Catanzaro. All'Istituto Agrario, lezioni di natura al tempo della pandemia

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Il professore Giovanni Spampinato, ordinario di Botanica presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria, intento a raccogliere un campione di suolo sotto alcuni esemplari di Acacia saligna sulle dune di Santa Caterina
  27 maggio 2021 17:41

L’Istituto Tecnico Agrario “V. Emanuele II” di Catanzaro, conferma anche in questi giorni di pandemia la sua autentica ed insuperata vocazione per un ambientalismo scientifico di elevato profilo. Un’attitudine declinata attraverso la capacità di promuovere, anche assieme ad altri soggetti, proposte di grande significato conservazionistico – fondamentale, ad esempio, il contributo dell’istituto alla nascita delle ormai famose Dune di Giovino – od anche portare a casa reiterati clamorosi successi in altrettanti concorsi di progettazione di sentieristica ambientale-culturale banditi dall’Unical.

Alcuni membri della spedizione botanica nel catanzarese organizzata dall’Istituto di Botanica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria mentre effettuano dei rilievi fitosociologici nel popolamento di Cenchrus setaceus nei pressi di Soverato Superiore (CZ)

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La storica scuola catanzarese, retta già da alcuni anni dalla  dirigente scolastica Rita Elia, oltre al successo della campagna commerciale social dei prodotti dell’istituto, vino in testa, ideata e realizzata dall’eclettico direttore dell’azienda agraria Alberto Carpino, può oggi anche vantare la sorprendente longevità del Progetto Calabrian Native, giunto ormai alla settima edizione. Il progetto, da tempo parte integrante della proposta didattica del corso di Biologia delle classi seconde della sede di Catanzaro, punta alla sensibilizzazione degli allievi circa la necessità di conoscere e contrastare, con le armi della scienza botanica, la diffusione delle piante esotiche nel nostro territorio. Quella delle specie aliene invasive è un’emergenza di carattere planetario, capace di costituire, da sola, la seconda causa di perdita di biodiversità della Terra, subito dopo la distruzione diretta degli habitat naturali.

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Consapevoli di questa grave problematica, già molti anni fa, all’Istituto Agrario di Catanzaro hanno pensato bene di formulare una specifica proposta didattica la quale, sulla base di una sintetica trattazione teorica, e soprattutto della genuina laboratorialità che contraddistingue tradizione e modernità di questa scuola, potesse offrire agli allievi l’opportunità di sperimentare “sul campo” tematiche di grande attualità, quali l’escursionismo didattico naturalistico (vere e proprie lezioni open-air sulla considerevole fitodiversità del Parco della Biodiversità Mediterranea), il lavoro nelle serre dell’azienda agraria per la propagazione delle specie autoctone, e perfino applicare i principi base della sicurezza sul lavoro ed indossare correttamente i dispositivi individuali di protezione. Queste insomma le coordinate essenziali del Calabrian Native, un progetto didattico così unico nel suo genere che qualche anno fa è stato finanche presentato tra i lavori di un convegno internazionale di Botanica in Croazia. Purtroppo, le disposizioni conseguenti la crisi pandemica, ed anche una certa comprensibile prudenza, hanno compresso terribilmente gli spazi utili alla realizzazione di un’esperienza così complessa e significativa, relegando gran parte delle attività progettuali ad una decisamente meno entusiasmante didattica teorica somministrata perlopiù on-line.

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L’opportunità di condividere con gli allievi l’emozione e l’elevato valore formativo dell’attività outdoor si è presentata proprio qualche giorno fa, in occasione della visita a Catanzaro di un gruppo di botanici dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria: il Prof. Giovanni Spampinato, il Prof. Carmelo Musarella, la dottoranda Valentina Laface e la laureanda Giulia Montepaone, già allieva dell’Istituto ed ora prossima a concludere il proprio brillante percorso universitario a Reggio Calabria. La stima reciproca che caratterizza i rapporti tra gli accademici reggini ed alcuni docenti dell’istituto catanzarese ha da tempo propiziato una serie di collaborazioni didattiche, ma anche diverse attività in comune di ricerca scientifica. Pertanto, è apparsa da subito imperdibile la possibilità di approfondire le tematiche tanto care al Progetto Calabrian Native avvalendosi delle competenze supplementari offerte dai professori di Reggio Calabria. Il docente curricolare di Biologia ha quindi tenuto la sua lezione in DAD, in via del tutto straordinaria, non già dal proprio alloggio, come ormai consueto, ma direttamente dai siti visitati dal gruppo di lavoro.

Le località oggetto di indagine sono situate nei pressi di Soverato Superiore e sulle dune di Santa Caterina, scelte non a caso per la massiccia presenza di alcune specie esotiche particolarmente invasive, come il Cenchrus setaceus (Poaceae) e Acacia saligna (Fabaceae). Piante il cui accattivante aspetto estetico non deve affatto ingannare sulla capacità di tali specie di invadere i nostri ambienti naturali e seminaturali, ossia provocare le cosiddette bioinvasioni, che soppiantano completamente la flora autoctona e provocano deleteri fenomeni di collasso ecosistemico, imputabili principalmente alla scomparsa della biodiversità nativa.

I docenti dell’Università Mediterranea hanno preso a turno la parola, prestandosi di buon grado ad offrire il proprio contributo all’originale lezione “dal campo” offerta ai fortunati allievi dell’Istituto Agrario. Per questi ultimi, la possibilità irripetibile di vedere confermati, dalla diretta voce di scienziati assai autorevoli, quanto già anticipato dal loro docente, ma anche per fare un primo assaggio della qualità della formazione accademica della “Mediterranea”, che sicuramente vedrà impegnati alcuni di loro negli anni a venire nella prosecuzione degli studi. Queste ardite lezioni di Natura al tempo della pandemia, costituiscono un modo assai concreto per interpretare proficuamente il principio di leale collaborazione tra istituzioni dello Stato, nell’interesse dell’utenza certo, ma anche, evidentemente, della conservazione dell’ambiente naturale. E tale approccio, non rappresenta forse anche un approccio parecchio creativo all’utilizzo di un semplice smartphone? In attesa di poter liberamente svolgere attività escursionistica, didattica e scientifica in presenza, eventualità sperata prima di tutti proprio dai docenti dell’Agraria, che hanno fatto dell’outdoor environmental education uno dei loro cavalli di battaglia, era difficile immaginare si presentasse una opportunità così ghiotta. L’emozione diretta del contatto con l’ambiente naturale è senza dubbio esperienza insostituibile, ma all’Istituto Agrario del capoluogo calabrese sono riusciti a dimostrare, grazie anche a questa inedita versione digitale del Progetto Calabrian Native, che competenze e creatività costituiscono ancora oggi il migliore e più efficace strumento al servizio della formazione dei propri allievi

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