di STEFANIA PAPALEO
Le aveva provate tutte per tirare la figlia fuori da quel vortice di ingiurie e prese in giro che, da un anno ormai, l’aveva travolta tra i banchi di scuola. Ma, alla fine, non le era rimasto che varcare la soglia di uno studio legale per procedere con una querela-denuncia a firma dell’avvocato Antonello Talerico a carico delle tre studentesse minorenni che avrebbero ormai tolto il sorriso alla figlia quattordicenne iscritta al secondo anno di un Liceo di Catanzaro (LEGGI QUI).
Un grido di rabbia e di dolore, quello della donna, che ha raggiunto, come un treno in corsa, gli organi competenti. E così a muoversi in tutta fretta per far luce sulla vicenda sono stati il Tribunale dei minorenni di Catanzaro e il Miur (Ministero Istruzione Università e Ricerca), che hanno già convocato non solo la presunta vittima degli atti di bullismo, ma anche le tre studentesse finite “sotto accusa”, al fine di raccogliere tutti gli elementi ritenuti utili alla ricostruzione dei fatti. Affiancata da un’assistente sociale e alla presenza di due carabinieri, è stato davanti al giudice minorile che la quattordicenne ha ripercorso tutti gli episodi che avrebbero visto quelle che un tempo erano sue amiche trasformarsi in vere e proprie persecutrici. Un vero e proprio calvario, a dire della ragazza, quello iniziato un anno fa tra i banchi di scuola senza che nessuno sia intervenuto a porvi fine, tanto da vedersi costretta anche a rinunciare alla ricreazione e a restare chiusa in classe al riparo da quegli sguardi crudeli pronti a deriderla pubblicamente.
Atti di bullismo veri e propri, aveva fatto eco la mamma della minorenne, determinata ad aiutare la figlia a ritrovare la serenità perduta in una scuola dove si è rivelato inutile anche appellarsi alla preside che, alla stregua della coordinatrice di classe, avrebbe fatto “orecchie da mercanti”, minimizzando la gravità di episodi che, al contrario, avrebbero causato alla studentessa attacchi di panico di entità tale da richiedere, in un’occasione, perfino l’intervento dei sanitari del 118. Ed era stato proprio su invito del medico che aveva soccorso la figlia che la donna aveva deciso di fare qualcosa di più, rivolgendosi all’avvocato Talerico per sollecitare un intervento immediato della Procura, con l’escussione della figlia, alla presenza di operatori idonei, della dirigente scolastica e della prof responsabile di sezione, messe fin dall’inizio a conoscenza della vicenda, e dei compagni di classe, testimoni loro malgrado degli episodi “incriminati”. Il tutto al fine di scongiurare il rischio che la figlia potesse commettere “atti di autolesionismo o peggio atti gravi a danno della propria persona”.
E l’intervento c’è stato. Magistratura e Ministero hanno acceso i riflettori e raccolto materiale documentale e testimoniale sufficiente a valutare la sussistenza o meno di estremi di reato, al fine di procedere per quanto di loro rispettiva competenza o mandare il caso in archivio, così chiudendo il cerchio su una ennesima pagina nera della storia della scuola in Calabria.
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