"La promozione con il Crotone sarebbe spettacolare”. Parole di Junior Messias, l'attaccante brasiliano esploso, a 29 anni, con la maglia dei calabresi, in un'intervista concessa a 'Extratime' su Radio 1 Rai. "Da mezzala o di punta ho sempre cercato di dare il massimo. Ho cercato di adattarmi ovunque mi metta l'allenatore perché il calcio moderno è cosi", ha spiegato. "Dalla Serie C alla B c'è una grande differenza. E io lavoro ogni giorno per migliorarmi, perchè nel calcio non si sa mai quello che può succedere domani". Sul calcio offensivo proposto dal tecnico Stroppa: "Mi sono adattato bene perchè la squadra gioca a calcio e gioca palla a terra. Mister Stroppa ha un modo di giocare molto offensivo. Ed è proprio il modo in cui mi piace giocare. È un gioco propositivo, in fraseggio palla a terra e in questo modo è più semplice fare la punta piuttosto che quando si butta la palla in avanti, anche perché - ha aggiunto - il mio forte non è giocare con le spalle alla porta".
"La possibile promozione? Sono già entrato nella storia del Crotone perché dopo tanti anni siamo tornati a vincere il derby in Serie B (con il Cosenza, ndr): 1-0 grazie al mio gol. Se arrivasse anche la promozione in Serie A, per me, sarebbe spettacolare: dell'eccellenza fino alla Serie B e poi in Serie A", ha continuato il brasiliano. "Una cosa da raccontare ai nipoti. E sarebbe un piacere enorme regalare una gioia simile a questa città e ai tifosi che ci fanno lavorare tranquilli".
Junior Messias è in Italia da dieci anni, trascorsi fra Torino e la Calabria. "I calabresi si avvicinano molto alla cultura brasiliana. Ma anche nel Quartiere barriera a Torino mi sono trovati molto bene perché lì ci sono persone di tutto il mondo e di tutte le culture". Il giocatore è profondamente religioso: "Come ho vissuto la quarantena senza poter andare a messa? In questi giorni abbiamo fatto preghiera e culto in videoconferenza. E poi Dio è dentro di noi: basta inginocchiarsi, pregare e parlare con lui con il cuore aperto perché lui ascolta tutti ed è onnipresente".
"Come vivo la religione nello spogliatoio? Io sono uno che parla poco però cerco di portare la mia testimonianza. Perché possiamo parlare quanto vogliamo ma alla fine quello che siamo è ciò che facciamo: sono i fatti che contano. Nello spogliatoio mi conoscono e sanno che sono Cristiano, che cerco di fare le cose per bene e di seguire la strada che porta a Gesù". Sulla possibile ripresa dei campionati, ha commentato: "Chi ama il calcio vuole che si torni a giocare, però le condizioni sono quelle che sono. Non tocca a noi decidere quando e come. Ci sono le persone adatte per prendere decisioni, ma noi nel frattempo - ha concluso - stiamo aspettando e ci stiamo preparando per tornare in campo".
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