Callipo “approva” i neo assessori regionali ma avverte la Santelli: “Non può governare da Roma”

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Pippo Callipo
  22 febbraio 2020 11:51

«Quando si premiano il merito e la competenza, quando si dà lustro alla propria terra, chi vuole davvero bene alla Calabria non può che essere contento. Per questo apprezzo la nomina della professoressa Sandra Savaglio ad assessore regionale all’Università, alla Ricerca scientifica e all’Istruzione, che, al pari di quella del colonnello Sergio De Caprio all’Ambiente, è garanzia assoluta di capacità e rigore. Ora però la presidente della Regione Jole Santelli riconosca che non si può governare da Roma e abbia il coraggio di continuare a volare alto». È quanto dichiara Pippo Callipo, consigliere regionale e leader del movimento “Io resto in Calabria” già candidato della coalizione di centrosinistra alla Presidenza della Regione.
 «In campagna elettorale – prosegue Callipo – ho ribadito più volte quello che è stato un principio cardine di tutta la mia storia personale e imprenditoriale: il merito, la qualità, il valore acquisito sul campo devono avere sempre la meglio. Penso che ciò valga ancora di più nella gestione della cosa pubblica. Per questo – aggiunge – non ho difficoltà a riconoscere che le prime due scelte della presidente Santelli per la Giunta vanno nella direzione opposta alle logiche della vecchia politica perché affidano settori importanti della Regione a personalità di riconosciuto prestigio. D’altronde, avevo promesso di fare proprio questo se fossi stato eletto alla guida della Regione e non cambio idea ora solo perché sono all’opposizione. Anzi, proprio in questa ottica costruttiva – è l’appello di Callipo – invito la presidente Santelli ad andare avanti su questa strada anche per gli altri assessorati e a non cedere alle pretese dei gruppi di potere indirizzate a premiare i portatori di voti e non la qualità. Se lo farà, se nominerà una giunta che sia tutta al livello di Savaglio e De Caprio – conclude – dimostrerà di agire solo nell’interesse della collettività, l’unico che, seppur da opposti ruoli, siamo chiamati a tutelare».

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