Casa di riposo degli orrori nel Reggino: anziani tra feci e urina, molti affetti da scabbia (VIDEO)

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images Casa di riposo degli orrori nel Reggino: anziani tra feci e urina, molti affetti da scabbia (VIDEO)

Ecco lo sconcertante quadro ricostruito dalle indagini dei Carabinieri: una casa di riposo a quattro piani nel più totale abbandono e a discapito di 31 anziani

  22 novembre 2023 18:33

di FILIPPO COPPOLETTA

È una quadro raccapricciante quello che viene fuori dai documenti dell'inchiesta "Domus Aurea" condotta dai militari del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria che ha permesso di scovare una vera e propria casa degli orrori dove vittime inermi di soprusi e abbandono erano 31 anziani ricoverati all'interno di una struttura che di accogliente e sereno non aveva proprio nulla

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Un albergo dismesso da tempo che si innalzava per quattro piani nel quartiere Gallico della città metropolitana di Reggio. Una struttura, dunque, che già presentava le condizioni atte ad accogliere ospiti con una hall di benvenuto, la sala da pranzo, i locali per cucina e lavanderia e naturalmente le camere da letto che divenivano le prigioni per quei poveri anziani costretti a condividere il letto con le proprie feci, la propria urina, restando in quelle deplorevoli condizioni per chissà quanto tempo. 

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A finire ai domiciliari sono stati i coniugi che gestivano la struttura, Mariangela Di Benedetto, 38 anni di Reggio Calabria e Luigi Moragas, 55 anni di Vibo Valentia, già noti alle forze dell'ordine per essere stati in precedenza destinatari di due provvedimenti di sequestro per precedenti case di riposo da loro gestite. Indaganti nel medesimo procedimento anche gli operatori sociosanitari Mariangela Nicolò, Annunziato Foti e Pietro Pizzimenti.

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Le indagini dei Nas era già partite nel mese di giugno scorso con un sopralluogo dei militari che ha consentito di prendere contezza della situazione di drammatico degrado, abbandono e incuria in cui versavano gli anziani
ospiti, tutti incapaci di provvedere autonomamente a loro stessi per età, fragilità fisica o psichica. 

LA STRUTTURA

SEMINTERRATO - Il seminterrato della struttura ospitava i locali della cucina insieme ad un refettorio di fortuna dove, al momento del controllo, alcuni anziani consumavano la colazione. Tutti gli ambienti si presentavano agli occhi dei militari in pessimo stato per lo sporco dilagante in ogni dove.

Nelle cucine vi erano resti del cibo avanzato dai giorni precedenti: porzioni di frittate lasciate nella teglia senza alcuna copertura, riso cotto all'interno di una pentola, stoviglie da pulire lasciate nell'acqua all'interno del lavabo. All'interno del frigorifero sono stati rinvenuti circa 6 chili di carne congelata arbitrariamente e 20 uova scadute. Particolarmente gravi le condizioni di sporco trovate nel locale soggiorno per la presenza di urina in terra, sporco pregresso e odore nauseabondo. Nei bagni di questo piano sono state rinvenute sul pavimento tracce di feci, urine e resti di pannoloni sporchi.

PIANOTERRA - Il pianoterra era adibito a locale reception e soggiorno. Anche qui, i pavimenti erano sporchi per carenze di pulizia. Un anziano ospite riposava su una sedia sotto la quale giaceva urina verosimilmente prodotta dallo stesso uomo. 

PRIMO PIANO - Al primo piano della struttura si trovavano nove stanze da letto con bagno ed erano state ricavate altresì una lavanderia e una infermeria. Escrementi sparsi sia nei bagni che nelle stanze da letto. Nella lavanderia gli indumenti degli anziani erano buttati in terra, accatastati senza nessuna cura e soprattuto senza la possibilità di riconoscere a quale ospite appartenesse l'uno o l'altro indumento. 

SECONO PIANO - Ulteriori nove stanze erano adibite al secondo piano insieme ad uno sgabuzzino ed una medicheria. Pessime condizioni di pulizia e di igiene anche qui, in particolare, in una delle stanze che ospitava un anziano, il materasso era zuppo di urina ma gli escrementi erano in ogni dove. Nel locale medicheria, all'interno di un frigorifero, sono state rinvenute undici confezioni di medicinali e undici penne pre riempite di insulina scadute di validità che sono stati sequestri poiché ritenuti guasti.

TERZO E QUARTO PIANO - Il terzo e quarto piano erano probabilmente destinati al personale che lavorava nella struttura insieme a stanze per attività fisioterapica, due uffici amministrazione, una sala attrezzata come parruccheria e uno studio per la psicologa.

Dagli atti delle indagini, si apprende come "le condizioni di assoluto degrado della Domus Aurea erano del resto specchio del più allarmante abbandono in cui erano costretti a vivere i fragili trentuno ospiti, cui erano di fatto negate le minime e più basilari cure alimentari, igieniche e sanitarie". Gli ospiti della struttura si presentavano infatti "molto trascurati nell'aspetto, abbandonati a se stessi, con evidente stato di sofferenza fisica e psichica". 

ANZIANI AFFETTI DA SCABBIA 

Ad aggravare il quadro incriminatorio anche i riscontrati ed accertati casi di scabbia su otto ospiti della struttura. Dopo il sequestro della casa di riposo e l'affidamento degli anziani ospiti alle rispettive famiglie, gli stessi sono stati trasferiti presso il pronto soccorso del Gom di Reggio Calabria dove, da referto medico, è risultato che i pazienti fossero effettivamente affetti da scabbia. 

Dalle dichiarazioni rilasciate da una ex dipendente della struttura, è scaturito come "le ragioni del decadimento della struttura e del livello di assistenza, fosse da ricondursi alle scelte organizzative dei coniugi che la gestivano, i quali, pur di ottenere li massimo profitto a discapito degli anziani ospiti, riducevano all'osso li personale, in particolare non assumendo, dal febbraio 2023, alcun addetto al servizio pulizia e comunque omettendo di sostituire i lavoratori che, con il passare del tempo e a causa dei mancati pagamenti, abbandonavano l'impiego". 

"Personale ridotto all'osso per trarre il massimo profitto". Profitto che si aggirava tra i 900 ed i 1500 euro ad ospite, denaro che i parenti versavano completamente ignari di quanto avvenisse tra quelle mura. Ai familiari non era infatti consentito accedere ad alcun locale della struttura se non nella sola sala comune dove incontravano i propri cari ma esclusivamente se la visita era già stata programmata e concordata giorni prima.

Un quadro sconcertante quello ricostruito dagli inquirenti, grazie ai quali è stato possibile porre fine alle sofferenze, mortificazioni e vessazioni dei trentuno anziani ospiti.

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