Caso Sant'Anna Hospital a Catanzaro. Il nodo della verifica sull'accreditamento

di GABRIELE RUBINO

Sono mesi complicati per la clinica Sant'Anna Hospital. La struttura catanzarese, ritenuta un'eccellenza, non deve soltanto fare i conti soltanto con l'inchiesta giudiziaria 'Cuore Matto' che ha portato al sequestro di 10,5 milioni di euro e con una serie di battaglie legali con l'Asp fra cui spicca un ipotetico doppio pagamento da 17 milioni, ma ci sono anche altri 'problemini' amministrativi. 

Come denunciato dai consiglieri regionali Filippo Pietropaolo e Francesco Pitaro c'è un blocco nei pagamenti per le prestazioni rese durante quest'anno. Il motivo, da quanto appreso da fonti qualificate, è da ricondurre all'avvio di una verifica sulla sussistenza dei requisiti di accreditamento della stessa struttura. Un controllo che parte a ritroso dal 2017 e che non è limitata semplicemente all'Utic (Unità di Terapia Intensiva Coronarica) che, secondo l'ipotesi della Procura sarebbe stato dal 2013 al 2019 un reparto "fantasma", ma all'intero accreditamento. Da qui la mancata sottoscrizione del contratto con l'Asp, essendone il presupposto. 

L'iter, nonostante i solleciti, non sarebbe celerissimo. La Regione Calabria, con l'Ota (organismo tecnicamente accreditante), attende ancora gli esiti dei lavori della commissione dell'Asp. Da quel momento toccherà all'organismo regionale. Nel frattempo il contratto è bloccato, così come le liquidazioni. Sant'Anna Hospital ha assegnato il tetto di spesa più elevato (per singolo erogatore privato) di tutta la Regione. Circa 29 milioni di euro all'anno per l'assistenza ospedaliera. Adesso, mentre il personale è preoccupato per il futuro, la clinica chiede 20 milioni. Ma ancora deve aspettare.   

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