di FRANCESCO CARACCIOLO*
"Una riflessione riguardante due dipinti giovanili di Caravaggio: il ritratto di Maffeo Barberini di Palazzo Corsini a Firenze e il Narciso di Palazzo Barberini a Roma. Confrontando i dipinti sopraccitati, di cui non vi è certezza sull’attribuzione, con due capolavori ricordati nelle fonti e quindi riconosciuti all’unanimità quali autografi del maestro lombardo, ho riscontrato nello sguardo delle persone effigiate notevoli affinità. Maffeo, ritratto nelle vesti di protonotario apostolico, distoglie lo sguardo dal libro poggiato sul tavolo alla sua destra laddove è sistemato uno splendido vaso di vetro veneziano con fiori: gelsomini, garofani e rose
bianche. Il personaggio, raffigurato seduto e riccamente abbigliato, sembra sorpreso dalla presenza dell’osservatore che pare lo abbia distolto dalla lettura mentre appoggia la mano destra sopra il libro aperto posto a sua volta su un altro libro ma questa volta chiuso.
L’esecuzione di Caravaggio si riconosce attraverso l’uso sapiente della luce che fa emergere la figura
dallo sfondo in penombra ma appare evidente in modo particolare lo straordinario gioco di luce e ombra che modella le mani dell’illustre personaggio, come soltanto Caravaggio sapeva fare. Ho provato a confrontare lo sguardo intenso ed enigmatico di Maffeo con quello di un altro dipinto scomparso di Caravaggio: il ritratto di Fillide Melandroni, distrutto a Berlino durante i bombardamenti del 1945.
Noterete nello sguardo dei due personaggi un particolare che potrebbe sfuggire ai più; mi riferisco a quella particolare sensazione che promanano i personaggi come se fossero affetti da uno strano strabismo di Venere: sovrapponendo gli occhi dei due personaggi sembrerebbe la stessa persona. E’ Caravaggio! Non ho dubbi. Ovviamente, il restauro del 2010 ha messo in luce vari aspetti esecutivi che riconducono alla prassi pittorica di Caravaggio, quali l’assenza del disegno e la presenza di incisioni sulla preparazione della tela.
La seconda considerazione riguarda il Narciso di Palazzo Barberini, opera tra le più enigmatiche del Merisi che ha fortemente diviso la critica, che avanzava un’attribuzione piuttosto che un’altra: Caravaggio o Spadarino. Io credo fermamente che il dipinto sia di Caravaggio per una serie di ragioni. Osservate il modello che ha posato per il Narciso: mostra la stessa postura dell’angelo che compare nel dipinto del San Matteo e l’angelo della Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi; le due figure sono esattamente sovrapponibili. Pur con delle sottili varianti, il Narciso è uguale nella posa, nel trattamento delle ciocche dei capelli di un colore biondo-rossiccio; addirittura il padiglione auricolare è identico. Guardate l’ombra, incredibilmente simile, che si incunea tra il contorno dell’occhio e il sopracciglio, tale da formare un triangolo capovolto. Il prolabio, infine, è del tutto simile e la stessa cosa si può dire del taglio del naso, che appare un pochino tozzo e ingrossato in basso. Non si può mettere in discussione la paternità del Narciso: è un’opera di Caravaggio, ne sono sicuro!"
*docente di Storia dell'Arte
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