di FRANCO PETRAMALA
"Le imprese che producono o distribuiscono energia elettrica o prodotti energetici, in questo periodo, hanno realizzato notevoli profitti a seguito dell'eccezionale aumento dei prezzi di vendita cui non corrisponde un significativo aumento dei costi. Sicchè il Governo ha introdotto l’obbligo di un versamento straordinario del 25% sui nuovi profitti. Il Governo aveva calcolato un introito di 10 miliardi di Euro ma in effetti ne ha incassato solamente uno, malgrado i soggetti interessati al versamento del contributo siano Enti pubblici come Eni, Enel, Acea ed altri grandi gruppi privati. Finanziariamente il mancato introito è stato compensato dall’aumento degli incassi IVA, non per l’incremento degli scambi commerciali ma per effetto della svalutazione nel frattempo intervenuta e con l’aumento dei prezzi, conseguenza appunto della crisi energetica. La valutazione della dinamica finanziaria non recupera però i danni gravi che si stanno verificando in alcuni settori come l’agricoltura, come ieri ha denunziato con chiarezza al TGR Calabria Franco Aceto Presidente calabrese della Coldiretti. La conseguenza paradossale è che il consumatore paga l’aumento secco della bolletta elettrica e il maggior gettito dell’IVA dovuto alla lievitazione dei prezzi dei generi di consumo.
Una considerazione.
Il Governo produce il decreto sugli extra profitti ed Enti dello Stato come Eni Enel ecc…fanno finta di nulla come se fossero altra cosa dallo Stato di cui pure sono bracci secolari. Mi viene in mente il rifiuto di ubbidire agli ordini dei piloti umani da parte del computer Hal, a bordo della astronave del film “2001 Odissea nello spazio” di Kubrick. Fuor di riferimento, evidentemente, indebolendosi lo Stato, si stanno affermando Stati nello Stato o Sottordinamenti perfetti in un clima di evidente disarticolazione istituzionale. Autonomizzandosi, Enti perdono la memoria della loro origine. Quando tale prassi si sarà consolidata gli stessi rappresentanti di quegli Enti diverranno i dominus dei loro pur singoli domini e si riproporrà il quadro medievale dei “baroni” o dei Re in contrapposizione all’Imperatore. “Rex in regno suo est Imperator”, si diceva. In sostanza e non per amor di polemica, chi vuole un Imperatore con poteri estesi persegue il disegno del riconoscimento di “Potentati” più influenti. La sorte del cittadino si tinge così di malinconica emarginazione.
Si può dire? Ma dai primi vagiti della Rivoluzione Francese era chiaro che sarebbe cominciata presto la decadenza della democrazia e la corruzione di sistema; la dicono lunga le vicende del Direttorio dopo appena cinque anni dalla presa della Bastiglia".
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