di FEDERICO FERRARO*
Le carceri italiane erano state definite già nel 1904, da Filippo Turati “Cimitero dei vivi” , in un discorso memorabile alla Camera dei Deputati; a distanza di oltre cento anni, oggi abbiamo TUTTI il compito di raccogliere la sfida lanciata da chi ci ha preceduto, evitando di provare “lo stesso senso di orrore con cui noi guardiamo, quando andiamo “a Castel Sant’Angelo, il carcere di Beatrice Cenci e nelle altre segrete del Medioevo.”
E’ fondamentale che oggi la società , composta da liberi e detenuti sia concepita come UN UNICUM , un unico corpo sociale : infatti, ha avuto modo di ricordare già il Garante nazionale nella sua Relazione 2020 al Parlamento che “una società che considera le ferite del suo stesso corpo qualcosa di estraneo da sé, non può essere in grado di far funzionare ed agire positivamente le parti che ritiene essere sane”.
Trovo particolarmente significativo il luogo da cui oggi dò lettura dell’estratto della Relazione pubblica alla Città 2020 sullo Stato della detenzione carceraria a Crotone, proprio la Provincia di Crotone rappresenta, infatti, quella istituzione che supera i confini della nostra città esattamente come il carcere che ospita non solo detenuti crotonesi , ma anche di persone provenienti da altre realtà del comprensorio e cittadini stranieri , parte della comunità internazionale.
Attualmente nel carcere a Crotone sono recluse 133 persone: di cui la maggioranza italiani.
L’enumerazione delle cifre non deve farci mai dimenticare che i detenuti sono persone con percorsi di vita, tensioni, speranze, errori e non dati meramente statistici.
Il carcere va dunque considerato come un universo di situazioni : condannati in attesa di sentenze che definiscano il giudizio, persone soggette a misure cautelari e dunque in attesa di un processo che accerti l’innocenza o la colpevolezza nell’ambito penale e poi i condannati definitivi , ovviamente soggetti all’esecuzione penale.
Quando si parla di restrizione alla libertà personale e competenze dei Garanti, in generale, bisogna anche ricordarsi delle persone sottoposte ai Trattamenti Sanitari Obbligatori, ed a tutti i luoghi di restrizione alla liberà personale, come pure ai Centri di accoglienza e identificazione.
Come è evidente, l’arrivo della pandemia da COVID-19, quest’anno, ha inciso considerevolmente sulle dinamiche, gli equilibri e i percorsi intrapresi ed in corso all’interno delle carceri e dei luoghi di privazione della libertà personale.
Oggi possiamo dire che si sta diffondendo pian piano anche nell’opinione pubblica, quella consapevolezza, quella sorta di coscienza sociale ad interessarsi alle problematiche dei detenuti, non più estranei ma cittadini. Vedo che molti scrivono , partecipano alle vicissitudini i o problematiche. E poi sta nascendo la consapevolezza che si più scontare un pena senza rimanere necessariamente improduttivi, in abbandono, ma compiendo attività utili alla collettività. Come avviene già per chi si laurea o completa i propri studi da recluso.
Ripercorrendo le tappe più significative è possibile affermare che anche in questo anno non sono mancati momenti importanti: a volta di agitazione emotiva, di confronto, di appelli da parte degli stessi detenuti, dei familiari e del Garante stesso, conclusi sempre con interlocuzioni importanti e costruttive .
Ad esempio penso allo sciopero della fame , addirittura un tentativo di suicidio, per fortuna sventato dagli agenti o ancora, alle richieste di strumenti anti Covid-19 per tutelare l’incolumità della popolazione carceraria.
Nel primi mesi del 2020 si è fatta sentire a gran voce la richiesta da parte della popolazione carceraria crotonese di dotazioni, di strumenti di protezione per il coronavirus. Dotazioni che finalmente sono arrivate, ma esclusivamente per sensibilità di privati cittadini, che hanno accolto l’appello dei detenuti e del Garante comunale. La consegna delle oltre 300 mascherine, cucite a mano, è stata un’esperienza molto toccante e significativa. Un atto di civiltà sociale e umana che ha mostrato tutta la generosità dei crotonesi. Esprimo in questa occasione un plauso ai detenuti per l’atteggiamento collaborativo assunto durante la pandemia, senza porre in essere atti violenti o lesivi, come è avvenuto, purtroppo in altre case circondariali italiane.
