di VINCENZO SPEZIALI
Siccome Giuliano Amato è un (ex) 'ragazzo fortunato' -sempre che qualcosa non dovesse cambiare e me lo auguro tanto!- al momento, non si troverà un Procuratore di buon zelo, contrariamente a me che ho avuto l'intera Procura di Reggio Calabria, la quale mi contestava -facendo ridere galli e galline, insomma l'intero pollame dell'orbe terracqueo- la fantasiosa ipotesi accusatoria, consistente in "intreferenza nelle potestà di uno Stato sovrano, individuato, nella Repubblica del Libano" (riporto testuale).
Ora, premesso che la mia vicenda continua a persistere presso il giudice naturale, cioè la magistratura libanese, con cui abbiamo persino un trattato bilaterale di reciprocità e assistenza (ragione per la quale con buona pace di qualche sfigato e grassottello leguleio di provincia, le eventuali determinazioni dei Magistrati di Beirut, dovranno essere per forza recepite e eseguite, anche in Italia) e sempre illustrando meglio la mia 'grottesca storia', la stessa Autorità di Giustizia ha riconosciuto al sottoscritto di essere 'parte lesa', difatti mi ha convocato come testimone, nonostante che i convenuti a giudizio italiani, attraverso apparenti (e leciti) cavilli fanno di tutto per non presentarsi (ma pure senza di loro si procederà, dichiarandoli contumaci, poiché ciò è previsto dalla normativa vigente, nel codice libanese).
Ciò premesso, però, qualcosa e più di qualcosa non me la spiego o se me la spiego, non è che mi arrabbio, semmai mi convinco ancor di più, di quanto bisogna dare sostegno al Ministro Nordio e rispetto (molto rispetto!) al mio amico Luca Palamara (soprattutto per il coraggio, con cui tenta di spiegare gli 'ingranaggi del sistema').
Ordunque, è evidente, lapalissiano, chiaro come l'acqua di sorgente, magari del Monviso -che si trova a ridosso di Torino, la quale città è quella stessa di Amato e adottiva di Violante (cioè il 'fu Vyšinskij', non dell'Unione Sovietica, ma in nome e per conto 'dei fatti del 1992')- è assolutamente ovvio, come ciascuno di noi si trovi ad assistere ad un caravanserraglio molto preoccupante, senza capirci molto, ovvero capendo tanto, ma per 'terror tacendo'.
Difatti, chiedendo scusa a fronte della lunga perifrasi iniziale, in cui riportavo la mia assurda vicenda (ma necessaria, alfine di meglio spiegare), ho imbastito siffatto raffronto con Giuliano Amato e presto detto ne spiego il motivo.
Se una Procura come quella di Reggio Calabria, quindi sita in territorio italiano, contesta a me di interferire sulle potestà di un altro Stato (perciò straniero!), ha la competenza di farlo?
Non credo, poiché, semmai lo dovrebbero fare i magistrati del Paese 'vittima' delle presunte (ma non vere) interferenze ed infatti, oggi (se a giusta ragione o meno, non sta a me dirlo), gli stessi magistrati libanesi indagano proprio gli italiani, i quali nell'investigare su di me, sembrerebbe -per le autorità di Beirut, ovviamente!- che proprio costo abbiano commesso non ipotesi di reato, bensì autentici atti 'contra legem', non foss'altro perché, hanno tutto messo nero su bianco, negli atti avversi a me medesimo e dal sottoscritto consegnati ai giudici di Beirut (tanto ier fare le cose come stanno).
Quindi, posto che non mi lascio intimidire da nessuna possibile 'azione di ritorno', se solo me la si facesse (pure per altri ambiti più, persino i più disparati), anche un ingenuo avrebbe sotto il naso la prova provata, che esiste nei confronti del sottoscritto un 'fumus persecutionis' -di cui mi vanto, poiché pure De Gasperi, fu perseguitato dal Fascismo e dai Fascisti, mentre Pertini e Saragat, futuri Presidenti della Repubblica, vennero incarcerati- ma tornando a me, all'estero non la farebbero passare liscia e nel nostro Paese (fino e soprattutto al mio Comune), la gente si rivolterebbe nelle piazze, come se vi fosse una rivoluzione, poiché sarebbe un manifestare, anche e soprattutto a favore delle proprie liberta` individuali.
