Caos Questura di Catanzaro, Morabito (Siulp): “Gestione arrogante ed inadeguata”

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images Caos Questura di Catanzaro, Morabito (Siulp): “Gestione arrogante ed inadeguata”
Gianfranco Morabito, segretario provinciale generale Siulp
  04 febbraio 2020 11:04

“Chiediamo un autorevole intervento dei parlamentari calabresi affinchè si impegnino a trasferire al Capo della Polizia ed al Ministro Lamorgese il malessere ed il disagio vissuto dai Poliziotti catanzaresi generato da una gestione arrogante, inadeguata e totalmente decontestualizzata dal territorio dal quale provengono continue richieste di sicurezza”. Lo afferma in una nota il segretario provinciale del Siulp,  Gianfranco Morabito. 

“Difatti, così come oramai facciamo da più di due anni, siamo ancora una volta costretti a denunciare l’incapacità gestionale ed organizzativa con cui vengono predisposti delicati servizi da parte della Questura di Catanzaro.

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Se in quel di Livorno i Colleghi di quella Questura lamentano la necessità di autotassarsi anticipando le spese di viaggio e di vitto per se stessi e per i cittadini extracomunitari raggiunti da provvedimento di espulsione, presso la Questura di Catanzaro i Colleghi non sono da meno.

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Il problema potrebbe apparire come una questione in cui la gestione periferica di siffatte emergenze sia da attribuire, alla radice, ad una non corretta gestione di tale emergenza in sede centrale.

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Anche noi in un primo momento avevamo considerato questa eventualità come una causa di diffusa emergenzialità cui gli apparati ministeriali avrebbero dovuto porvi rimedio.

Analizzando, però, il contesto livornese in confronto a quello catanzarese, abbiamo dovuto ricrederci poiché le soluzioni adottate in entrambi le realtà sono accomunate da un identico soggetto passivo, ovverosia l’Operatore di Polizia impiegato nei servizi quando l’efficienza delle misure adottate.

Se in quel di Livorno i Colleghi sono costretti a mettere a bilancio delle proprie spese familiari anche le spese inerenti le missioni per l’accompagnamento dei cittadini extracomunitari da espellere ed alle loro personali esigenze alimentari, a Catanzaro i Poliziotti sono costretti a mettere a repentaglio non solo la propria incolumità quanto quella della sussistenza economica del proprio nucleo familiare che è costretto a subire gli effetti di una gestione organizzativa senza regole da parte della Questura.

Prevedere l’impiego di un Operatore di Polizia per 19 ore consecutive di servizio di scorta ad un extracomunitario senza alcun tipo di assistenza per se stessi e per il soggetto scortato, se non solo quello (ahimè solo cartaceo) di natura sanitaria per il cittadino, mette a repentaglio non solo l’efficienza del servizio in se e per se, quanto l’incolumità degli Operatori impiegati per 19 ore continuative di servizio, ove, a causa di plausibili cali di attenzione possono consentire una possibile reazione inusitata dello scortato.

Chi pagherà le conseguenze dello stress psico-fisico di 19 ore continuative di un servizio di così delicata natura?.

Non c’è alcuna reticenza nell’affermare che unico responsabile sarà l’uomo Poliziotto che per 1.200,00/1.300,00 euro al mese, mette a repentaglio tutto ciò che egli non ha determinato e che solo le eccelsi menti dei vertici della Questura di Catanzaro potevano ideare e realizzare.

Lo scorso 1 febbraio la Questura di Catanzaro doveva provvedere alla scorta ed accompagnamento di un cittadino nigeriano presso il Centro rimpatri di Ponte Galeria in Roma in quanto era stato programmato il suo imbarco congiunto per il rimpatrio del medesimo e di altri suoi connazionali dall’aeroporto di Fiumicino con decollo programmato alle ore 11,00.

La Questura di Catanzaro- continua Morabito- nel predisporre un idoneo servizio, ha ritenuto di dare corso al servizio di scorta ed accompagnamento impiegando due Operatori, non in missionema in Ordine Pubblico fuori sede, fin dalle ore 18,00 del giorno precedente, in modo tale che essi stessi provvedessero al prelievo del detenuto presso la Casa Circondariale di Siano, si adoperassero per la vigilanza del medesimo prima dell’inizio del viaggio programmato per le ore 24,00, svolgessero il servizio di scorta ed accompagnamento a bordo di auto di servizio condotta da uno dei due Operatori, raggiungessero la località di Ponte Galera in Roma, provvedessero alla vigilanza del detenuto fino al suo accompagnamento presso l’aeroporto di Fiumicino e regolarizzassero le procedure di imbarco, concludendo tale fase del loro servizio intorno alle ore 13,00del giorno successivo.

Naturalmente a conclusione di questa “maratona” fare rientro in sede.

Fortunatamente l’esito del servizio, grazie alle capacità individuali ed alla professionalità posseduta dai due Operatori impiegati, ha evitato il verificarsi di qualsivoglia “inconveniente”.

Noi non vogliamo essere spettatori non paganti di una realtà operativa allo sbando per insipienza, arroganza, inadeguatezzaquando inidoneità di una classe dirigente presso la Questura di Catanzaro che si gongola del proprio ruolo ed agisce al sol fine di arrecare nocumento agli Operatori di Polizia di questa città, i quali hanno la sola colpa di essere amministrati da Dirigenti che non hanno alcuna considerazione per gli uomini e le donne in servizio alla Questura.

Com’è possibile che menti fine abbiano partorito un progetto di servizio di semplice intuizione ed applicazione nonché nella semplicità organizzativa.

Noi non ci ergiamo a paladini di giustizia e correttezza, riteniamo onesto, trasparente e corretto il buon senso prim’ancora che il rispetto dell’applicazione delle norme che regolano siffatte tipologie di servizio.

Non vorremmo essere noi ad indicare le giuste soluzioni operative, ne saremmo capaci sia per onestà intellettiva che per capacità gestionale, ma non è questo il nostro compito.

Noi agiamo solo ed esclusivamente a tutela della dignità e della professionalità dei Poliziotti che sono costretti, non si sa per scontare quale vile peccato, a confrontarsi con una dirigenza oramai allo sbando e che con il passare del tempo non miete che nuovi danni a quelli già creati, che sono il segno di una stanchezza psichica oramai logorata da una distorta visione del proprio ruolo e della propria dimensione.

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