di MASSIMO PINNA
700 pazienti resteranno senza medico a Carlopoli.
Il sindaco Emanuela Talarico, stante la gravità della situazione, ha inoltrato una richiesta urgente al presidente della giunta regionale della Calabria Roberto Occhiuto e ai vertici e responsabili della Asp di Catanzaro.
Emanuela Talarico, rappresenta la situazione di estremo disagio sociale e sanitario che incide attualmente la vita dei concittadini, auspicando il pronto intervento per ripristinare l’efficace erogazione delle cure primarie e di continuità assistenziale ed evitare che le stesse subiscano eventuali e gravose interruzioni.
Questa la situazione sul campo.
Dal prossimo 15 novembre, la Dr.ssa Gigliotti, medico temporaneo di assistenza primaria non ricoprirà più il ruolo assegnatole atteso che il contratto d’impiego con l’Asp scadrà e nulla è stato comunicato circa il suo eventuale rinnovo o sull’immediata sua sostituzione con altro professionista.
“Per come riferito dagli altri medici di base presenti – afferma il sindaco - uno (dott. Arcuri) non ha la possibilità di accettare ulteriori assistiti perché ha raggiunto il limite massimo consentito di pazienti l’altro (dott.ssa Fimiano) ha capacità ricettiva residuale e non riuscirebbe ad assorbire tutte le richieste, vista anche la ridotta disponibilità a prestare servizio, circoscritto solo un giorno a settimana e a limitati orari (tra le ore 14 -17). Un orario troppo ridotto, rispetto ai bisogni della cittadinanza. Ad oggi – aggiunge - quella del “medico di base temporaneo” che doveva porsi come soluzione provvisoria alla nomina di un titolare è diventata la normalità, difatti, tale stato di cose ormai si sta protraendo oltre ogni normale sopportazione. Questa Amministrazione è stata sempre di supporto e ha da sempre contribuito a fornire soluzioni, difatti, ha concesso in comodato d’uso gratuito due strutture comunale ai due medici (Fimiano e Gigliotti) ma nonostante tale impegno ad oggi né l’Asp, né tantomeno la Regione ha ritenuto di dover adottare i dovuti provvedimenti. Si è giunti, difatti, alla data ultima del 15 Novembre per iniziare a discuterne e cercare di trovare una soluzione”. Dunque, ecco il pericolo concreto, “nel frattempo moltissimi cittadini, settecento circa, dalla prossima settimana rimarranno privi di assistenza da parte del medico di base e ciò provocherà grave nocumento specialmente nel contesto di emergenza epidemiologica in cui siamo”.
Si chiede il sindaco, “chi supporterà e sosterrà la popolazione dal punto di vista sanitario?! Il paese di cui sono Sindaco è – sottolinea - un paese abitato da persone per lo più anziane, tante delle quali vivono da sole e, quindi, in difficoltà per gli spostamenti, anche considerando l’orografia del territorio, interamente montano, con viabilità carente e senza mezzi pubblici di trasporto che possano garantire l’accesso ai servizi sanitari dislocati presso altri Comuni limitrofi. In tali condizioni non provvedere alla nomina di un nuovo medico significherebbe generare difficoltà e certamente mancanza di equità nell’accesso alle cure. Tale stato di cose cagionerà grave danno all’intera comunità, difatti, tanti cittadini, che hanno bisogno urgente di medicinali per i quali è richiesta la prescrizione, non sapranno da qui a qualche giorno a chi rivolgersi. Il contesto così delineato crea allarme sociale, non potendo, quale Sindaco, garantire in altro modo la tutela della salute dei propri concittadini, in un momento storico, sociale e sanitario aggravato pesantemente dall’emergenza sanitaria in atto (Covid-19). Il medico di famiglia nel nostro, come in tanti piccoli comuni è, pertanto, una figura importantissima: la sua assenza sul territorio comporta una lesione del diritto alla salute come diritto dell’individuo costituzionalmente garantito, nonché, il concreto rischio di interruzione del pubblico servizio. I cittadini si sentono abbandonati e, ovviamente, spaventati. Tanto più in un periodo come quello che stiamo vivendo”.
Il sindaco, chiede quindi “la nomina di un medico sostituto che garantisca la continuità assistenziale sanitaria sul territorio, così potendo garantire il diritto costituzionale alla salute”.
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