di GREGORIO AVERSA*
Il regista che nel film Calibro 9 racconta una storia di mafia, affari e violenza, non può incardinare nella tabella segnaletica bucherellata di Stalettì un concetto di matrice affaristico mafiosa, su di una storia millenaria limpida che la comunità di Stalettì ha rappresentato. Estranea alla cultura della violenza che il regista ha inteso appioppare ad una mite comunità.
Perché Stalettì e non un altro paese di Ndrine. Occorre fare distinzioni tra la Calabria del Crimine con la Calabria della civiltà e cultura contadina. È importante e fondamentale per non cadere nel luogo comune, che i calabresi sono tutti criminali.
Da sindaco di Stalettì con una cultura delle differenze avrei protestato contro queste interpretazione che hanno grave torto di generalizzazione.
Si immaginino i tanti turisti che vedono il film e leggono Stalettì, quale elemento distorsivo comporta questa odiosa immagine nel pensiero collettivo. In questo caso essere superficiale e dare una lettura positiva dell'immagine in questione è un grave atto politico e culturale di sottovalutazione.
*ex sindaco di Stalettì
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