Carcere di Catanzaro, i sindacati: "Disagi per il personale e detenuti con malattie mentali senza adeguata assistenza sanitaria"

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Il carcere di Catanzaro
  09 settembre 2021 23:32

"Ogni epoca si caratterizza per alcuni simboli che la raffigurano e purtroppo anche la Polizia Penitenziaria è stata contrassegnata da una data - L’11 giugno 2020 – e da un luogo - Santa Maria Capua Vetere- che rappresentano l’espressione della delegittimazione e mortificazione del Corpo di Polizia Penitenziaria che da anni assicura, nel silenzio e con scarsezza di uomini e mezzi, ciò che ogni cittadino vorrebbe venisse garantita, la sicurezza sociale", scrivono così le sigle sindacali Sappe, Osapp, Uilpa PP, Sinappe, Fns Cisl, Uspp, Cgil, Cnpp, al provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria, Liberato Guerriero, al Capo del DAP, Bernardo Petralia, al Direttore Generale del Personale e delle Risorse, Dottor Massimo Parisi, al direttore della Casa Circondariale "Ugo Caridi" di Catanzaro, Angela Paravati, al Prefetto di Catanzaro, Maria Teresa Cucinotta, e al Garante Regionale dei Detenuti, Agostino Siviglia.

"Tale tipo di sicurezza tuttavia ha un prezzo ed è quello che sta pagando il personale in servizio presso la Casa Circondariale di Catanzaro, purtroppo, nell’assordante silenzio delle Istituzioni. Nonostante le numerose segnalazioni effettuate da parte delle OO.SS di quanto stava e sta tutt’ora avvenendo, all’interno del penitenziario, si è registrata una sostanziale inerzia e ad oggi la situazione si è ancor di più acutizzata. Difficilmente, senza risorse e senza l’allontanamento di detenuti che si sono caratterizzati per condotte violente e minacce si potrà ripristinare l’ordine e la sicurezza", questa la situazione esposta dai sindacati.

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"Purtroppo è difficile comprendere l’inizio di tale discesa, se è da ascrivere alla scarsa credibilità di chi doveva difendere le ragioni dell’incremento delle risorse umane nelle sedi la cui carenza è certificata o se è legata semplicemente alla circostanza di aver scambiato l’Istituto penitenziario per un contenitore dove vengono scaricati i reclusi peggiori e peraltro anche con problematiche psichiatriche che non potranno trovare alcuna assistenza per via dell’assenza dello specialista in tale branca, che è assente da diverso tempo e tale condizione si protrarrà ancora per molti mesi lasciando i reclusi – distribuiti nei vari reparti poiché le sezioni ATSM sono sature - senza quell’assistenza che la legge e la Costituzione prescrive e le cui conseguenze nefaste si riverberano anche sul personale di Polizia Penitenziaria", continuano.

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"Non possono esimersi dal rappresentare che quella che appare come la violazione del diritto alla salute mentale se non troverà in tempi rapidi una soluzione verrà portata all’attenzione di ogni autorità competente, anche esterna all’Amministrazione penitenziaria. Sfugge all’umana comprensione il motivo per cui tale particolare tipologia di detenuti continuino ad essere assegnati a tale Istituto ben sapendo che non vi sono posti disponibili nella sezione deputata a contenerli con la conseguenza dell’anomala allocazione nei reparti comuni dove oltre a non fruire della necessaria assistenza psichiatrica incorreranno in un’inevitabile aggravamento della patologia", proseguono i sindacati.

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"Purtroppo questo è uno dei tanti problemi che sono stati ereditati dalla chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari e dalla mancata apertura, in alcune regioni, delle REMS che sarebbero state le necessarie evoluzioni. Ad aggravare ulteriormente la precaria situazione c’è anche l’atteggiamento del personale dell’A.S.P che presta servizio nell’istituto penitenziario e che in data
07/09/2021, con provvedimento sottoscritto dal dirigente medico, ha assunto un incomprensibile posizione, ovvero di sospensione di tutte le visite mediche, terapia e altre attività mediche, se non vengono garantiti elevati livelli di tutela per paura di eventuali aggressioni", continua la nota unitaria.

"Diverse e allarmanti sono le riflessioni che scaturiscono da questo e da altri gravi eventi che stanno investendo in questi ultimi mesi l’istituto di Catanzaro, che trascinano inevitabilmente dietro di sé dubbi sulla gestione, anche, delle autorità sovraordinate. La carenza di personale e l’inefficace gestione dei detenuti in ambito provveditoriale e dipartimentale non può che far deflagrare definitivamente il sistema e renderem inevitabili dinamiche penitenziarie che si vorrebbero scongiurare: introduzioni di oggetti e sostanze non consentite, scarsa percezione della sicurezza, aggressioni al personale penitenziario, medico ed a tutte le altre figure presenti in Istituto", continuano.

E, concludono: "E’ difficile non registrare la sostanziale involuzione che ha investito le strutture calabresi, che sta sottoponendo il personale di Polizia Penitenziaria ad ogni tipo di disagio, che nel migliore dei casi si ritrovano con prognosi di 15 giorni presso il P.S. e nel peggiore devono anche vedersela con avvisi di garanzia che mettono in discussione operato e dignità sul lavoro. Di fronte a tali disagi che generano smarrimento in tutto il personale e una regressione generale, urgono misure urgenti di contenimento prima e di definitiva risoluzione poi. Oramai tale situazione si sta registrando in quasi tutti gli Istituti della Calabria ed è assolutamente opportuno che vi siano delle determinazioni adeguate in assenza delle quali le OO.SS. saranno costretti a proclamare una manifestazione unitaria che si terrà nel capoluogo calabrese, al fine di informare anche l’opinione pubblica dei disagi e dei disastri legati alla mancanza di attenzione e dell’impossibilità per il personale di poter continuare a lavorare in tali condizioni". 

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