di STEFANIA PAPALEO
Solo in 5 hanno chiesto di essere interrogati. Solo in 5 hanno fretta di comparire davanti al pubblico ministero per contestare, a gran voce, quelle accuse di falsità materiale e ideologica e truffa aggravata confluite in un avviso di chiusura delle indagini che ha fatto scoppiare il caos intorno alle commissioni consiliari di Palazzo de Nobili.
Demetrio Battaglia, Roberta Gallo, Gianmichele Bosco, Nicola Fiorita, Eugenio Riccio: sono loro i cinque esponenti politici pronti a scendere in campo con i rispettivi difensori di fiducia, gli avvocati Amedeo Bianco, Sergio Rotundo, Danilo Iannello e Antonio Lomonaco, al fine di chiarire, carte alla mano, la regolarità del proprio lavoro all'interno delle commissioni di appartenenza.
Il tutto nell'ambito di un'inchiesta che si divide in due tronconi (LEGGI QUI): uno relativo alla presenza effettiva dei consiglieri o, comunque, alla durata della stessa nelle varie commissioni ( e l'altro legato alle presunte responsabilità di cinque amministratori di ditte private che avrebbero beneficiato di rimborsi da parte del Comune di Catanzaro sulla base di assunzioni fittizie a favore di quattro consiglieri comunali.
Accuse, queste, formulate dal sostituto procuratore Pasquale Mandolfino, sulla scia della corposa relazione investigativa stilata dai carabinieri al termine delle indagini portate avanti, per almeno quattro anni, tra le mura di Palazzo de Nobili e contro le quali, a quanto pare, nessuno ha ritenuto opportuno fornire la propria versione dei atti, seguendo una precisa strategia difensiva. Eccezion fatta per i cinque consiglieri comunali che hanno chiesto l'interrogatorio, tutti rimasti coinvolti nel filone meno grave che riguarda la presenza nelle commissioni e, peraltro, per poche centinaia di euro: Demetrio Battaglia per 385,20, Gianmichele Bosco per 225,72, Nicola Fiorita per 192,60, Roberta Gallo per 836,64, Eugenio Riccio per 558,90.
Sarà quest'ultimo, dunque, a comparire per primo in Procura il 5 febbraio. A seguire gli altri quattro colleghi. Tutti determinati a liberarsi dai guai giudiziari che, alla fine, sono sfociati in un caso politico approdato a livello nazionale proprio alla vigilia del voto per le regionali di domenica 26 gennaio (LEGGI QUI).
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