di FRANCESCO DI LIETO
La più celebre maschera italica costituisce, da sempre, simbolo di mediocrità e di pochezza.
Non a caso definire un luogo, il “paese di Pulcinella”, equivale a ritenerlo infestato da soggetti privi di alcuna serietà.
Sotto questo aspetto Catanzaro appare, sempre più, la patria di Pulcinella.
Non ci credete ? Senza andar troppo lontano nel tempo, proviamo a pensare a quanto accaduto il 13 dicembre scorso.
Un consiglio comunale popolato da “mostri”.
L’Ufficio di Procura ha comunicato la conclusione delle indagini, ipotizzando gravi reati in capo, praticamente, a tutti i componenti del consiglio comunale.
Gravi reati non tanto per le cifre, alcune francamente risibili, quanto per le ipotizzate assunzioni fittizie, finalizzate a depredare le casse comunali grazie alle innumerevoli riunioni (più di due al giorno, domeniche comprese) e, soprattutto, grazie alle false attestazioni.
Verrebbe da interrogarsi: se si è davvero giunti a falsificare le presenze nei verbali… figuriamoci cos’altro potrebbe venir fuori.
Lo stesso 13 dicembre ci chiedevamo cos’altro dovesse ancora accadere perché si voltasse pagina… Eppure la città è rimasta incredibilmente silente. Un misto di complicità e rassegnazione.
Quel 13 dicembre, giorno in cui la chiesa celebra la santa protettrice della vista, abbiamo preferito, come sempre, calarci una benda sugli occhi.
Abbiamo preferito non vedere. Ed abbiamo continuato a non vedere finché la vicenda non è balzata agli onori delle cronache nazionali.
In particolare l’indignazione "ad orologeria” è scoppiata, infatti, solo dopo che il “sistema Catanzaro” è sbarcato su di una emittente nazionale.
Ed allora apriti cielo.
Gli “indignados” si sono scatenati contro la tv spazzatura che avrebbe umiliato la città. Ma solo contro la TV e contro i giornalisti, guai a prendersela contro i nostri conniventi comportamenti e, ovviamente, assolvendo i nostri amministratori.
Un piagnisteo ipocrita da eterni innocenti, per nascondere lo stato di profondo degrado in cui abbiamo relegato la nostra terra.
E così tutti a sostenere la coraggiosa esibizione del presidente del civico consesso. Niente di meno che una raccolta di firme per cercare di mettere la sordina ad una pochezza imbarazzante che ci amministra e ad uno schifo vergognoso che ci circonda.
Tanto da imporre a “Non è l’Arena” la presenza di un giovane imprenditore che, alla fine, si è dichiarato in disaccordo con se stesso.
Ma torniamo alle esibizioni televisive.
La giovane promessa della politica cittadina - che si è ben guardato dal convocare un consiglio per mettere questa brutta vicenda all’ordine del giorno - ha candidamente espresso il suo pensiero.
Fino alla Cassazione siamo tutti innocenti. Ovvero la scoperta dell’acqua calda !
Come se in discussione fossero le ipotetiche responsabilità penali.
Ignorando come vi sia una responsabilità etica e morale che prescinde da quella (eventuale) penale.
E noi abbiamo oltrepassato addirittura la soglia del ridicolo se perfino degli esponenti delle Forze dell’Ordine risultano coinvolti in quello che possiamo definire il “Sistema Catanzaro”.
La politica avrebbe il compito di far pulizia, senza dover attendere le sentenze di condanna. O meglio, senza nascondersi dietro la mancanza di sentenze definitive.
E così, per il giovin-presidente, dovremo attendere la Cassazione prima di liberare un consiglio comunale popolato da “mostri”.
Come dire la politica, per conservare la poltrona, preferisce attendere le sentenze. E, così facendo, riconosce la subalternità alle Procure.
Da un giovane ci saremmo aspettati ben altri comportamenti ma, in fondo, il giovane-vecchio può dirsi estraneo al sistema ?
Può permettersi di prendere le distanze dalle assunzioni fittizie ?
Calati juncu chi passa la china.
Meglio essere vaghi. Potrebbe venir fuori che in passato altri siano stati assunti (proprio come i vari Brutto, Amendola...) da società “di comodo” e perfino che il giovane astro nascente, nel mentre studiava da futuro sindaco, sia stato capace di essere uno-e-trino (altro che l’ubiquo Pisano) sedendo contemporaneamente al comune con il centro-destra; alla provincia con il centro-sinistra e, per non farsi mancare nulla, alla Regione in una struttura con il centro-destra.
Le dimissioni solo su facebook.
Scossi dal clamore mediatico alcuni tra consiglieri ed assessori, hanno ritenuto di doversi dimettersi.
Taluni in maniera tardiva, ma seriamente.
Altri, in modo assai imbarazzante, solamente sui social.
A rileggerlo oggi, quel comunicato diffuso giorni addietro e sottoscritto dall’intero gruppo di Forza Italia, farebbe impallidire finanche Leoncavallo.
I Forzisti Catanzaresi parlando di un “consiglio comunale, privato della fiducia della cittadinanza” decidevano di dare un “contributo di chiarezza e rispetto per i cittadini … rassegnando le loro dimissioni, ritenendo nei fatti esaurito il compito di questo Consiglio comunale”
Avranno firmato le dimissioni a loro insaputa, visto che ad oggi hanno dimenticato di presentarle con buona pace della “chiarezza e rispetto per i cittadini”.
A rendere sempre più simile Catanzaro ad una Repubblica autonoma delle Bananas sono le dimissioni, questa volta reali, di alcuni consiglieri che invece mantener fede alla propria parola, hanno deciso di cambiare casacca, per conservare la poltrona.
Da applausi.
Qualcuno sussurra che il Sindaco-Profeta abbia convito i vari Levato, Celi… recitando la parabola “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso e mi segua”.
Pur comprendendo il travaglio interiore di chi ha deciso di sfiduciare se stesso, rinnegando quanto sottoscritto appena tre giorni prima, ci sembra roba da “mercato delle vacche”.
In questo folle gioco il Sindaco preferisce tacere ed anzi, proprio come nei Pagliacci di Leoncavallo, si diletta a far gli occhi dolci alla lega, nel disperato tentativo di rimanere in sella.
“Chi siamo noi se non pagliacci? Maschere per scelta, per convenienza, per ricevere consenso”.
Per liberare Catanzaro avevamo invocato le dimissioni in massa di tutti i consiglieri. Ma in questo quadro di desolante in-coerenza è diventato inutile continuare ad appellarci alla dignità di chi è capace di dimettersi solo sui social.
Per porre fine ad una delle pagine più nere della città, chiediamo a Sergio Abramo di farsi da parte e nei prossimi giorni depositeremo le firme per costringere Sindaco e Consiglio comunale a prendere atto di una situazione vergognosa.
Abramo si faccia da parte. Non solo perché Catanzaro merita di meglio ma soprattutto perché non può seriamente pensare di governare “circondato” da questa gente.
Ci eviti l’ulteriore umiliazione di essere ricordati come il paese dei Tafazzi.
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