E' in corso a Reggio Calabria il Congresso straordinario nazionale dell’Unione delle Camere Penali Italiane, presenti centinaia di avvocati giunti da ogni parte d’Italia. Sul tema dell’assise, “Separare e riformare per una giustizia nuova”, il presidente dell’Unione, Francesco Petrelli, intervenendo, ha affermato che “si tratta di una importante occasione per ribadire che la separazione delle carriere costituisce per l’avvocatura non un fine ma un mezzo”. Petrelli, inoltre, ha sottolineato che la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri “è strumento necessario e non sostituibile per raggiungere l’obiettivo del giudice terzo, quale figura indispensabile del giusto processo ed interprete del modello accusatorio”. Per il presidente dell’Unione delle Camere Penali, ancora, “fra il momento relativo all’organizzazione costituzionale della magistratura giudicante e requirente, fra giudice e pubblico ministero e quello processuale vi è un legame strettissimo e un vincolo di implicazione indissolubile. Si tratta del vincolo che corre fra il modello ed il suo interprete”. Secondo Petrelli, “è risultato fino ad oggi evidentemente impossibile interpretare ed applicare le norme del codice dell’88 inforcando, come fece anche la nostra Corte costituzionale, gli occhiali dell’inquisizione. Se anche il giudice persegue come il pubblico ministero la “cultura della preda” piuttosto che quella della tutela delle “regole della caccia” – ha concluso - il processo accusatorio diventa una irraggiungibile chimera”.
“A Reggio Calabria si sta discutendo di temi di grande rilevanza non solo per gli addetti ai lavori e che dimostra, nella necessaria interlocuzione tra tutti i protagonisti del sistema giustizia, di voler mantenere altissima l'attenzione su questo distretto di Corte d'appello”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica facente funzione Giuseppe Lombardo nel corso del dibattito al Congresso straordinario nazionale dell'Unione delle Camere Penali Italiane.
Il responsabile della procura distrettuale, inoltre, ha ricordato che “il contrasto ai gravissimi fenomeni criminali che in questo territorio hanno avuto origine, passa dall'impegno comune di magistrati ed avvocati, ognuno nello svolgimento del proprio alto compito, di riaffermare ogni giorno la centralità della cultura della giurisdizione. Questa è terra di 'ndrangheta – ha sottolineato - ma è anche la terra di illustri giuristi che l'avvocatura reggina e calabrese ha saputo esprimere in anni difficili, per il continuo rincorrersi di emergenze sociali ancor prima che criminali”. Sulle questioni ordinamentali, Giuseppe Lombardo ha evidenziato l’importanza dell’interlocuzione, “ricordando sempre che il pubblico ministero è, e dovrà sempre rimanere, il primo giudice, l'avamposto necessario a tutela dei principi cardine del nostro ordinamento. Questo non vuol dire che non sia necessario un confronto aperto sul tema della separazione delle carriere: va però prestata una particolare attenzione alle possibili distorsioni derivanti da una marcata instabilità normativa, che rischia di minare la complessiva tenuta del sistema e l'autorevolezza delle decisioni assunte in ambito giudiziario”.
Il procuratore facente funzione, concludendo, ha rivolto al Congresso dei Penalisti “l'invito sincero di scegliere sempre la strada del confronto, a volte fisiologicamente aspro, ma costantemente orientato al raggiungimento del nostro obiettivo comune: garantire risposte che siano il frutto della corretta applicazione dei principi costituzionali, che siamo chiamati a proteggere da interventi di riforma spesso frutto di analisi parziali o affrettate. Il processo giusto è la garanzia imprescindibile a cui tutti insieme dobbiamo tendere”.
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