"Diventa sempre più necessaria la rimodulazione del posizionamento in Italia delle Comunità Arbereshe, la Minoranza etnico – linguistica più longeva al Mondo. Quella degli albanesi d’Italia che da oltre 600 anni custodisce la propria lingua e la propria identità rappresenta la massima espressione di integrazione sociale e culturale in Europa, con umiltà, fede, determinazione e coraggio. Non basta – dichiara Cataldo Pugliese – non è sufficiente ciò che le istituzioni hanno fatto e continuano a fare. I valorosi intellettuali arberesh al fianco di Garibaldi durante l’unità d’Italia, avvenuta ormai oltre 160 anni fa, non lo avrebbero mandato a dire".
"Quegli stessi eroi in prima linea per l’unità del paese, in prima linea durante i moti cosentini non avrebbero per nulla sopportato i soprusi subiti da una politica assente e per nulla riconoscente del proprio popolo. Un fazzoletto di Italia caratterizzato da una cultura diversa composto da 50 comuni, da un sapere diverso fatto da qualche centinaio di migliaia di persone e da un essere orientale, necessita oggi più che mai di riconoscimento e rispetto morale".
"I confini non esistono più come ripetutamente sosteneva uno dei sociologi più famosi del mondo, Zygmunt Bauman; l’umanità deve imparare a collaborare attraverso il dialogo, le diversità arricchiscono e rendono creativi gli esseri umani. Nel prossimo secolo c’è la necessità di unire in un nuovo matrimonio potere e politica e di sviluppare l’arte di coabitare tra culture diverse. Nessuno più del popolo Arbereshe può testimoniarlo in Italia e in Europa".
"Quelli dell’integrazione e dell’inclusione sono temi su cui bisogna investire sempre più per la crescita sociale ed economica del nostro paese - continua Pugliese – “ci battiamo da anni evidenziando l’esperienza degli arbereshe, l’accoglienza non è in antitesi con identità, è necessario destinare la dovuta importanza sui temi dell’integrazione e dell’inclusione. Il 5% della popolazione italiana, 2,5 milioni di parlanti ha come lingua materna una lingua diversa dall’italiano. Se a tutto ciò aggiungiamo le nuove minoranze e i nuovi flussi migratori, ci si rende conto che è arrivata l’ora di rivedere e riformare la legge 482/99 che tutela le minoranze etnico linguistiche. Anzicchè ridurla quasi a farla scomparire, occorre invertire la rotta puntando su nuove strategie di politiche sociali ed economiche, che ascoltino i diritti e che valorizzino le identità, pensando ora più che mai ad una grande Europa Mediterranea".
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