Ricorre nel mese di maggio la giornata mondiale dedicata alla fibromialgia, una patologia invisibile quanto dolorosa, spesso difficile da diagnosticare. Proprio per far luce su quando ancora resta da dire e da conoscere a molti, quest’anno, l’ambulatorio di medicina del dolore dell’UOC di Farmacologia Clinica e Farmacovigilanza dell’AOU Mater Domini di Catanzaro (Direttore Prof Giovambattista De Sarro), di concerto con il Centro di Ricerca FAS@UMG dell’Università degli Studi di Catanzaro (Responsabile Prof.ssa Rita Citraro) e la Scuola di Specializzazione in Farmacologia e Tossicologia Clinica (Direttori Luca Gallelli e Rita Citraro), ha voluto, in tutta sinergia e professionalità, accogliere gli utenti che ne hanno fatto rischista, presso l’ambulatorio di medicina del dolore. L’iniziativa si è concretizzata attraverso la messa a disposizione di un consulto gratuito al fine di diagnosticare o scongiurare questa patologia invisibile che, da diversi anni, risulta essere inserita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nella Classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati.
Un progetto di ricerca dall’alto valore scientifico ma anche umano, capace di guardare al dolore altrui, attraverso occhi e braccia competenti, frutto della sinergia e della concretezza di più professionalità. Denominatore comune: “La presa in carico globale del paziente con dolore” che coinvolge, oltre le succitate Unità anche l’Università di Catanzaro, la Società Italiana di Farmacologia (delegato Regionale Luca Gallelli) e la Società Italiana di Medicina Generale Calabria (Delegata ai progetti con SIF Dott.ssa Lucia Muraca e Dott Franco Corasiniti Referente dolore SIMG Calabria )”.
Noi de La Nuova Calabria abbiamo discusso della tematica con alcuni dei organizzatori, la Dottoressa Lucia Muraca,Componente del gruppo di studio nazionale dolore e cure palliative SIMG, il professore Luca Gallelli , delegato regionale per la Società Italiana di Farmacologia e il Professor Stefano Coaccioli, past president AISD, Associazione italiana per lo studio del dolore.
L’intervista:
Dottoressa Muraca, perchè una giornata dedicata allo screening sulla fibromialgia?
Una diagnosi precoce e trattamenti tempestivi e appropriati influenzano positivamente la storia clinica del paziente con sindrome fibromialgica, con ricadute favorevoli a livello clinico, psicologico, sociale ed economico. Tuttavia, permangono notevoli problemi di tempestività della diagnosi, accesso alle terapie e presa in carico adeguata ed efficace dei pazienti. Motivo per il quale l’ambulatorio di medicina del dolore dell’UOC di Farmacologia Clinica e Farmacovigilanza dell’AOU MATER DOMINI DI CATANZARO (Direttore Prof. Giovanbattista De Sarro) ha aperto le sue porte all’ascolto di un grido di dolore spesso sottovalutato. Questa giornata nasce per far conoscere un dolore diffuso e sordo, per una malattia considerata “fantasma” per rendere visibile l’invisibile, per porsi vicino al paziente con dolore. Un progetto di ricerca significativo, quello in questione, reso possibile anche grazie alla collaborazione e all’impegno di più professionalità accomunate da un unico grande obiettivo “la presa in carico globale del paziente con dolore” che coinvolge, oltre la succitata Unità anche l’Università di Catanzaro CON IL CENTRO DI RICERCA (DIRETRICE Prof. Rita Citraro),la Società Italiana di Farmacologia (delegato Regionale il Prof. Luca Gallelli), la Società Italiana di Medicina Generale AISD associazione nazionale studio dolore di cui io stessa ne sono componente.
Dottoressa Muraca quale è il ruolo del medico di medicina generale nel processo diagnostico terapeutico di un paziente con sospetta sindrome fibromialgica?
Il medico di famiglia è il primo punto di riferimento per il paziente e questo è un postulato fondamentale e che caratterizza l’unicità di questa figura capace di contestualizzare il quadro clinico del paziente in un contesto più ampio che è la sfera biopsicosociale del paziente. IL MEDICO DI MEDICINA GENERALE rappresenta il pilastro delle cure primarie: solitamente è il primo contatto tra il paziente e il Sistema Sanitario, e instaura un rapporto continuativo con i malati. Spetta dunque a lui identificare eventuali fattori di rischio, segni e sintomi legati alla fibromialgia, valutare la necessità di indagini approfondite o rinviare il paziente a uno specialista; può quindi dare un contributo determinante per evitare ritardi diagnostici, complicanze e prescrizione di terapie inadeguate. Inoltre, ha un ruolo essenziale nel responsabilizzare pazienti e familiari, fornendo informazioni sulla malattia, sulla sua evoluzione e sull'efficacia e tollerabilità dei trattamenti disponibili. È ampiamente accettato che la gestione del paziente affetto da fibromialgia , e in generale dei pazienti con malattie croniche, necessiti di un approccio integrato. Questo comprende il medico di medicina generale (MMG), gli specialisti di riferimento (reumatologi e algologi) nonché altri professionisti sanitari che entrano in gioco in diversi momenti del percorso assistenziale. La pandemia di Covid-19 ha messo in evidenza la necessità di nuovi modelli di presa in carico del paziente a livello territoriale, soprattutto per la gestione dei pazienti cronici e fragili, ed un paziente con dolore lo è. Quello che manca oggi sul territorio è una rete che metta a disposizione del cittadino, in maniera capillare, e in modo sinergico, tutte le competenze migliori e necessarie per la sua salute. Questo sistema non è più sostenibile: ai cittadini bisogna garantire, insieme, tutte le professionalità a disposizione. E bisogna garantirle in un sistema di team orizzontale, dove non c’è una competenza predominante ma una sinergia di competenze e saperi. Un team multiprofessionale con il medico di medicina generale ed i vari specialisti. È questo il modello di erogazione delle cure che può soddisfare le domande di salute dei cittadini. Sono i medici di medicina generale il vero tessuto connettivo del nostro servizio Sanitario nazionale.
