di BIAGIO MERANDI
L avvocato Giancarlo Pittelli fu tratto in arresto a Catanzaro il 19 dicembre del 2019.
Fu subito rinchiuso in un carcere di sicurezza a Nuoro, e per lungo tempo venne impedito a lui e ai suoi difensori di leggere persino le 13.500 pagine della inchiesta che lo vedeva coinvolto.
Siamo in Italia, in uno Stato di diritto ( ? ), non nella Russia di Stalin, in un epoca di processi sommari e barbare esecuzioni.
Giancarlo Pittelli come Nikolaj Bucharin, accusato di Trotskismo e condannato a morte nel 1938!
Un paragone forte, pesante, me ne rendo conto, ma non del tutto improprio. Non vi è una condanna alla pena capitale certo, ma una persecuzione giudiziaria bella e buona come la si potrebbe definire?
Quando la dignità di un individuo viene violentata, il diritto alla presunzione di innocenza polverizzato e un processo trascinato per anni, oltre ogni " ragionevole durata " non viene forse giustiziato lo Stato di diritto?
« Pittelli era l anello di congiunzione tra il mondo di sopra e il mondo di sotto. Il raccordo tra la mafia e la società civile, tra la mafia e la massoneria ».
Queste sono le motivazioni, testuali, alla base del suo arresto e trattenimento in carcere, nel processo del procuratore Nicola Gratteri Rinascita- Scott.
Sono trascorsi due anni, ma Pittelli deve ancora stare in carcere, e non se conosce il motivo, dal momento in cui nessun capo di imputazione è stato accertato. Anzi, corre l obbligo, anche morale, di ricordare, o portare a conoscenza, che le stesse accuse mosse dapprima a Pittelli hanno subito alcune modifiche nel corso del procedimento, cosicché da " mafioso ", l avvocato è diventato " concorrente esterno ".
Ma sempre in carcere, al pari di un boss criminale di lungo corso!
Giancarlo Pittelli oggi è un uomo distrutto, che ha deciso di non mangiare più per protesta, e che vede la propria vita consumarsi nell ingiustizia.
Non è civile una Nazione che consegna in pasto all'opinione pubblica un proprio cittadino senza la piena incontrovertibilità delle prove di accusa.
Oggi ci stiamo rendendo tutti complici di un atto gravissimo, permettendo che la vita di un uomo si spenga lentamente tra una comune indifferenza e avallata da una cultura del sospetto che sta demolendo il sistema giustizia e gettando sale sulle macerie.
Auspico una presa di posizione forte e decisa da parte della ministra Marta Cartabia, affinché possa rinascere quel senso di giustizia limpido e profondo che ha accompagnato la vita e il lavoro dei giudici Falcone e Borsellino, sino alla morte.
Un abbraccio forte a Giancarlo Pittelli
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