Catanzaro Bene Comune: “Chi lotta contro l’autonomia differenziata?”

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  12 gennaio 2024 07:37

Nota del movimento Catanzaro Bene Comune. 

 Era il 13 dicembre 2023 quando, a Catanzaro, il sindaco della città capoluogo di regione, Nicola Fiorita, chiamava a raccolta i sindaci delle città capoluogo di provincia - la Sindaca di centro-destra di Vibo Valentia, pur invitata, non ha partecipato a causa di inderogabili impegni – per dibattere sul disegno di legge dell’Autonomia Differenziata, portato avanti con pervicacia dal bergamasco senatore leghista Roberto Calderoli, che da ben trentadue anni siede in parlamento come deputato e senatore ed attualmente ricopre l’incarico di Ministro per gli affari regionali e le autonomie nel Governo Meloni.

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Prima che si componesse il tavolo dei partecipanti, al quale si sono seduti i sindaci Voce di Crotone, Caruso di Cosenza e Falcomatà di Reggio Calabria, e il barese Antonio Decaro, sindaco della sua Città oltre che Presidente dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), il Sindaco Fiorita ha chiarito categoricamente quali fossero le finalità dell’incontro “Non si tratta certamente della nascita di un partito dei Sindaci” – sono state le sue parole – “né di un’iniziativa volta ad assumere un posizionamento politico. Piuttosto noi vogliamo rilanciare un tema centrale. Che è quello dell’autonomia differenziata, che riteniamo potenzialmente la pietra tombale su ogni prospettiva di sviluppo del Sud”.

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Su quest’ultimo concetto, il Sindaco Fiorita, dopo avere corretto prontamente un suo lapsus che lo stava portando a dichiarare che il ddl Calderoli, più che tombale, sarebbe la “pietra tromb…” (abbiamo riascoltato la registrazione audio) delle prospettive di sviluppo del Sud, ha precisato che l’Autonomia Differenziata è “ispirata alla filosofia del dare di più ai ricchi, e di comprimere le risorse a disposizione del Sud. Esattamente la filosofia opposta” – ha sottolineato – “a quella su cui si basa ogni comunità che vuole stare insieme e che della giustizia sociale e della solidarietà fra i territori fa la sua ragion d’essere”.

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Insomma, dichiarazioni d’intenti abbastanza moderate e già ascoltate all’infinito durante questi ultimi anni, compresa la consueta e banale presa di posizione che il DDL Calderoli debba essere rigettato in toto se non vengono preventivamente definiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP); dello stesso tenore, pure se con differenti livelli di accaloramento oratorio, sono stati gli interventi degli altri sindaci e del presidente dell’ANCI, che sono sembrati tutti concordemente più alla ricerca delle proprie colpe (la modifica nel 2001 del Capo V della Costituzione ad opera di una maggioranza di centrosinistra) che di una strategia forte e unitaria per opporsi all’approvazione del DDL Calderoli.

Oggi che il progetto leghista di disgregazione dell’unità nazionale ha ricevuto l’aperto appoggio della premier Meloni, che volutamente ignora i dati Banchitalia e Svimez con riferimento all’aumento dei divari regionali e, in particolare, alla situazione del Meridione d’Italia che viene definito come area di sottosviluppo permanente, in accordo con l’Unione Europea che lo classifica come l’area più sottosviluppata dell’UE assieme a una sottoregione della Bulgaria; oggi che mancano pochi giorni all’inizio dell’iter parlamentare del DDL Calderoli con l’avvio della discussione in Senato; oggi che certa politica nordista preme per la reintroduzione delle gabbie salariali in favore dei lavoratori del Nord; oggi che viene definanziato per il corrente anno 2024 e per quelli futuri il fondo di perequazione infrastrutturale, di circa 300 milioni di Euro annui, che doveva servire al Sud per mitigare il gap verso il Nord Italia; oggi che accadono tutte queste cose, ci domandiamo quali siano state le attività poste in essere dal Sindaco Fiorita, e dai suoi omologhi calabresi, per tentare di contrastare l’approvazione del regionalismo differenziato, quali le iniziative politiche per sollecitare la definizione dei LEP in Parlamento, quali gli incontri e quali le riunioni con altre realtà meridionali per  costituire una rete di resistenza contro l’obiettivo del DDL Calderoli di lasciare il Sud in ritardo e convincere i meridionali e i suoi giovani ad andare via.

Aspettiamo con ansia di ricevere risposta ai nostri interrogativi e, sperando che possa trattarsi solamente di un deprecabile difetto di comunicazione, non nascondiamo la nostra sensazione di trovarci di fronte al più classico “Armiamoci e partite” e che tocchi ancora al variegato mondo dei Movimenti e delle Associazioni di condurre le lotte che la politica fa finta di voler combattere, salvo poi stringere accordi e compromessi attenti più all’autoconservazione e al mantenimento del potere che al bene dei cittadini.

 

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