Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione e indignazione in merito alla sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro che ha condannato due educatrici dell’asilo nido di Cotronei per maltrattamenti a danno di minori, aggravando la pena precedentemente inflitta e riqualificando l’imputazione da abuso di mezzi di correzione a maltrattamenti veri e propri.
La sentenza, oltre a sancire la responsabilità penale, impone una riflessione collettiva sul significato dell’educazione nella prima infanzia e sul ruolo delicatissimo che ogni educatore assume nel momento in cui si affida loro il compito di accompagnare i bambini nei primi, fondamentali passi della vita. La scuola dell’infanzia non è un luogo neutro: è lo spazio dove si forma l’idea che un bambino avrà del mondo, degli altri, e – cosa ancora più importante – di sé stesso.
L’elemento psicologico, in questa vicenda, non è secondario. Le testimonianze raccolte – tra cui quelle delle madri che hanno descritto regressioni emotive, paure irrazionali e isolamento sociale nei propri figli – suggeriscono non semplicemente un disagio, ma un trauma relazionale precoce. L’uso della “stanza buia” come deterrente, il nutrimento imposto “faccia al muro”, i disegni dei bambini che raffigurano l’ambiente scolastico come una prigione, sono segnali inequivocabili di una violenza sistemica. Una violenza che agisce in profondità, disgregando la fiducia, annientando l’autostima, generando senso di colpa in chi avrebbe dovuto imparare a conoscere il mondo attraverso il gioco, la parola, la tenerezza.
Non è compito del CNDDU giudicare le persone coinvolte oltre quanto stabilito dalle autorità competenti. Ma è doveroso, in qualità di soggetto promotore dei Diritti Umani nella scuola italiana, ribadire con fermezza che la tutela del minore non può mai essere subordinata a contingenze, né sminuita da una visione funzionalista della didattica. La relazione educativa, soprattutto in età evolutiva precoce, è il primo laboratorio affettivo e sociale: non può essere gestita con strumenti autoritari, né con modelli comportamentisti che usano la punizione come metodo.
Questi eventi drammatici, pur rappresentando una minoranza, non devono essere sottovalutati. Essi mostrano l’urgente necessità di rafforzare la formazione psico-pedagogica degli educatori, istituire reali presìdi di ascolto e supervisione nelle strutture scolastiche e promuovere una cultura condivisa della cura, fondata sulla centralità della persona in crescita.
Il CNDDU chiede al Ministero dell’Istruzione e del Merito di istituire un osservatorio permanente sul benessere infantile nei contesti educativi, e che vengano garantite linee guida chiare e strumenti concreti per la prevenzione degli abusi. L’infanzia è il terreno su cui si costruisce il futuro: ogni ferita inferta in quell’età ha conseguenze profonde e durature.
I bambini non possono difendersi da soli. Sta a noi adulti – insegnanti, famiglie, istituzioni – costruire un ambiente educativo dove la parola “diritto” coincida con “dignità” e dove la scuola sia, sempre e ovunque, presidio di umanità.
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