Carceri italiane, Tulelli: "Quando la punizione diventa tortura"

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Rita Tulelli
  31 luglio 2025 09:34

di RITA TULELLI

Ci sono luoghi in Italia in cui la dignità umana non solo viene ignorata, ma sistematicamente cancellata. Non parliamo di zone di guerra o regimi autoritari, ma delle nostre carceri. Dietro le sbarre non si trovano solo colpe, ma anche abbandono, disattenzione istituzionale e una società che ha smesso di guardare. A ricordarcelo è il nuovo rapporto dell’associazione Antigone, un documento che – ancora una volta – non lascia spazio ai dubbi: il sistema penitenziario italiano è al collasso. Il sovraffollamento è ormai fuori controllo: il tasso medio è al 134,3%, ma in 62 istituti si supera il 150% e in otto casi si arriva vicino al 190%. Vuol dire che dove dovrebbero esserci dieci persone, ce ne sono diciannove.

E non stiamo parlando di hotel, ma di celle, spesso bollenti d’estate, prive di ventilazione, con l’acqua razionata e i materassi a terra. Il carcere non dovrebbe essere un inferno, ma un luogo di espiazione e – idealmente – di rinascita. Invece, in Italia, è un tunnel senza uscita. Un detenuto su tre non ha nemmeno tre metri quadri a disposizione. I diritti fondamentali all’acqua, all’aria, alla salute restano lettera morta. In mezzo a tutto questo, la voce dei detenuti si leva, spesso inascoltata, a volte ignorata come fastidiosa interferenza. In un carcere italiano, su un lenzuolo appeso alle inferriate, qualcuno ha scritto: “Vogliamo vivere con dignità”. È una richiesta semplice. Umana. Eppure, sembra troppo difficile da esaudire. Non si tratta di pietismo: si tratta di civiltà. Di Stato di diritto. Perché se davvero crediamo nella giustizia, allora non possiamo accettare che le carceri siano luoghi dove la punizione si trasforma in tortura e l’errore, in condanna perpetua. Le carceri non sono un tema che fa notizia. Non vincono le elezioni, non fanno audience. Eppure parlano di noi. Della nostra capacità di riconoscere l’umanità anche in chi ha sbagliato. Perché è facile difendere i diritti quando ci riguardano, più difficile quando riguardano chi è dietro una porta chiusa. Ma il carcere riguarda tutti. Perché racconta che tipo di società siamo. E soprattutto, che tipo di società vogliamo diventare.

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