di ROSA DANIELE GREMBIALE*
Buongiorno, ho visto il video Calabria terra mia, letto alcuni commenti positivi ed altri negativi. Il mio pensiero è che si parte subito male con un errore grammaticale: “dove vuoi che ti porto?” anziché ti porti. Poi un asino con un contadino che attraversano la scena. Francamente non so come si faccia a descrivere i lavoratori della terra calabresi come se fossero rimasti indietro rispetto al resto del Paese.
Le coltivazioni sono nella maggior parte dei casi meccanizzate, ovviamente tranne nelle aree dove la manodopera è a basso costo perché effettuata da extracomunitari trattati come schiavi. Ho ascoltato le interviste fatte ai lavoratori extracomunitari della piana di Gioia Tauro ed ho sentito parole terribili. Rivolgersi al datore di lavoro come “il mio padrone” mi ha fatto accapponare la pelle. Ma questo è meglio che non si dica, del resto è un corto promozionale.
Reputo bellissime invece le scene che descrivono il nostro patrimonio naturalistico, lo splendido mare e la vicinanza con le montagne che ne fanno uno dei posti più belli d’Italia. Amo la mia terra, amo la mia Calabria e la pubblicizzo nelle immagini che posto sul mio profilo whatsapp, tuttavia, sono anche molto critica nei confronti dei calabresi, molti dei quali dimostrano di possedere geni saraceni e non ellenici. Distruggono ogni cosa che di bello la natura ci ha dato, così come descritta da Leonida Repaci, dimenticando che dovremmo essere noi calabresi i primi a rispettarla se davvero vogliamo a nostra volta essere rispettati.
*Professore di Reumatologia all’UMG e Presidente Nazionale CIPUR,
Coordinamento Intersedi Professori Universitari di Ruolo
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