Carcere di Crotone, la relazione del Garante dei diritti dei detenuti 

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images Carcere di Crotone, la relazione del Garante dei diritti dei detenuti 
Federico Ferraro
  23 luglio 2020 10:18

di FEDERICO FERRARO*

Le carceri italiane erano state  definite  già nel 1904, da  Filippo Turati  “Cimitero dei vivi” , in un discorso memorabile alla Camera dei Deputati; a distanza di oltre cento anni, oggi abbiamo TUTTI  il compito di raccogliere la sfida lanciata da chi ci ha preceduto,  evitando di provare  “lo stesso senso di orrore con cui noi guardiamo, quando andiamo “a  Castel Sant’Angelo, il carcere di Beatrice Cenci e nelle altre segrete del Medioevo.”

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E’ fondamentale che oggi la società , composta da liberi e detenuti sia concepita come UN UNICUM , un unico corpo sociale : infatti, ha avuto modo di ricordare già  il Garante nazionale nella sua Relazione 2020 al Parlamento  che “una società che considera le ferite del suo stesso corpo qualcosa di estraneo da sé,  non può essere in grado di far funzionare ed agire positivamente  le parti che ritiene essere sane”.

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Trovo particolarmente significativo il luogo da cui oggi dò lettura dell’estratto della Relazione pubblica alla Città 2020 sullo Stato della detenzione carceraria a  Crotone, proprio la Provincia di Crotone rappresenta,  infatti, quella istituzione che supera i confini della nostra città esattamente come il carcere che ospita non solo  detenuti crotonesi , ma anche di persone provenienti da altre realtà del comprensorio  e cittadini stranieri , parte   della comunità internazionale.

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Attualmente nel carcere a Crotone sono recluse 133 persone: di cui  la maggioranza italiani.

L’enumerazione delle cifre non deve farci mai dimenticare che  i  detenuti sono persone con percorsi di  vita,  tensioni,  speranze, errori e non dati  meramente statistici.

Il carcere va dunque  considerato come un universo di situazioni : condannati  in attesa  di sentenze  che definiscano il giudizio, persone soggette a misure cautelari e dunque in attesa di un  processo che accerti l’innocenza o la colpevolezza nell’ambito penale e poi i condannati definitivi , ovviamente soggetti all’esecuzione penale.

Quando si parla di restrizione alla libertà personale e  competenze  dei Garanti, in generale,  bisogna anche ricordarsi  delle persone sottoposte ai  Trattamenti Sanitari Obbligatori, ed a tutti i luoghi di restrizione alla liberà personale, come pure  ai  Centri di accoglienza e identificazione.

 Come è evidente, l’arrivo della pandemia da COVID-19, quest’anno,  ha inciso considerevolmente sulle dinamiche, gli equilibri e i  percorsi intrapresi ed in corso all’interno delle carceri e  dei luoghi di privazione della libertà personale.

Oggi possiamo dire che si sta diffondendo pian piano  anche nell’opinione pubblica, quella consapevolezza, quella sorta di coscienza sociale ad interessarsi alle problematiche dei detenuti, non più estranei ma cittadini. Vedo che molti scrivono , partecipano alle vicissitudini i o problematiche. E poi sta nascendo la consapevolezza che si più scontare un pena senza rimanere necessariamente improduttivi, in abbandono,   ma compiendo attività utili alla collettività. Come avviene già per chi si laurea o completa i propri studi da recluso.

Ripercorrendo le tappe più significative è possibile affermare che anche  in questo anno non  sono mancati momenti importanti: a volta di  agitazione emotiva, di confronto, di appelli da parte degli stessi detenuti, dei familiari e del Garante stesso,  conclusi sempre con   interlocuzioni importanti e  costruttive .

Ad esempio penso  allo sciopero della fame , addirittura un tentativo di suicidio, per fortuna sventato dagli agenti o ancora,  alle richieste di strumenti anti Covid-19 per tutelare l’incolumità della popolazione carceraria.

Nel primi mesi del  2020  si è fatta sentire  a gran voce la richiesta da parte della popolazione carceraria crotonese di dotazioni,  di strumenti di protezione per il coronavirus. Dotazioni che finalmente  sono arrivate, ma  esclusivamente per sensibilità di privati cittadini,  che hanno accolto l’appello dei detenuti e del Garante comunale. La consegna delle  oltre 300 mascherine, cucite  a mano,   è stata un’esperienza molto toccante e significativa. Un atto di civiltà sociale e umana che ha  mostrato tutta la generosità dei crotonesi.  Esprimo in questa occasione un plauso ai detenuti  per l’atteggiamento collaborativo assunto durante la pandemia, senza porre in essere atti violenti o lesivi, come è avvenuto, purtroppo in altre case circondariali italiane.

