Catanzaro, Cimino: "La villa ritrovata nella città da ritrovare e bravi i ragazzi che ce l'hanno riportata"

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Franco Cimino
  28 giugno 2023 16:39

di FRANCO CIMINO


Da domani non ci potremo vedere “da Margherita”. Almeno per questa estate. La bella manifestazione, che per circa due settimane ha riempito la Villa Comunale di interessanti iniziative artistico-culturali, stasera calerà il sipario. Lo fa con una serata con il botto, auspice quel cuore pulsante di generosità e cultura di Nunzio Belcaro, che con la sua Ubik, ha coperto di autori e di presentazioni, e di discussioni intorno a loro, quasi per intero lo spazio davanti al palco della musica. Il palco dalla vista antica, che fa bella mostra di sé all’ingresso del nostro breve, elegante saliscendi, parco verde. Fa mostra anche di fiducia e di speranze nuove. Dicevo del botto, “ Vito Teti, uno dei più robusti uomini di cultura della Calabria a cavallo dei due ultimi secoli, parlerà, anzi si farà domandare, sul suo libro di successo “ La Restanza”.

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Un libro particolare, in cui all’analisi storico, antro-sociologica, si aggiunge una lezione, “ anacronistica” quasi, sul valore dei luoghi e su quello, assai più significativo, di curarli, attraverso una sorte di “dirittodovere” di restare. Anzi, di non partire, che non è affatto la stessa cosa. Ma di questo non voglio dire più, ci penseranno Nunzio e Vito, e di certo anche i cultori più sensibili della nostra terra che saranno numerosi questa sera. E, ancor più certamente, il sindaco e Felice, il poeta narratore più felice della nostra terra. Di più, del nostro entroterra, quella breve strada di“ e camina camina”, che in breve tempo dal mare ti porta sulle nostre piccole montagne della Sila, fino a quella più alta, e, come dice lui, per nulla aspra, dell’Aspromonte. Ma torniamo a Margherita. Alla Villa, oserei dire storica e romantica della nostra Città. Il lavoro svolto dai fratelli Rizza e dai loro numerosi amici, con l’aggiunta di un notevole coraggio di ritornarci con la stessa idea dopo quattro anni dall’ultima promozione, è stato davvero interessante. Molto ma molto interessante. Non so quanto siano state le presenze, se molto o poche a seconda delle aspettative di organizzatori e spettatori e dei diversi criteri di valutazione. Io non ci sono potuto andare tutti i giorni e non sempre le mie presenze hanno tirato fino a tardi. Non posso, pertanto dire in tal senso. Posso però affermare che le iniziative autenticamente culturali, e questa lo è, non si misurano subito con i numeri. Ma solo con la qualità della proposta. E con l’intelligenza di sostenerla. “ Ci vediamo da Margherita” titolo accattivantte e volutamente ambiguo, sprona le istituzioni a valorizzare il luogo, sollecita la Politica a cambiare visione della Città, incoraggia i catanzaresi a riappropriarsi del loro giardino, nel contempo rimproverandoli di averlo abbandonato. Ché la Città, si tarda ancora a capirlo, è di chi la ama, la respira pienamente, la difende sempre. Anche contro le proprie pigrizie, i propri egoismi. E quella rassegnazione che ci prende quando lasciamo che la politica non faccia ciò che le si impone, mentre i politici tradiscono sia la politica sia i cittadini. Questi giorni di festa della cultura e di spettacoli, dal cinema alla musica Jazz, dimostrano che in Villa, che anch’io continuo a chiamare con il nome con cui da ragazzo marinoto l’ho conosciuta, cioè Villa Trieste, si possono fare mille cose. Dimostrano che essa può essere goduta da tutti. Che in essa si possono organizzare molti eventi, dai matrimoni ai concerti, dai dibattiti agli aperi-lettura. Dal cinema d’estate al teatro all’aperto. Andare “ alla villa”, che un tempo era un modo di mandare a quel paese l’amico o sfotticchiare chi non ci piaceva, ( “ma va, va, vattinda a la villa”) è passeggio salutare per i catanzaresi di tutte le età e condizioni fisiche. Si trova proprio in pieno Centro Storico. Ci possono andare tranquillamente le famiglie, specialmente quelle con figli piccoli. E le scuole, quando volessero decidersi di fare lezioni sotto il cielo e a contatto con la natura. Possono andarci gli studiosi, i pensatori e i poeti, come le persone che vogliano soltanto leggere un libro al suono delle fronde degli alberi misto al canto degli uccelli e alle voci dei bambini che giocano. È piccola, la nostra Villa, ma può concorrere, con la crescita del verde urbano e il recupero dei nostri parchi e pinete, a fare di Catanzaro un comune tra i più verdi d’Italia. È prezioso questo grande giardino urbano, per la varietà di piante che lo abitano e per le sculture che lo “ informano” della storia antica del Capoluogo. Villa Trieste in Margherita, è ricchezza corrispondente al vecchio detto di mio padre “ cu pocu ava caru tena.”

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E, allora, dobbiamo tutti impegnarci, le istituzioni in particolare, per rafforzarne il valore, tutelando questa ricchezza nel modo che essa richiede. E con urgenza. Ristrutturarla in quelle parti che sono andate ammalorando per l’incuria e l’abbandono subite. Sono parti notevoli, in dimensioni e anche in importanza, considerato che sono anche di collegamento con zone strategiche tanto belle quanto sconosciute ai più. Si trovano in basso sulla destra, dove ancora resistono campetti sportivi plurivalenti. Quando scende il buio con l’aiuto di una fioca illuminazione pubblica, quel posto diventa ricettacolo di fragile umanità e di scambi di sostanze venefiche tra chi si isola da un contesto tormentoso che prima non lo tutela, poi non lo comprende, infine l’abbandona. Impegnare le buone risorse per fare più bella e sana la nostra Villa, non è solo atto doveroso sul piano morale e politico. È opera autenticamente umana, in cui vi è ogni ricchezza. Da quella prettamente economica a quella culturale. Coltivare la Bellezza attraverso la cura delle piccole grandi cose, è curare la vita. È salvare il mondo. È fare di Catanzaro davvero la Città più bella. Città degli abbracci e della sicurezza. Guida autentica di una Calabria che si rinnova nel profondo.

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