli uffici del Gruppo carabinieri, il Procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D'Alessio, in relazione all'arresto dei presunti responsabili dell'omicidio di Vincenzo Cordì il cameriere di 43 anni bruciato vivo all'interno della sua auto la notte dell'11 novembre scorso (LEGGI QUI).

"A nulla, quindi, è valso - ha aggiunto il procuratore D'Alessio - il tentativo di depistaggio messo in atto dalla donna dopo l'omicidio, che ha tentato più volte di far credere agli investigatori che il marito si era suicidato perché affetto da una grave forma di depressione". Nel corso della conferenza stampa è stato riferito che ad imprimere la svolta alle indagini sono stati i filmati di alcune videocamere a Marina di Gioiosa ed il ritrovamento, a breve distanza dal luogo del delitto, del cellulare della vittima e di un accendino sul quale è stata, tra l'altro, scoperta un'impronta appartenente a Susanna Brescia, moglie di Cordì. Importanti, sotto l'aspetto investigativo, sono state anche le contraddizioni in cui è caduta la donna nel corso di alcuni interrogatori.

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