Nel mese di marzo ho espresso e torno a farlo un sincero cordoglio e vicinanza al Corpo della Polizia Penitenziaria, appresa la triste notizia della scomparsa dell’agente, vittima del Coronavirus, il capo coordinatore Gian Claudio Nova  di 51 anni, in servizio presso la Casa Circondariale di Locri. 

L’età non veneranda della vittima ci ha fatto  comprendere l’importanza di tenere a tutte le età, comportamenti quanto mai responsabili e soprattutto che non mettano in pericolo noi stessi e i nostri cari.  Anche per tali motivi ho dovuto ridurre la presenza fisica preso la Casa circondariale , ma sono state  potenziate  in sinergia con la Direzione  e la Polizia penitenziaria  le modalità di comunicazione digitali, ogni volta che i detenuti lo hanno richiesto.

Agli inizi di  aprile , i  detenuti del carcere di Crotone hanno intrapreso   uno sciopero della fame per alcuni giorni,  per sollecitare interventi contro il sovraffollamento carcerario e i rischi di contagio da coronavirus; gli stessi  hanno scritto una lettera aperta  al Presidente della Repubblica , al Ministro della Giustizia, ed alle Istituzioni locali di pubblica sicurezza “lamentando il mancato  rispetto delle capienze massime previste  all’interno dei luoghi di reclusione, la necessità  degli  interventi urgenti da affrontare  affinchè  sussistano le  necessarie misure di contenimento e prevenzione della pandemia.

I detenuti hanno chiesto  al Governo l’adozione di misure legislative che consentano l’osservanza della misure di sicurezza imposte dall’OMS  e dal Ministero della Salute anche all’interno delle  Case circondariali. E’ stata importante in quei mesi, e lo è tutt’ora,  la collaborazione sinergica avviata con il Comando di Polizia penitenziaria  di Crotone e con la Direzione.

Sempre in tema COVID-19,  c’è stato poi un  intervento come Ufficio del Garante dei detenuti  anche  per un detenuto  di  origine crotonese, positivo  al  virus,   in Friuli Venezia Giulia  ; ad   aprile  si è  ottenuto riscontro in merito alle  condizioni di salute del detenuto,   all’evoluzione della sua  situazione  clinica   come della terapia a cui il medesimo è stato sottoposto.  

A maggio si è avuto purtroppo un tentativo di suicidio, fortunatamente scampato, grazie agli Agenti di Polizia penitenziaria. In quell’occasione come  Garante  comunale   per i diritti dei detenuti, informato sull’accaduto, ho effettuato  immediatamente una visita  presso la locale Casa circondariale, mi sono recato  sempre nell’immediato,  presso il presidio ospedaliero cittadino, dove si  è tenuto un  colloquio con  il soggetto ricoverato,  per sincerarmi sulle    condizioni di salute del medesimo.

Sul  tema delle fragilità emotive, o ancora sul problema  delle infermità o patologie psichiche più volte sono intervenute le autorità di garanzia nella detenzione, sottolineando la scarsa rilevanza attribuita ancora oggi alla infermità psichica rispetto a quella fisica, solo per quest’ultima  è infatti prevista la sospensione facoltativa dell’esecuzione penale. Occorre invece un nuovo allineamento  tra le previsioni normative  ex artt. 147  e  148 c.p. per dare pari rilevanza tanto ai disturbi psicologici gravi che alle infermità solo fisiche.

Tema di grande rilievo è stato ed è, come noto, quello del sospirato avvio  dei cd. lavori di pubblica utilità, ex art 21 Ordinamento Penitenziario, più volte reclamati da detenuti e dai familiari, per i quali si  è reso  necessario  un appello alle istituzioni  regionali e locali  per la realizzazione  del  servizio, oramai non più procrastinabile nella realtà geografica crotonese.

Tale attività, prevista dalla normativa
vigente consentirebbe non solo un importante impiego di risorse umane per le
attività socialmente utili (pulizia di aree e spazi pubblici, giardini e verde
pubblico, interventi sul manto stradale, riordino  degli archivi 
presso enti od uffici pubblici, anche pulizia , e decoro urbano , di cui si è molto parlato e scritto in questi giorni) attività ritenute fondamentali per detenuti ed ex detenuti, al fine di acquisire abilità lavorative, indispensabili per un concreto reinserimento socio lavorativo.

I detenuti  a Crotone svolgono  attualmente attività di lavoro prevalentemente  di tipo  domestico , legato alla gestione di pulizia, servizio mensa, e faccende intramurarie, occorre quindi  potenziare l’attività lavorativa esterna con acquisizione di professionalità e competenze spendibili nel lavoro per il reinserimento futuro.