Tra l'altro, ne ricaverei uno spot pubblicitario in più, con relative messe di voto e consenso, senza nemmeno dover fare campagna elettorale.
Insomma, si direbbe a Roma: se semo capiti?
Ma, al tempo stesso, dopo aver richiamato -il caso di specie!- cioè questa 'giurisprudenza creativa', tra l'altro a me indirizzata (essendo creativa, però, non so se valida e legittima, ma vi sono le competenze attribuite dalla legge, in Italia e all'estero, che stabiliranno ciò, nei modi consoni e conseguenziali), adesso -e lo chiedo da italiano, da cittadino, da giornalista e da politico!- qualcuno mi deve spiegare se non è più che opportuno, semmai dovuto, un atto di convocazione da parte della Procura della Repubblica di Roma -la quale dovrà pure aprire un fascicolo di indagine- nei confronti di Giuliano Amato, viste e lette le sue dichiarazioni, se non altro per accertare che erano sproloqui di un signore age`, il quale continua a 'mirare' o a 'puntare' un suo trasferimento verso il Colle, bramando e agognando il Quirinale, al pari di un diciottenne quando anela per belle donne tipo la mia amica Manuela Arcuri, che in effetti è sempre bella.
Ecco, in questa Italia, sempre nel cuore di chi sul serio la ossequia e non di volgarissimi 'bulimici di poltrone o di incarichi', non si può tacere e non si può tollerare che persone diverse abbiano destini diversi, poiché tutti siamo uguali innanzi alla legge: parliamo di un principio costituzionale e modestamente la Costituzione, continuerò a difenderla e onorarla, rispettarla ed amarla, perché è patrimonio di tutti, cioè la traccia di un tessuto connettivo civile e democratico, oltre a rappresentare per me stesso, un aspetto sentimentale e un motivo di orgoglio, avendo avuto un nonno che ha contribuito a redigerla.
Ragione per la quale -non certo, quindi ed ovviamente, per mal utilizzare un potere dello Stato contro qualcuno (come è, disgraziatamente avvenuto per anni e sempre avverso ad una sola parte ideologica o schieramentale) e considerando tale potere non subordinato alla politica, ma, ovviamente ad essa subalterno, poiché ciò è e deve valutarsi quello giudiziario (d'altronde è la politica che fa le leggi, mentre i magistrati la devono applicare!)- dicevo ragione per cui, mi auguro che si voglia fare chiarezza, con altrettanto ed identico zelo, di come si è tentato di appurare assurdi teoremi, a loro volta viziati da un pregiudizio paraideologico.
Vogliamo ricordare Craxi, Andreotti, Forlani?
Vogliamo ricordare le 'sfilate partenopee' sul Caso Cirillo? Oppure le vicende di Pomicino, di De Lorenzo, di De Michelis? Ed anche le inchieste su Altissimo, Lega, Misasi? Senza dimenticare il calvario del povero Lillo Mannino, vera vittima di una sorta di stalking parainvestigativo e giustizialista (e qui ha ragione il mio amico Paolo Cirino Pomicino, nel definirlo stalking, quindi se Caselli vuole denunciare pure me lo facesse anche, poiché non rinuncerei a difendermi, anzi darei libero sfogo a mille e più questioni di cui si dovrà rendere edotto il popolo italiano e le urlerei a squarciagola in un' Aula di Tribunale, la quale non sarebbe altro che il miglior proscenio!).
In ultimis, perciò, attendo, identico e stesso 'giusto impegno', persino nei confronti di Amato, che per altro dice cose molto serie e apparentemente gravi- dopo più di quarantatré anni- quasi come se volesse fare passare il suo dire, non una sommatoria di despistaggi ed omissioni, bensì un' innocua 'cosuccia', alla stregua del ruttino a tavola di un bimbo troglodita.
No, non è accettabile!
Attendiamo adesso, la Procura di Roma, certi che non vorranno privare questo nostro Paese, dell'ultimo simulacro che resta di un'illusione, ovvero dimostrare che anche un 'sopravvissuto' tipo Giuliano Amato, possa rispondere di quanto ha detto, poiché al povero Craxi arrivarono gragnuole di ogni genere nel mentre parlava, tentando di difendersi (e come era suo diritto fare e l'Italia non lo consentì, quindi fu condannata dalla Corte di Strasburgo, proprio per questo, sebbene post mortem di Bettino).
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736