Nel mese di marzo ho espresso e torno a farlo un sincero cordoglio e vicinanza al Corpo della Polizia Penitenziaria, appresa la triste notizia della scomparsa dell’agente, vittima del Coronavirus, il capo coordinatore Gian Claudio Nova di 51 anni, in servizio presso la Casa Circondariale di Locri.
L’età non veneranda della vittima ci ha fatto comprendere l’importanza di tenere a tutte le età, comportamenti quanto mai responsabili e soprattutto che non mettano in pericolo noi stessi e i nostri cari. Anche per tali motivi ho dovuto ridurre la presenza fisica preso la Casa circondariale , ma sono state potenziate in sinergia con la Direzione e la Polizia penitenziaria le modalità di comunicazione digitali, ogni volta che i detenuti lo hanno richiesto.
Agli inizi di aprile , i detenuti del carcere di Crotone hanno intrapreso uno sciopero della fame per alcuni giorni, per sollecitare interventi contro il sovraffollamento carcerario e i rischi di contagio da coronavirus; gli stessi hanno scritto una lettera aperta al Presidente della Repubblica , al Ministro della Giustizia, ed alle Istituzioni locali di pubblica sicurezza “lamentando il mancato rispetto delle capienze massime previste all’interno dei luoghi di reclusione, la necessità degli interventi urgenti da affrontare affinchè sussistano le necessarie misure di contenimento e prevenzione della pandemia.
I detenuti hanno chiesto al Governo l’adozione di misure legislative che consentano l’osservanza della misure di sicurezza imposte dall’OMS e dal Ministero della Salute anche all’interno delle Case circondariali. E’ stata importante in quei mesi, e lo è tutt’ora, la collaborazione sinergica avviata con il Comando di Polizia penitenziaria di Crotone e con la Direzione.
Sempre in tema COVID-19, c’è stato poi un intervento come Ufficio del Garante dei detenuti anche per un detenuto di origine crotonese, positivo al virus, in Friuli Venezia Giulia ; ad aprile si è ottenuto riscontro in merito alle condizioni di salute del detenuto, all’evoluzione della sua situazione clinica come della terapia a cui il medesimo è stato sottoposto.
A maggio si è avuto purtroppo un tentativo di suicidio, fortunatamente scampato, grazie agli Agenti di Polizia penitenziaria. In quell’occasione come Garante comunale per i diritti dei detenuti, informato sull’accaduto, ho effettuato immediatamente una visita presso la locale Casa circondariale, mi sono recato sempre nell’immediato, presso il presidio ospedaliero cittadino, dove si è tenuto un colloquio con il soggetto ricoverato, per sincerarmi sulle condizioni di salute del medesimo.
Sul tema delle fragilità emotive, o ancora sul problema delle infermità o patologie psichiche più volte sono intervenute le autorità di garanzia nella detenzione, sottolineando la scarsa rilevanza attribuita ancora oggi alla infermità psichica rispetto a quella fisica, solo per quest’ultima è infatti prevista la sospensione facoltativa dell’esecuzione penale. Occorre invece un nuovo allineamento tra le previsioni normative ex artt. 147 e 148 c.p. per dare pari rilevanza tanto ai disturbi psicologici gravi che alle infermità solo fisiche.
Tema di grande rilievo è stato ed è, come noto, quello del sospirato avvio dei cd. lavori di pubblica utilità, ex art 21 Ordinamento Penitenziario, più volte reclamati da detenuti e dai familiari, per i quali si è reso necessario un appello alle istituzioni regionali e locali per la realizzazione del servizio, oramai non più procrastinabile nella realtà geografica crotonese.
Tale attività, prevista dalla normativa
vigente consentirebbe non solo un importante impiego di risorse umane per le
attività socialmente utili (pulizia di aree e spazi pubblici, giardini e verde
pubblico, interventi sul manto stradale, riordino degli archivi
presso enti od uffici pubblici, anche pulizia , e decoro urbano , di cui si è molto parlato e scritto in questi giorni) attività ritenute fondamentali per detenuti ed ex detenuti, al fine di acquisire abilità lavorative, indispensabili per un concreto reinserimento socio lavorativo.
I detenuti a Crotone svolgono attualmente attività di lavoro prevalentemente di tipo domestico , legato alla gestione di pulizia, servizio mensa, e faccende intramurarie, occorre quindi potenziare l’attività lavorativa esterna con acquisizione di professionalità e competenze spendibili nel lavoro per il reinserimento futuro.