Ricordo nuovamente che  l’Ufficio del Garante comunale dei detenuti , di concerto con la
Casa Circondariale, ha   già avviato un tavolo istituzionale ancora  aperto  al reinserimento socio-lavorativo : purtroppo ancora oggi   nessuna iniziativa o proposta  da parte della Casa Circondariale  ha  ottenuto riscontro concreto   dalle  IMPRESE  e realtà  AZIENDALI LOCALI,  per cui  nessun detenuto a Crotone ha potuto svolgere lavori  all’esterno. Sia nell’ambito della utilità sociale che di quello retribuito.  In questa mancata risposta sicuramente vi è l’emergenza sanitaria in corso che ha stravolto i ritmi  e le dinamiche anche della realtà produttive. Occorre, tuttavia,  un  riscontro concreto da parte delle realtà imprenditoriali locali per l’uso   dei laboratori e  degli spazi esterni  ( le serre) messi a disposizione per attività di laboratorio artigianale o attività agricole.  Interessanti proposte sono venute, in questi giorni,  nell’ambio dell’attività di  legatorìa   e serigrafia   e ne  auspico una concreta attuazione  in tempi ragionevoli.

Per tutelare l’essere umano nelle   particolari situazioni di reclusione  è  NECESSARIO,  oggi più che mai l’avvio di un piano istituzionale e condiviso che permetta alla società  di creare un effettivo collegamento tra le parti.

Occorre dunque un pieno reinserimento nella società, un recupero della legalità perduta, altrimenti si corre il rischio di creare e proiettare all’esterno un’indifferenza assoluta verso le vite dei detenuti  e le problematiche insolute.

Pertanto, chi  come me esercita un ruolo  di  garanzia istituzionale, deve trovare il modo  per far ripartire quella indispensabile  sinergia per fare rete sul territorio: E’ COMPITO DI TUTTE LE ISTITUZIONI COINVOLTE NELLA GESTIONE TERRITORIALE DELLA SOCIETA’  NEL SUO COMPLESSO, fare la propria parte.

Ho auspicato per esempio  in questi mesi anche un interessamento da parte degli enti locali, nella fattispecie dell’Ente comunale, durante il periodo di gestione commissariale,   ad intervenire nel settore della detenzione carceraria, anche con un semplice interessamento verso le problematiche, oppure  prendendo in considerazione la più volte reiterata richiesta di istituire una SEMPLICE FERMATA  PER AUTOBUS CHE  COLLEGHI CARCERE E CITTA’  DI CROTONE, Più VOLTE DISATTESA.

Non posso concordare sull’atteggiamento istituzionale assunto di  SILENZIO ASSORDANTE E di INDIFFERENZA  ASSOLUTA  verso la popolazione detenuta.

Con queste premesse, stante l’ASSOLUTA E IMPROCRASTINABILE NECESSITA’ DI DARE UN INPUT DI RIPARTENZA  POST COVID ,  annuncio oggi ufficialmente la proposta di istituire  una Commissione  consiliare permanente sul mondo carcere a  Crotone,   nell’ambito di competenza territoriale del  Comune. E’ UNA PROPOSTA PER LA PROSSIMA AMMINISTRAZIONE COMUNALE  CHE VERRA’ ELETTA.   Dovrà costituire una struttura  stabile aperta sulle problematiche  del  mondo carcere; dovrà occuparsi anche delle criticità o di tutti gli eventuali  ritardi nelle dinamiche penitenziarie tra uffici e  popolazione carceraria, come dei servizi. Dovrà creare un   sistema di reinserimento  nella società e nel lavoro, ricevere  progettualità   anche da parte di aziende, cooperative,  enti pubblici o privati  locali ,  rivolti ai detenuti e  ad ex detenuti, ormai liberi e pronti a ripartire.  Insomma penso ad un monitoraggio costante e ad un  recupero e ad un ripristino della legalità  perduta.

 

Auspico sarà  un organismo  che si riunisca periodicamente  e che coinvolga come componenti  oltre al Garante comunale,  la Direzione della casa circondariale, l’UEPE , la Magistratura di sorveglianza, il Sindaco che verrà eletto,  il Tribunale,  le Forze dell’Ordine, l’Azienda sanitaria e la Prefettura, come longa manus e collegamento tra l’ambito centrale  ed il territorio locale.

La  COMMISSIONE PERMANENTE   quando  vedrà concreta  attuazione  sarà  dedicata ai martiri dello Stato i giudici Giovanni Falcone e Paolo  Borsellino,  a cui è dedicata questa Sala.

Dunque presento oggi la proposta ufficiale  di istituire la Commissione permanente consiliare  “Falcone e Borsellino” sul mondo carcere.

Questa  commissione  rappresenterà  l’attuazione dell’obiettivo detto più volte da Falcone e Borsellino nella loro vita al servizio della Giustizia:  “POSSIAMO SEMPRE FARE QUALCOSA”- massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato, di ogni poliziotto, di ogni istituzione   e di ogni cittadino.

 

                                                                          *Garante comunale dei diritti dei detenuti di Crotone

                                                                                                                           

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