Caso Cotticelli. Carla Tempestoso: "Apocalypse now: lo spettacolo infernale della sanità calabrese"

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images Caso Cotticelli. Carla Tempestoso: "Apocalypse now: lo spettacolo infernale della sanità calabrese"
Carla Tempestoso
  07 novembre 2020 15:36

di CARLA TEMPESTOSO

Scenario apocalittico in piena pandemia. Calabria ai domiciliari e istituzione della zona rossa perché, nonostante non abbia i numeri dei contagi lombardi, il sistema sanitario è talmente sottosviluppato da non garantire alcuna capacità di tenuta dinnanzi all’emergenza pandemica. I tamponi vengono centellinati e, quando effettuati, processati in tempi biblici. Al Dipartimento Salute della Regione Calabria manomettono i dati sul numero dei pazienti ammalati di Covid ricoverati in terapia intensiva, che quotidianamente giungono dagli ospedali e dalle Aziende sanitarie della Regione, per poi essere trasmessi al Ministero della Salute.

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Spirlì che, mentre vuole incatenarsi per ottenere la zona gialla in Calabria, ha il tempo per assumere 45 leghisti & Co. L’assessore regionale Gallo afferma che le responsabilità del crollo della sanità calabrese sono tutte del governo che, quindi, deve dimettersi. Milioni che spuntano tra un’intervista e un’altra e che non si sa dove siano finiti nel frattempo. Ai microfoni del TG regione, Belcastro dichiara che avevano previsto gli infermieri nelle scuole, come se non fosse prioritario assumere personale nelle ASP e negli ospedali. A “Titolo Quinto” (puntata del 6 novembre 2020) il commissario ad acta Cotticelli, che da quasi due anni gestisce la sanità in Calabria, non sa nemmeno quanti posti letto in terapia intensiva e sub-intensiva ci siano nei pochi ospedali calabresi rimasti aperti. Si, pochi, molto pochi. Il nostro diritto alla salute non esiste più grazie a tutti i programmi operativi di riorganizzazione, di riqualificazione, di potenziamento del Servizio sanitario regionale (successivamente chiamati Piani di rientro) che nascono con la Legge finanziaria del 2005 (Legge 311/2004). Ed è il momento di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a questo schifo dal 2005, ovvero le giunte regionali capitanate da Loiero, Scopelliti, Oliverio e ultima, ma non meno responsabile, quella adesso guidata dal presidente facente funzioni Nino Spirlì. Infatti, Dove sono i 400 posti letto di terapia intensiva e subintensiva per le aree nord, centro e sud della regione annunciati a marzo 2020?

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Sembra un incubo, il peggiore degli incubi. Dopo anni di onesto lavoro, a noi calabresi non spettano ospedali per le cure ordinarie, né strutture Covid dedicate. Nessuna costruzione di ospedali in pochi giorni per le terapie intensive. Nemmeno ospedali da campo, come ci si dota nei luoghi dove si combattono le guerre. Si continua a smantellare e, anche la classe dirigente medica, in prima linea in questo discorso, raramente ha fatto sentire la propria voce davanti agli scippi sanitari.

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Paradossalmente, però, il Covid ha fatto emergere il marciume che da anni era nascosto sotto il tappeto della Cittadella regionale perché quegli stessi piani di rientro dovevano contenere le misure di riequilibrio del profilo erogativo dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) per renderle conformi con la programmazione nazionale. Se ne avete il coraggio, il ”vostro” P.d.R. andate a raccontarlo a chi oggi chiude le proprie attività per colpa vostra, ovvero centinaia di onesti ristoratori e commercianti, e a chi si ammala e non verrà curato. Noi andremo a raccontare, invece, che dietro l’acronimo “P.d.R.” ci sono decenni di sprechi e mancanza di pianificazione, in una parola: mala gestio. Si, perché tutto ciò ha le sembianze di un “disordine organizzato”, come lo chiama il procuratore capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri, poiché quasi il 75% del bilancio della regione è destinato alla sanità.

Noi cittadini siamo stanchi. Si, stanchi ma anche forse un po’ conniventi perché dovremmo protestare davanti ai torti subiti e invece non lo facciamo. Quindi, la redenzione non spetta a nessuno. Ad ogni modo, non meritiamo tutto questo, noi che con le nostre tasse contribuiamo a pagare i vostri lauti stipendi che dovreste solo restituire per vergogna, se non per onestà. Vogliamo, però, che i responsabili paghino. Noi chiusi in casa ad espiare colpe che non abbiamo, se non possiamo essere curati, vogliamo almeno giustizia.

Quindi, un sentito grazie alla classe politica calabrese e a quella dirigenziale da tutti i cittadini calabresi. 

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