Ricordo nuovamente che l’Ufficio del Garante comunale dei detenuti , di concerto con la
Casa Circondariale, ha già avviato un tavolo istituzionale ancora aperto al reinserimento socio-lavorativo : purtroppo ancora oggi nessuna iniziativa o proposta da parte della Casa Circondariale ha ottenuto riscontro concreto dalle IMPRESE e realtà AZIENDALI LOCALI, per cui nessun detenuto a Crotone ha potuto svolgere lavori all’esterno. Sia nell’ambito della utilità sociale che di quello retribuito. In questa mancata risposta sicuramente vi è l’emergenza sanitaria in corso che ha stravolto i ritmi e le dinamiche anche della realtà produttive. Occorre, tuttavia, un riscontro concreto da parte delle realtà imprenditoriali locali per l’uso dei laboratori e degli spazi esterni ( le serre) messi a disposizione per attività di laboratorio artigianale o attività agricole. Interessanti proposte sono venute, in questi giorni, nell’ambio dell’attività di legatorìa e serigrafia e ne auspico una concreta attuazione in tempi ragionevoli.
Per tutelare l’essere umano nelle particolari situazioni di reclusione è NECESSARIO, oggi più che mai l’avvio di un piano istituzionale e condiviso che permetta alla società di creare un effettivo collegamento tra le parti.
Occorre dunque un pieno reinserimento nella società, un recupero della legalità perduta, altrimenti si corre il rischio di creare e proiettare all’esterno un’indifferenza assoluta verso le vite dei detenuti e le problematiche insolute.
Pertanto, chi come me esercita un ruolo di garanzia istituzionale, deve trovare il modo per far ripartire quella indispensabile sinergia per fare rete sul territorio: E’ COMPITO DI TUTTE LE ISTITUZIONI COINVOLTE NELLA GESTIONE TERRITORIALE DELLA SOCIETA’ NEL SUO COMPLESSO, fare la propria parte.
Ho auspicato per esempio in questi mesi anche un interessamento da parte degli enti locali, nella fattispecie dell’Ente comunale, durante il periodo di gestione commissariale, ad intervenire nel settore della detenzione carceraria, anche con un semplice interessamento verso le problematiche, oppure prendendo in considerazione la più volte reiterata richiesta di istituire una SEMPLICE FERMATA PER AUTOBUS CHE COLLEGHI CARCERE E CITTA’ DI CROTONE, Più VOLTE DISATTESA.
Non posso concordare sull’atteggiamento istituzionale assunto di SILENZIO ASSORDANTE E di INDIFFERENZA ASSOLUTA verso la popolazione detenuta.
Con queste premesse, stante l’ASSOLUTA E IMPROCRASTINABILE NECESSITA’ DI DARE UN INPUT DI RIPARTENZA POST COVID , annuncio oggi ufficialmente la proposta di istituire una Commissione consiliare permanente sul mondo carcere a Crotone, nell’ambito di competenza territoriale del Comune. E’ UNA PROPOSTA PER LA PROSSIMA AMMINISTRAZIONE COMUNALE CHE VERRA’ ELETTA. Dovrà costituire una struttura stabile aperta sulle problematiche del mondo carcere; dovrà occuparsi anche delle criticità o di tutti gli eventuali ritardi nelle dinamiche penitenziarie tra uffici e popolazione carceraria, come dei servizi. Dovrà creare un sistema di reinserimento nella società e nel lavoro, ricevere progettualità anche da parte di aziende, cooperative, enti pubblici o privati locali , rivolti ai detenuti e ad ex detenuti, ormai liberi e pronti a ripartire. Insomma penso ad un monitoraggio costante e ad un recupero e ad un ripristino della legalità perduta.
Auspico sarà un organismo che si riunisca periodicamente e che coinvolga come componenti oltre al Garante comunale, la Direzione della casa circondariale, l’UEPE , la Magistratura di sorveglianza, il Sindaco che verrà eletto, il Tribunale, le Forze dell’Ordine, l’Azienda sanitaria e la Prefettura, come longa manus e collegamento tra l’ambito centrale ed il territorio locale.
La COMMISSIONE PERMANENTE quando vedrà concreta attuazione sarà dedicata ai martiri dello Stato i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a cui è dedicata questa Sala.
Dunque presento oggi la proposta ufficiale di istituire la Commissione permanente consiliare “Falcone e Borsellino” sul mondo carcere.
Questa commissione rappresenterà l’attuazione dell’obiettivo detto più volte da Falcone e Borsellino nella loro vita al servizio della Giustizia: “POSSIAMO SEMPRE FARE QUALCOSA”- massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato, di ogni poliziotto, di ogni istituzione e di ogni cittadino.
*Garante comunale dei diritti dei detenuti di Crotone
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