Catanzaro, condannato ex dipendente camerale per induzione indebita

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  06 ottobre 2025 12:31

Il Tribunale di Catanzaro, nella giornata del 3 ottobre 2025, ha condannato Sebastiano Trovato, ex dipendente della Camera di Commercio di Catanzaro, alla pena di quattro anni di reclusione, oltre all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, alla estinzione del rapporto di impiego con la Pubblica Amministrazione e al risarcimento dei danni patrimoniali e d’immagine in favore dell’Ente camerale, costituitosi parte civile con il patrocinio dell’avvocato Vincenzo Arnò. L’imputato, difeso dall’avvocato Natalino Pileggi, era accusato del reato di induzione indebita a dare o promettere utilità ai sensi dell’art. 319 quater del codice penale.

I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il 2018 e il 2019, quando Trovato, nella sua qualità di pubblico ufficiale e in servizio presso l’Ufficio Imprese, Albi e Ruoli della Camera di Commercio, avrebbe indotto un imprenditore, Andrea Rotundo, a versargli somme di denaro in cambio della cancellazione di debiti per circa 300.000 euro nei confronti dell’INPS, derivanti da omessi versamenti contributivi, e della chiusura della sua attività commerciale dal Registro delle Imprese.

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La sentenza del Tribunale accoglie in pieno la tesi sostenuta dal Pubblico Ministero e dal legale della parte civile, ritenendo provato il comportamento induttivo e l’abuso di funzione da parte dell’imputato.
Una decisione che si pone in contrasto con la pronuncia della Corte d’Appello di Catanzaro del 2024, la quale, giudicando in abbreviato il coimputato Andrea Rotundo, aveva riqualificato il reato in truffa aggravata, riconoscendo quest’ultimo come vittima della condotta del Trovato e quindi assolvendolo.

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La vicenda giudiziaria trae origine dal procedimento avviato nel 2021, quando l’ex dipendente era stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver abusato del proprio ruolo istituzionale a fini personali (LEGGI QUI). 

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Con la sentenza del 3 ottobre, il Tribunale di Catanzaro ha dunque chiuso il primo grado del processo, riconoscendo la gravità della condotta e la lesione all’immagine dell’Ente pubblico, a conferma della linea di fermezza nel contrasto a ogni forma di abuso e corruzione nella Pubblica Amministrazione.

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