"Sola, emarginata, ignorata, incompresa, tradita, calpestata e abbandonata. È questa la triste immagine della Calabria che restituiscono le cronache di queste ore drammatiche, dominate dal grottesco caso 'Cotticelli'".
E' quanto sostengono i magistrati della sezione di Reggio Calabria di "Area democratica per la giustizia" che, in una nota, intervengono sulle polemiche relative alla vicenda dell'ormai ex commissario della sanità Saverio Cotticelli sostituito dal governo con Giuseppe Zuccatelli, parlando di "ennesimo, eclatante, fallimento di un'istituzione pubblica".
"La magistratura progressista reggina - è scritto nella nota - ritiene che il momento che viviamo chiami tutti, nessuno escluso, ad una prova di maturità e ad un'assunzione di responsabilità che, passando anche attraverso rinunce e autolimitazioni, sia autentica e costruttiva. Il proliferare dei commissariamenti, cui abbiamo assistito negli ultimi anni in diversi ambiti della vita pubblica ha reso evidente il pericolo costituito da decisioni, scelte e nomine ispirate da logiche meramente legalitarie o ragionieristiche, se non semplicemente di facciata, ma di fatto sganciate da un'effettiva comprensione delle esigenze dei territori coinvolti e caratterizzate da un approccio ai problemi marcatamente burocratico, quando non apertamente disfunzionale e inviso alle comunità locali al punto da far rimpiangere, paradossalmente, gli organi rappresentativi temporaneamente sostituiti dai commissari prefettizi o governativi".
"Mai come adesso - si sottolinea nella nota della componente - occorre non ripetere gli errori del passato e progettare il nostro futuro insieme. È tempo di avviare in Calabria una riflessione, anche dentro lo Stato, sull'efficacia di interventi che da eccezionali e temporanei si sono protratti nel tempo oltre ogni ragionevole previsione, senza risolvere le problematiche per le quali erano stati concepiti e senza creare le condizioni per il ritorno ad un fisiologico funzionamento delle istituzioni democratiche. In questo percorso non faremo mancare il nostro impegno, sollecitando il confronto con le istituzioni, il foro, il mondo delle professioni, gli intellettuali e la società civile".
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