"Gli ultimi giorni sono stati animati da un vivace dibattito sull’apertura di un punto vendita della Conad su Corso Mazzini di Catanzaro. È possibile infatti registrare diversi orientamenti di pensiero. Per un verso, le considerazioni sono indirizzate a denunziare presunte illegittimità, consumate dalla società titolare dell’attività commerciale. Come si afferma giustamente [ma, in astratto], l’iniziativa economica privata deve comunque essere sottoposta al vaglio di legalità. Per altro verso le osservazioni rivendicano la piena legittimità dell’operato dell’impresa interessata, denunziando atteggiamenti vessatori dell’Amministrazione".
Lo scrive in una nota il consigliere comunale Valerio Donato, intervenendo sul caso che ha visto protagonista il punto Conad di Corso Mazzini, da alcuni giorni chiuso con provvedimento del Municipio.
"Si impongono considerazioni di carattere tecnico, i cui esiti sono capaci di denunziare la correttezza delle condotte e degli atti; ma al contempo di far cogliere ai lettori l’adeguatezza delle prospettive politiche. Orbene sotto il primo profilo - e senza ben inteso sostituirsi ai giudici naturali della vicenda - non sembra scandire la sequenza degli atti adottati, la quale costituisce – senza dubbio – un elemento di valutazione di grande rilievo. In particolare, la società The Fisrt s.r.l. [già titolare dell’autorizzazione, 14 febbraio 2013, n. 40, avente ad oggetto l’attività di vendita in struttura di classe A] ha trasferito la sede delle attività commerciali nell’immobile sito in Corso Mazzini, n. 50, giusta quanto previsto dalla vigente legislazione nazionale e regionale. A tal fine ha presentato domanda al Comune di Catanzaro, Settore pianificazione del territorio ed edilizia privata [SUE], al fine di ottenere i relativi titoli abilitativi; e al contempo, per quanto di competenza, ha presentato le relative istanze al Comando della Polizia Locale, allo SPISAL dell’Asp di Catanzaro, al SIAN dell’ASP di Catanzaro, all’UOISP dell’ASP di Catanzaro, oltre che al Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, mediante presentazione di SCIA per la Prevenzione Incendi.
Le istanze ed i relativi titoli abilitativi concessi hanno consentito il rilascio dell’autorizzazione al trasferimento da parte del Settore Attività Economiche del Comune di Catanzaro.
Senonché, in virtù di specifiche sollecitazioni, l’Amministrazione Comunale ha avviato un procedimento per l’annullamento dei titoli sino ad allora rilasciati; ed ha adottato il provvedimento [30 gennaio 2023, prot. 11182] di annullamento del provvedimento di autorizzazione precedentemente rilasciato [12 dicembre 2022, n. 42, prot. 160451], con il «divieto immediato di prosecuzione dell’attività di media struttura di vendita e la rimozione di tutti gli eventuali effetti dannosi».
Secondo il citato provvedimento, le ragioni del provvedimento perentorio sono individuabili, in primo luogo, nel mancato rispetto delle norme sui parcheggi asserviti alla media struttura di vendita. Il Comando della Polizia Locale ha infatti dapprima espresso il nulla osta, in data 9 dicembre 2022; ma poi ha espresso parere negativo a pochi giorni di distanza [con nota del 23 gennaio 2023].
In secondo luogo, lo svolgimento di attività commerciale sarebbe ammissibile, nella zona interessata [Zone omogenee di tipo A], soltanto con l’uso di una superficie pari a mq 400; diversamente la superficie occupata dal Supermercato Conad sarebbe pari a 448 [e non 387 mq come dichiarato dalla società], sì da violare l’art. 35 delle NTA del Comune di Catanzaro.
Infine, anche il Comando dei Vigili del Fuoco sembrano affermare orientamento diverso da quanto precedentemente assunto, là dove nella nota del 19 gennaio 2023, afferma che la nuova attività potrebbe determinare un aggravio di rischio che renderebbe opportuno procedere con la presentazione di una nuova valutazione del progetto, ritenendo di non poter procedere a vidimare la relativa SCIA e subordinando lo svolgimento dell’attività commerciale al corretto adempimento degli obblighi di legge.
Orbene senza ben inteso alcuna intenzione di assumere indebite difese né, tanto meno, esprimere un giudizio definitivo sul merito delle contestazioni elevate dall’Amministrazione Comunale, non sembra avventato, ritenere che vi sia una forzatura nelle interpretazioni esposte negli atti dell’Amministrazione oltre che valutazioni cangianti che difficilmente possono ricevere giustificazione.
Per un verso, infatti, l’Amministrazione comunale ha dapprima assunto e tenuto condotte autorizzative dell’apertura della Conad; mentre subito dopo è ritornata sui suoi passi, in virtù, tuttavia, di discipline inapplicabili. Se la disciplina dei parcheggi sembra ancora attendere il Piano dei parcheggi, al quale la Legge Regionale Calabria del 11 giugno 1999, n. 17 rimette la competenza [per le aree di centro storico, nella misura stabilita nei piani di parcheggi dei Comuni che, di norma, non può risultare inferiore a 0,4 mq. Per ogni mq. di superficie di vendita e può essere disponibile, in un raggio di almeno 300 mt. dal perimetro dell'area dell'intervento]; per altro, i divieti di destinazione urbanistica dei fabbricati – non delle attività - di cui all’art. 35 delle NTA, non si applicano tuttavia alle destinazioni già esistenti, come nel caso di specie, al momento di adozione del Piano regolatore, per superfici superiori a mq. 400 sebbene inferiori a mq. 1.500.
Di là dalla attendibilità di tali brevi notazioni – per la cui valutazione non può che rinviarsi alle eventuali valutazioni dei Giudici naturali – , non è dubitabile che ogni decisione avrebbe probabilmente meritato maggiore cautela e ponderazione, a preservazione di tutti. Una azione avveduta avrebbe forse dovuto avviare una valutazione in contraddittorio, secondo uno spirito di leale collaborazione, secondo principi spesso richiamati retoricamente - ed in modo inappropriato – negli atti dell’Amministrazione Comunale.
Ed infatti, l’eventuale fondatezza delle ragioni esposte pubblicamente dalla società determinerebbe, come facile prevedere, importanti danni, i cui gravami non potrebbero che gravare – non soltanto sulle economie dell’impresa e dei lavoratori ivi impiegati, ma, soprattutto – sulle già disastrate casse comunali, vale a dire sui cittadini, chiamati ancora una volta a sopportare economicamente decisioni avventate e/o cangianti".
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