di EMANUELE CANNISTRÀ
Il 27 agosto 1943, Catanzaro ha vissuto uno dei momenti più drammatici della sua storia. La città fu colpita da bombardamenti, e in poche ore di terrore, molte vite, sia civili che militari, furono spezzate. Il dolore si diffuse tra le famiglie, nelle strade e nelle coscienze di una comunità che pagò un prezzo altissimo per la follia della guerra.
Per non dimenticare quel sacrificio, qualche anno fa è stato eretto un monumento nel cimitero urbano di via Paglia, dedicato ai caduti. In quel luogo sacro sono state deposte le casse con i resti delle vittime del bombardamento, insieme a quelli di militari catanzaresi che, in altre città, combatterono e morirono per la libertà dell’Italia e per la fine del regime autoritario. È un segno tangibile che invita alla riflessione, al rispetto e, soprattutto, alla gratitudine verso chi ha sacrificato la propria vita.
Il cappellano del cimitero urbano, Mons. Andrea Perrelli, ha più volte richiamato la città e le istituzioni all’importanza della memoria. Ricordare il 1943, sottolinea, deve essere motivo di orgoglio, ma anche di responsabilità verso il presente. Perché se allora la morte arrivava con il fragore delle bombe, oggi il peso sul cuore della comunità è un silenzio diverso, quello che circonda gli obitori cittadini.
Proprio il cappellano ha denunciato più volte la situazione: le camere mortuarie sono ormai piene, e molte salme aspettano da tempo una sepoltura dignitosa. Questa è una ferita che offende la dignità dei defunti e il dolore delle famiglie, aggravata dall’incapacità dell’Amministrazione di trovare soluzioni concrete, nonostante le numerose segnalazioni.
Le parole di Mons. Perrelli possono infastidire qualcuno, ma non possono essere ignorate: chi non ha il potere di risolvere, ha comunque il dovere morale di denunciare. E in questo grido risuona lo stesso spirito di chi, nel 1943, non ha mai smesso di sperare in un’Italia più giusta e più umana.
Mercoledì 27 agosto, alle ore 10:55, le campane della Chiesa del Rosario suoneranno con lenti rintocchi, richiamando i catanzaresi a un momento di raccoglimento. Un segno semplice, ma denso di significato: ricordare le vittime del bombardamento, e insieme i “dormienti” che giacciono negli obitori, ancora in attesa di una degna sepoltura.
Un giorno da non dimenticare, dunque. Un giorno che unisce passato e presente, memoria e responsabilità, dolore e speranza. Perché il rispetto dei morti è il primo atto di civiltà verso i vivi.
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