Carceri, presentata in Cittadella la relazione semestrale del Garante regionale dei detenuti

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Luca Muglia, Garante regionale delle persone detenute o private della libertà personale
  01 agosto 2024 14:50

di CARLO MIGNOLLI

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È stata presentata questa mattina, presso la Sala Oro della Cittadella regionale, la relazione semestrale a cura del Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, avvocato Luca Muglia.

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“La relazione semestrale segue la precedente relazione annuale, tenutasi il 27 novembre 2023. I dati acquisiti dall'Ufficio del Garante Regionale in questo momento non solo confermano il trend di quelli precedenti, ma indicano anche un aggravamento della situazione in alcuni settori. Questo riguarda soprattutto il sovraffollamento, poiché la maggior parte degli istituti penitenziari calabresi ha questo problema. Alcuni di questi presentano margini molto elevati: Castrovillari, Locri, Cosenza e Crotone sono tra i più critici”, afferma Muglia. 

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Per quanto riguarda i diversi istituti, il garante regionale ha riscontrato una sofferenza generalizzata che riguarda gli organici, sia del personale di polizia penitenziaria sia dei funzionari giuridico-pedagogici, con motivazioni diverse. Ad esempio, il personale di polizia penitenziaria continua a essere in grande difficoltà, con carenze significative in alcuni istituti come Catanzaro, Paola, Palmi e Vibo Valentia. Per quanto riguarda i funzionari giuridico-pedagogici, la situazione è apparentemente migliorata grazie all'integrazione di nuovi funzionari e mediatori culturali. Tuttavia, il rapporto tra educatori e detenuti, che era di un educatore ogni 100 detenuti, è ora migliorato a due educatori per 100 detenuti.

Il garante prosegue: “Immaginate se sia possibile gestire la situazione carceraria in queste condizioni. Secondo il Capo Dipartimento Russo, sarebbero necessari almeno 2.000 funzionari giuridico-pedagogici in più a livello nazionale. Riguardo agli altri aspetti, è migliorata la situazione dell'istituto penale minorile, dove la capienza massima di 36 posti è stata accompagnata da un rafforzamento del personale di polizia penitenziaria. Tuttavia, persiste il grave problema della mancanza di funzionari e educatori: c'è un solo educatore per l'intero istituto. Inoltre, l'effetto del decreto Caivano si fa sentire, con un aumento del 23% di detenuti minori, giovani e adulti presso l'istituto penitenziario rispetto all'anno precedente, con pochi definitivi e la maggioranza in misura cautelare”.

“Passando alle REMS calabresi, Santa Sofia del Piro e Girifalco: Girifalco ha raggiunto la capienza del primo modulo di 20 pazienti e quella di Santa Sofia del Piro è a pieno regime. Tuttavia, c'è una lunga lista di attesa per l'accesso alle REMS, con un tempo medio di attesa che supera i due anni. Una nota particolarmente critica riguarda gli eventi critici segnalati tra il 1 gennaio e il 12 giugno, secondo i dati del Garante Nazionale. L'anno scorso abbiamo registrato quattro suicidi nell'arco del 2023; quest'anno, nei primi sei mesi, abbiamo già avuto tre suicidi, con il terzo verificatosi presso la casa circondariale di Paola a fine giugno”.

Il totale degli eventi critici dal 1 gennaio al 12 giugno è di 5.306, comprendendo tre suicidi (incluso quello avvenuto dopo il 12 giugno), 80 tentativi di suicidio, 225 atti di autolesionismo e 75 aggressioni fisiche al personale di polizia penitenziaria. La relazione semestrale elenca tutte le tipologie di eventi critici, inclusi reati disciplinari e altri incidenti avvenuti all'interno degli istituti. Questi numeri sono particolarmente preoccupanti e indicano un quadro critico in cui, purtroppo, non si è intervenuti adeguatamente.

Oltre alle condizioni strutturali, ci sono criticità nella tutela dei diritti fondamentali, come la consegna della carta dei diritti dei detenuti e l'approvazione del regolamento di istituto, che denotano una scarsa attenzione verso i detenuti stranieri. Si era creata un'aspettativa notevole da parte della popolazione detenuta, delusa dall'attuale situazione e dai provvedimenti, compreso il decreto Nordio, che propone soluzioni a medio e lungo termine senza affrontare immediatamente problemi come la semplificazione della liberazione anticipata o la prevenzione dei suicidi in carcere.

In particolare, è urgente occuparsi dei detenuti con pene residue di 3-5 anni, che rappresentano quasi la metà della popolazione carceraria e che potrebbero essere reintegrati nella società, contribuendo a ridurre il sovraffollamento.

“Per quanto riguarda la polizia penitenziaria - sottolinea il Garante - la situazione in Calabria non è cambiata. È previsto l'arrivo di circa 70 nuovi assunti nei prossimi mesi, un numero insufficiente per rafforzare l'organico. Senza un adeguato rafforzamento del personale, le attività rieducative non possono essere garantite, rischiando di restituire alla società persone senza alcun tipo di riabilitazione. Riguardo alle barriere in plexiglass presenti nei carceri di Cosenza, Vibo Valentia e Reggio Calabria, se non riceverò risposte a breve, attiverò la Commissione per i diritti umani fondamentali del Senato. Non è accettabile murare vive le persone detenute nelle celle con le temperature estive che stiamo vivendo”.

“Nonostante tutto ci sono molte persone di buona volontà, tra volontari e operatori, che segnalano le urgenze su cui intervenire e che fanno un grande lavoro, credendo nella loro missione. Inoltre, è stato importante introdurre linee guida sulla tutela della genitorialità in carcere, garantendo i diritti dei detenuti che sono genitori e dei loro figli minori durante gli incontri e i colloqui.

Un altro punto positivo è il protocollo d'intesa innovativo tra il Comune di Vibo Valentia e l'amministrazione penitenziaria locale, che affronta questioni come l'anagrafe, lo stato civile e il riconoscimento dei figli, offrendo una soluzione concreta e replicabile in altre regioni. Il totale della popolazione carceraria in Calabria è suddiviso in modo significativo tra detenuti definitivi e in misura cautelare. Il 60% è costituito da persone condannate in via definitiva, mentre il 40% è in misura cautelare, una percentuale alta che dovrebbe essere un'eccezione”.

“Questo dato - conclude - allineato con la situazione nazionale, sottolinea la necessità di distinguere tra circuiti di media e alta sicurezza. In particolare, c'è un solo detenuto in regime di 41-bis, una novità rispetto agli ultimi due anni, presso il carcere di Vibo Valentia. Queste informazioni verranno messe in risalto nella relazione, evidenziando le criticità e i progressi compiuti”.

 

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