di ANTONELLO TALERICO*
L’intervista di Cotticelli ha consentito a molti “correi” di uscirne apparentemente indenni. Ma la realtà è altra, poiché Cotticelli non è il solo responsabile del disastro sanitario in Calabria, gli altri concorrenti sono il Governo italiano, le Asp, le Aziende Ospedaliere e le strutture commissariali.
Ma andiamo per gradi.
Le dichiarazioni del Commissario Cotticelli sono gravi sotto più aspetti, in primis lo stesso attesta la commissione di un proprio reato, ovvero l’omissione di atti del proprio ufficio, avendo confermato di non aver proceduto come struttura commissariale alla stesura del Piano Covid, nonostante si trattasse di atto di propria esclusiva competenza.
Sotto altro aspetto, il Commissario avrebbe percepito indennità per adempimenti mai compiuti ed avrebbe concorso nel determinare tutte quelle condizioni che hanno fatto della Calabria una delle poche zone rosse d’Italia, esponendo i cittadini calabresi a serio pericolo sanitario.
Altro responsabile è certamente il Governo italiano per l’omessa vigilanza sull’operato di un proprio commissario. Appare difficile credere che il Ministro della Salute e gli altri responsabili di Governo non si siano resi conto ai tavoli tecnici, ove partecipava periodicamente il Commissario ad acta della sanità calabrese che lo stesso non solo era del tutto inadeguato ed incompetente (è bastato a metterlo in difficoltà delle semplici domande di un giornalista…), ma che non aveva ottemperato alla predisposizione del Piano Covid, rispetto al quale certamente qualcuno gli avrebbe dovuto chiedere conto.
Ma l’incompetenza del controllato (commissario ad acta) e dei controllori (Governo e Ministro della Salute), sta nel fatto che il Cotticelli ancora a giugno (quindi dopo il primo lockdown) chiedesse parere al Ministero per capire chi dovesse procedere alla stesura del Piano covid, ricevendo risposta addirittura solo nel mese di ottobre (avanzato), cioè quando i numeri dei contagi in Calabria erano talmente elevati da condurci a zona rossa. Neanche le Asp riuscirono ad attuare quanto di loro competenza (vds. attivazione ed operatività delle Usca).
A ciò si aggiunga che la Regione Calabria ebbe a conferire a tutte le Asp e Aziende Ospedaliere calabresi un importo complessivo di euro 45 milioni, sia per il personale già in pianta organica che per le nuove assunzioni, rimaste solo sulla carta.
Oltre a ciò dobbiamo ricordare la manifesta ostilità e contrasto tra le strutture commissariali e gli enti territoriali, tra cui l’Università UMG di Catanzaro che è costato alla Calabria, il rifiuto di realizzare un Centro Covid presso i locali di Villa Bianca e, la mancata individuazione di altra struttura alternativa.
Dobbiamo registrare, altresì, anche il mancato adeguamento strutturale dell’U.O. Malattie infettive del Pugliese-Ciaccio, che era stata individuata come surrogato del Centro covid.
Da parte delle strutture commissariali è mancato quell’impegno che doveva essere rivolto alla riorganizzazione delle reti sanitarie aziendali calabresi per contrastare l’emergenza covid.
In un quadro del genere si conclama non soltanto il fallimento delle strutture commissariali, ma anche l’assoluta inadeguatezza degli organi di governo centrali (da destra a sinistra), che hanno mandato in Calabria commissari che hanno fatto aumentare il disavanzo e fatto diminuire prestazioni e servizi sanitari.
In Calabria ha fallito lo Stato!
Ecco perché tutti i cittadini e le imprese calabresi, oggi, sono legittimati (e, obbligati moralmente) ad una azione di risarcimento per tutti i danni subiti in conseguenza delle singole condotte inadeguate commesse da parte di tutti i corresponsabili di questa paradossale situazione che vede la Regione Calabria coinvolta in un nuovo drammatico lockdown per famiglie ed imprese (che accumuleranno ulteriori debiti e ritardi !).
E’ arrivato il momento di non limitarsi più all’indignazione mediatica, diamo un segnale concreto, anche interessando la Procura della Repubblica per le gravi omissioni commesse da parte di chi avrebbe dovuto “salvarci” dalla emergenza sanitaria, o perlomeno da parte di chi avrebbe dovuto gestirla !
Unitamente ad altri cittadini calabresi depositeremo un esposto perché il cancro della Calabria non è soltanto la ndrangheta, ma anche – e soprattutto – l’incapacità di chi ha ruoli apicali, spesso decisi fuori dai confini regionali (Roma docet), ed avvieremo, altresì, un’azione civile per il risarcimento del danno.
Il prossimo Governo regionale dovrà ripartire proprio dalla sanità, senza commissari !
* presidente Ordine avvocati Catanzaro
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