Carlopoli. Il sindaco non autorizza l’arrivo di nuovi migranti in quarantena

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Emanuela Talarico, sindaco di Carlopoli
  22 dicembre 2020 10:41

di MASSIMO PINNA

Altri migranti in quarantena?. No grazie. Il sindaco di Carlopoli, Emanuela Talarico ha detto no. E ha ufficializzato il suo dissenso con una comunicazione ufficiale al prefetto di Catanzaro.

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“Nella qualità di rappresentante della massima autorità sanitaria locale - afferma il sindaco - al fine di preservare e salvaguardare l’incolumità pubblica e la sicurezza urbana, manifesta formalmente, ad ogni fine ed effetto di legge, il proprio dissenso affinchè, nell’ambito del proprio territorio comunale, non vengano utilizzate aree e/o strutture da adibire ad alloggi per persone giunte sul territorio nazionale in modo autonomo da sottoporre a misure di isolamento fiduciario o/e di quarantena per contrastare la diffusione epidemiologica da Covid-19. Si precisa, altresì, che ogni eventuale azione in contrasto con quanto ivi rappresentato verrà fermamente opposta, nonché, prontamente segnalata alle competenti Autorità giudiziarie”.

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Insomma, nemmeno a parlare. Il sindaco, spiega, come la sua comunità, circa 1500 anime, sopporta già un grande carico, dettato da concreta solidarietà, ma a tutto c’è un limite. “Non è concepibile che un piccolo Comune – commenta il sindaco - il cui territorio ricade completamente nelle aree interne, con poco più di mille abitanti possa ospitare ulteriori migranti oltre a quelli già presenti che sono collegati a ben tre progetti SPRAR.

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Carlopoli, il suo sindaco anche quale massima autorità ribadisce, dunque, il no all’ipotesi di destinare la struttura ex Convento del Carmelo “un numero imprecisato di extra comunitari, giunti sul territorio nazionale, da sottoporre a misure di isolamento fiduciario o/e di quarantena per contrastare la diffusione epidemiologica da Covid-19”.

La struttura, presumibilmente offerta per ospitare i migranti da sottoporre ad isolamento fiduciario e/o quarantena obbligatoria, è ubicata al centro dell’abitato, ovvero, di fronte ad esercizi commerciali, adiacente a luoghi di culto religioso e centri sportivi.

"Tale collocazione la rende assolutamente inidonea – sottolinea - ad accogliere persone da sottoporre a misure di isolamento anzi, al contrario, il fatto di essere posta al centro dell’abitato potrà costituire fattore di più facile diffusione del contagio tra la popolazione residente che ha già iniziato a manifestare forte insofferenza riguardo a questa paventata evenienza”.

Voci insistenti che si basano sulla eventuale proposta fatta alla Prefettura, da parte di una associazione privata di tipo onlus.

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