di GABRIELE RUBINO
Arginando le divisioni interne e superando lo tsunami mediatico per l'inchiesta sulle commissioni, la maggioranza di centrodestra troverà le contromisure per andare avanti. Chi ne esce pressoché disintegrata è invece la minoranza al Comune di Catanzaro. Le dimissioni dei cinque consiglieri lasciano un grosso buco nell'assemblea municipale. Se l'obiettivo era dare una spallata all'Amministrazione Abramo, non è riuscito. Non solo per una questione di numeri ma anche per assenza di strategia comune.
Le fuoriuscite non sono state contestuali. Hanno iniziato Gianmichele Bosco e Nicola Fiorita (Cambiavento), poi seguiti da Roberto Guerriero. Solo incidentalmente è venuto fuori il documento politico di Forza Italia con cui si annunciavano passi indietro clamorosi poi nei fatti ritirati. Per i due di Cambiavento, entrati nel 2017 come la grande novità civica, l'esperienza a Palazzo De Nobili si è chiusa con un semplice comunicato stampa. Roberto Guerriero sperava che alle ultime elezioni, il fratello Fabio fosse eletto in Consiglio regionale assumendo così una posizione di forza all'interno del Pd, molto debole in città. Cosa non avvenuta per la sconfitta del 26 gennaio. Il derby "catanzarese" è infatti andato al quarto dei consiglieri dimessi: Libero Notarangelo. L'unico in teoria a cadere in piedi perché almeno avrà una prospettiva a Palazzo Campanella a Reggio Calabria.
Notarangelo è stato sostenuto apertamente da Sergio Costanzo. Il leader di Fare per Catanzaro, pur avendo perso Fabio Celia (il quinto consigliere dimesso), è stato l'unico a tenere la barra dritta, assieme a Cristina Rotundo. Aveva fiutato che il gioco di Forza Italia, del rivale politico Tallini, tutto era fuorché definitivo e non necessariamente coincidente con le intenzioni dei "primi dimessi". Per Costanzo sarebbe stato più ragionevole che l'opposizione si fosse compattata chiedendo simultaneamente le dimissioni con una visione d'insieme della faccenda. Quella andata in scena invece, con la modalità "alla spicciolata", ha fatto venir meno i presupposti politici dell'abbandono. Al netto delle surroghe (LEGGI QUI), che penalizzeranno ulteriormente la minoranza, sarà nei fatti l'unico dell'opposizione superstite. Gli ex Pd Enzo Ciconte e Lorenzo Costa sono ancora nel misto. Se il centrodestra ha sofferto le lacerazioni interne ma poi si è comunque ricompattato, il centrosinistra al Comune è stato tormentato da diverse anime. Anime che separatamente hanno chiuso l'esperienza iniziata a metà del 2017.
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