di MASSIMO PINNA
Dopo il caso sollevato da La Nuova Calabria, sulla base della denuncia di una cittadina, le opposizioni, Viviamo Girifalco e Nuova Era, interrogano il sindaco di Girifalco e si rivolgono al prefetto di Catanzaro, Maria Teresa Cucinotta, e al comandante dei Carabinieri di Girifalco, Felice Bucalo. Chiedono chiarimenti su una serie di circostanze emerse durante questa vicenda che in questi giorni ha suscitato scandalo e preoccupazione in gran parte della popolazione.
E dopo le migliorie effettuate sul campo, come testimoniato dal sopralluogo con il consigliere comunale di Catanzaro, Sergio Costanzo, adesso la partita si sposta sulle responsabilità.
“Tale è stato l’impatto emotivo provocato dalla visione di quei resti, che taluni hanno anche mostrato sui social la riproduzione fotografica delle ossa, sollevando l’interesse di molteplici personalità ed autorità - sottolineano - dopo il totale silenzio e l’indifferenza, sia di sindaco che di vicesindaco (nonché assessore alla sanità) alle rimostranze sollevate dagli scriventi nella recente seduta del Consiglio Comunale, è apparsa una dichiarazione a firma di Pietrantonio Cristofaro – Sindaco di Girifalco che condanna e stigmatizza il comportamento di coloro che hanno fatto le tristi fotografie, pure paventando una forma di tutela protettiva verso la ditta che ha eseguito i lavori, come se i fatti di cui si parla fossero da attribuire - denunciano - a quest’ultima”.
Ma, Teresa Signorello, Mario Deonofrio, Carolina Scicchitano e Elisabetta Ferraina, evidenziano che, “come saprà sicuramente il Sig. Sindaco, esperto tecnico comunale preso altri enti, ai sensi del D.P.R. n.285/90 e del DPR n.267/2000, è solo il Sindaco il responsabile dell’igiene e sicurezza pubblica e soprattutto delle attività di estumulazione e esumazione delle salme, sia in aree pubbliche che private. Infatti gli artt.82,83,84,85,86,87,88,89 del DPR n.285/90 disciplinano le attività di estrazione di resti cadaverici (estumulazioni e esumazioni) vietando che tali attività siano effettuate nei mesi di caldo (da maggio a settembre), attribuendo al Sindaco la competenza ad autorizzare e sorvegliare l’espletamento di tali attività, che debbono sempre essere compiute sotto la vigilanza diretta di un medico inviate dalla Unità di Igiene Pubblica".
"E’ comunque vero - aggiungono - che il regolamento comunale di polizia mortuaria adottato con deliberazione di consiglio comunale n.31 del 30.11.2018 ha previsto la facoltà di procedere alle esumazioni ordinarie “in qualunque periodo dell’anno, anche se è preferibile procedere nei periodi consentiti di cui all’art.84 del DPR 10 settembre 1990 n.285” (art.59), sempre secondo regole precise adottate con ordinanza del Sindaco e, sinceramente, in un periodo caratterizzato da condizioni di estrema calura, al limite della calamità naturale, non si comprende che tipo di motivazione possa essere fornita nell’adottare eventuali provvedimenti (se esistenti) che deroghino al “suggerimento” fornito dalla disciplina comunale, ovvero di “preferire” i periodi stagionali indicati dalla legge nazionale”.
Alla luce di tutto ciò, i consiglieri chiedono di sapere “a) perché le attività su descritte siano state eseguite ed autorizzate dal Sindaco (che assumendo la difesa della ditta esecutrice dimostra di essere pienamente consapevole dei lavori in corso) in periodo in cui vige il divieto imposto dalla legge nazionale; b) se il Comune, anche attraverso il contributo dell’Assessore alla Sanità che fa anche le veci del Sindaco, abbia chiesto la partecipazione ai lavori in questione dei competenti funzionari sanitari e se essi abbiano firmato i relativi verbali da consegnare al Sindaco, di cui si chiede sin d’ora copia fotostatica; c) quante siano le formali autorizzazioni all’estrazione dei resti, preliminari alla esecuzione dei lavori, di cui se ne chiede – concludono - il rilascio”.
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