Calabrese: "L’Inno ritrovato, l'inizio di uno studio/ricerca sulle musiche cerimoniali per San Vitaliano"

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images Calabrese: "L’Inno ritrovato, l'inizio di uno studio/ricerca sulle musiche cerimoniali per San Vitaliano"

  11 luglio 2025 12:30

 di MARCO CALABRESE

L’appuntamento dal titolo “Tu Nos et Urbem Protege” che si è svolto ieri sera all’Oratorio della Chiesa del Carmine, è stata l’occasione per mostrare alcune piccole scoperte che ho fatto grazie ai documenti e all’aiuto del caro amico Oreste Sergi Pirrò; piccoli tasselli di una storia dimenticata, e spesso travisata, che merita una necessaria revisione e un meticoloso lavoro di ricostruzione.

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Il 1122 è l’anno in cui le reliquie di San Vitaliano di Capua vennero traslate da Montevergine a Catanzaro. Il trasporto di una reliquia del genere, in quel periodo, era normalmente accompagnato da preghiere, inni e laudi. Molte delle piae cantiones, o delle joculatories a noi giunte hanno spesso un tema di “danza”, un tactus tipico del salterello. Il Llibre de Vermell di Montserrat, il Cancioniero di Uppsala conosciuto anche come Cancionero del Duca di Calabria, giusto per citarne qualcuno,  raccolgono molte di quelle melodie che, figlie dirette del gregoriano - prima tipologia di canto “unificato” in tutta Europa - con una struttura melodica semplice, si prestavano alla ripetizione modulare e ripetitiva (idea modernissima simile a quella utilizzata dal nostro contemporaneo Philip Glass). Lo scopo di quelle musiche era di intrattenere con canti e danze i pellegrini che, durante i momenti di riposo prima di giungere al distante luogo di culto. Il musicologo Francesco Zimei, nei suoi ultimi studi, conferma il fatto che molte laudi ( lui ha analizzato soprattutto quelle francescane) venivano danzate.

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Molte di queste melodie, col tempo si sono trasformate, molte perse. Mi sono chiesto: ma quale musica accompagnava il trasporto di San Vitaliano? Quali melodie venivano cantate?

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Mi viene riferito che il signor Andrea Fregola ricorda e canticchia, affermando che “questo una volta era l’inno di San Vitaliano”, un "paraclare". La melodia, danzereccia e semplicissima mi ricorda immediatamente il tipico salterello. Trascrivo immediatamente la musica e la invio ad alcuni miei amici specializzati e profondi conoscitori del repertorio antico: Enea Sorini (componente dell’ensemble Micrologus) e Amedeo Fera (esperto di musica bizantina ed italo-greca). Si è un salterello, una danza, un motivo simile, tanto tanto simile ad altri. Le ricerche lo confermano.

Chiedo all’amico Amedeo Fera di suonare quel motivetto con la sua preziosa lira calabrese. La magia si compie. Riprende vita quel motivo tramandato oralmente che ora diventa “reperto” e filologicamente eseguito.

Sempre grazie alla documentazione raccolta da Oreste negli anni, scopro invece la struttura delle celebrazioni per il santo Patrono. L’Officia Sanctorum di Mons. De Riso del 1843, i manifesti dei Festeggiamenti del 1910, del 1940, sono alcune testimonianze di quell’apparato solenne che accompagnavano i tre giorni di festa. La musica è ovviamente presente e vengono riportati nel dettaglio, esecutori, direttori e brani eseguiti.

Le musiche sono quasi sempre di Lorenzo Perosi. Immaginiamo di entrare nel Duomo: la reverenziale musica della Missa Prima Pontificalis si diffonde assieme alle ritorte e intense volute di incenso. Un cerimoniale fastoso, barocco, pontificio. E quel motivetto saltellante che era l’inno di San Vitaliano, poco si sposava con la pomposa occasione.

Fu probabilmente Monsignor Barzellotti, che diresse proprio nel 1940 la Schola Cantorum, raffinato e colto, a “nobilitare” quell’inno e a farlo integrare perfettamente con le funzioni religiose in corso.

La nottata trascorsa a sfogliare l’opera omnia di Perosi,  arriva finalmente ad una soluzione, risvegliandomi dal sonnolento e afoso torpore: il Mysterium Ecclesiae di Perosi, pubblicato nel 1900 dalla casa editrice Bertarelli di Milano. Salto sulla sedia e vado subito al pianoforte. E’ lui: è l’inno che oggi viene cantato. E’ l’inno di San Vitaliano.

Mons. Barzellotti aveva sostituito il testo del Mysterium con il Praeclare. Non bisogna scandalizzarsi per questo: era infatti questa, una modalità spesso utilizzata.

E a noi non resta che cantare l’inno ritrovato nella sua versione originale per organo e due voci. La scoperta di altri piccoli tasselli sta continuando, e anche oggi, intanto che scrivo ne sono spuntati altri. Questa è una storia da raccontare, quando sarà conclusa!

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