di ENRICO FRATTO*
È il momento più buio della Storia dell'Italia Repubblicana.
Abbiamo smesso di ambire, di programmare e lo stiamo facendo per un bene che di gran lunga supera le nostre ambizioni peculiari.
Abbiamo paura, una malattia nuova sta distruggendo migliaia di famiglie, gli ospedali di mezzo paese sono paralizzati,
la nostra economia subirà colpi complessi da incassare. Non eravamo pronti a qualcosa di simile, e probabilmente non lo saremo mai.
Questo periodo, tuttavia, ci lascia qualcosa in dono. Mettendoci nudi davanti allo specchio, questa quarantena ci ha esposti nelle nostre debolezze, e, con rinnovato spirito, ci siamo scoperti tutti uguali.
Da Lampedusa ad Aosta da Ventimiglia ad Otranto, gli italiani, oggi, si somigliano molto di più di quanto abbiano mai fatto.
Tutti vorrebbero ascoltare la stessa notizia, tutti banchettano con la stessa paura, hanno aperto tutti la porta alla stessa speranza.
Chiusi nelle nostre case, siamo rapidamente diventati più popolo di quello che fossimo prima; è lecito pensare che un simile effetto, quando questo periodo sarà finito, non scomparirà nel nulla.
Quotidianamente, essere privati della meraviglia diffusa che l'Italia ci offre ci ha costretti a riflettere sulla nostra fortuna, sulla sua incredibile potenza, sul valore eccezionale che vivere in Italia ha, che troppo spesso abbiamo sottovalutato.
Quando l'Italia, suo malgrado, si è dovuta fermare, quando il popolo italiano è stato costretto a svuotare le strade delle sue città, in quell'istante abbiamo percepito quanto l'Italia sia una una creatura eccezionale, quanto il mondo perda se l'Italia si spegne, quanto dovremmo essere fieri della nostra nazione.
Abbiamo ricominciato a credere che ogni parte d'Italia sia importantissima e imprescindibile, ognuna con le sue peculiarità;
Il dettaglio, la provincia, il peculiare, il multiforme, del resto, sono la firma che rende unica l'Italia nell'universo.
L'Italia non perderà questa battaglia, ma gli italiani di domani potrebbero essere persone nuove, e forse si prenderanno più cura del patrimonio mondiale che hanno l'onore di custodire.
Avranno assaporato il gusto amaro della sua scomparsa, e per questo sapranno gioire della bellezza che insemina ogni anfratto di questa nostra terra, la più colorata e fiorita, la più sfaccettata e ricca di questo pianeta.
Essendo stati costretti a spegnere un paese intero per una malattia, noi italiani forse crederemo davvero di poter marciare insieme per guarire i tanti mali del nostro Stato, così anziani e consueti da apparire immutabili. Niente, dopo essere usciti vincitori da questa impresa titanica, potrà essere detto impossibile.
Oggi è il tuo centocinquantanovesimo compleanno.
Nonostante i tuoi malanni e il tempo, rimani sempre scintillante.
Non invecchi proprio mai.
Nova Surge!
Auguri alla più bella.
*Studente di medicina all'Università di Magna Graecia di Catanzaro
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