Catanzaro, Celia: "Indignato dall'attacco di Riccio, uno che ha fatto molto per la città e ancor di più per il proprio vicinato"

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Fabio Celia
  18 dicembre 2023 10:01

di FABIO CELIA

 Sono indignato e sorpreso per essere stato oggetto di un attacco veemente di un collega consigliere che risponde al nome di Eugenio Riccio. O, se preferite, Capitan Padania di Lido. Luogotenente del suo attuale punto di riferimento politico, Matteo Salvini, a Marina. Perché fuori da tale zona nessuno lo conosce, come del resto non lo conosce lo stesso leader leghista. Non fosse altro perché Riccio è uno da sempre abituato a stare un po' di qua e un po' di là. Come dice lui stesso, per ragioni di opportunità. Adesso, però, si è messo a dispensare lezioni di vita. Ma può farlo con chi come lui vivacchia in Consiglio, appunto un po’ di qua e un po’ di là, da tantissimi anni. Non certo con me. Che pure, lo ammetto, non ho una nobile storia fra i banchi di Palazzo De Nobili come la sua. Che parte da lontano. Anzi, da lontanissimo. Dal sindaco Rosario Olivo nel 2006. E dalla sinistra-sinistra dell'Unione a guida prodiana in Italia e di Rosario Olivo sui Tre Colli. Sì, proprio così. 

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E ancor più precisamente da un movimento civico denominato Catanzaro nel Cuore, costituito dal compagno Roberto Talarico. Poi, da lì, il ritorno alla casa madre della destra-destra con Michele Traversa prima e Sergio Abramo poi. Fino al 2017, anno del nuovo approdo a sinistra con un Enzo Ciconte però rapidamente abbandonato dopo la sconfitta per mimetizzarsi nel Misto fino a mettersi in scia all'attuale presidente del consiglio regionale Filippo Mancuso nell'alveo del Carroccio. Roba da record o da mal di testa, insomma. Di uno che ha comunque fatto molto per la città e ancor di più per il proprio… vicinato. Che in una certa fase ha inizialmente contestato Abramo e a seguire, per divina provvidenza, guidato una Commissione strategica proprio sotto l'egida del… nemico giurato. Malgrado ciò, spacciandosi ora per il nuovo ora per l'usato sicuro. Ma sempre al governo della città, con chiunque fosse al potere in un dato frangente. Bravo Riccio! Campione del mondo nel predicare bene e razzolare male. Ecco perché ricordo non a lui, che pure ha avuto l'impudenza di parlare della mia presunta evanescenza nell'esercizio del mandato di amministratore, ma a esclusivo beneficio della Verità dei fatti inconfutabili. Ovvero che il sottoscritto nella prima consiliatura, per me peraltro durata meno di 3 anni prima delle dimissioni che in pochissimi hanno rassegnato sebbene un'indagine su quasi l'intera assemblea, ha presentato circa 35-40 interrogazioni per verificare affidamenti diretti e bandi di gara confezionati su misura per i soliti noti. 

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Oltre ad aver contestato il modus operandi clientelare in Comune. In cui noi stiamo invece lavorando per sistemare i conti e dare luce alla città. Ma senza figure controverse come Riccio, che dopo aver sostenuto Valerio Donato nella corsa per diventare sindaco ha tentato di entrare in maggioranza con Nicola Fiorita. Stavolta, grazie al Pd, però perdente con i giochini di riciclaggio e trasformismo e respinto nonostante le ripetute avances. Così da esser relegato al secondario scomodo ruolo di novello: Eugenio da Giussano di Lido. Che inviperito per questo, e per altro, si è pure permesso di criticare la nomina del mio avvocato Eugenio Perrone, stimato per grandi doti professionali con clienti su tutto il territorio nazionale, al vertice dell'Amc. Società per cui sarà un valore aggiunto. Mentre c'è da interrogarsi sugli incarichi del suo, di avvocato. Quell'Antonio Lomonaco, pur valido professionista, che però viaggia a livelli più elevati, vantando rapporti prestigiosi in ambito regionale. In un Palazzo Campanella dove gode del fatto di assistere il consigliere camaleonte della Lega. Che sono certo abbia il coraggio di chiarirci tutto pubblicamente".

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