Quanto è importante “parlare” al paziente?
La comunicazione tra medico e paziente è tempo di cura, in vista di ciò, occorre dedicare del tempo al dialogo ed all’ascolto: in tal modo, infatti, si stabilisce un rapporto di fiducia che consente al paziente di descrivere liberamente il suo dolore ed ai medici, di avere informazioni importanti riguardante “la storia” di quel dolore. Attraverso il dialogo (anamnesi), si acquisiscono una serie di dati – ulteriori rispetto a quelli frutto dell’indagine tecnica sui profili fisico-clinici della patologia , indispensabili per formulare una diagnosi più precisa. E lo stesso vale anche sotto il profilo terapeutico: tramite la comunicazione si ottengono una serie di informazioni utili per scegliere il farmaco a misura del paziente. Così che, il paziente, da semplice esecutore delle direttive del medico, diventa parte stessa del processo di cura. Tutto ciò, non significa rinunciare alla scientificità della medicina, ma consente di recuperare una dimensione del sapere medico ugualmente rilevante ma troppo spesso trascurata: quella, cioè, umanistica. Ritengo che la costruzione di una relazione di cura e di fiducia “tra paziente e medico” sia un percorso informativo, di confronto e di condivisione. Secondo me è importante riuscire a far emergere il “sommerso” del paziente, e la sua dimensione rappresenta un importante indicatore dell’efficacia della comunicazione. Credo fortemente che sia giunta l’ora di far nascere una nuova era che è quella della medicina partecipata: abbattere il sommerso attraverso la responsabilità individuale del paziente, e da questo costruire un reale percorso di cura.
Qual è per lei un ingrediente fondamentale nella terapia del dolore nel paziente fibromialgico?
Credo che senza un atteggiamento di empatia, sia difficile far compiere al paziente il passo fondamentale per mettere in pratica le terapie. Se non c’è un rapporto di vicinanza credo che non si riesca a salvarli dalla condizione psicologica in cui sono precipitatati. Rendere il paziente proattivo al percorso di cura, renderlo partecipe delle scelte di cura credo che siano armi vincenti per un successo terapeutico.
Professore Gallelli, la telemedicina può essere un supporto alla gestione del paziente con dolore ed in generale nelle patologie croniche?
Le nuove tecnologie possono essere un utile supporto, devono integrare e mai sostituire la visita medica. I pazienti che sono stati visitati oggi verranno valutati in telemedicina nel successivo controllo, grazie al servizio di telemedicina offerto dall’ambulatorio del dolore. La telemedicina e in generale la teleassistenza è sicuramente un livello di evoluzione necessario alla corretta assistenza ai cronici che grazie alle tecnologie possono essere monitorati ha 24 e supportati in tutte le loro necessità anche da remoto per consentire il monitoraggio della loro condotta terapeutica e nel caso un primo intervento immediato rispetto a tempi che per svariate ragioni potrebbero allungarsi per un intervento in presenza.
Professore Coaccioli, la Fibromialgia è oggi una problematica che coinvolge e colpisce disparate persone. Quanto è importante l’attivazione sui territori di una rete volta all’informazione, al confronto e al supporto?
Attivare una rete territoriale è di fondamentale importanza per tutte le condizioni nosografiche ma anche, e soprattutto, per la sindrome FM. Una rete che unisca è che colleghi i pazienti e i loro familiari, i medici e gli operatori sanitari. La rete ha moltiplici scopi: informare pazienti e familiari, formare medici e operatori sanitari: penso non solo ai colleghi della medicina generale ma anche a tutti gli specialisti di discipline diverse che trovano di fronte a pazienti con Fibromialgia sia primitiva sia secondaria ad altre condizioni morbose
Un suo parere su questa realtà preziosa che è appunto Il centro di terapia del dolore di primo livello, attivo presso UOC Farmacologia Clinica e Farmacovigilanza dell'AOU Mater Domini, Università di Catanzaro.
L’iniziativa degli amici e colleghi dell’ateneo calabrese di Catanzaro è particolarmente lodevole proprio perché si muove sul filo rosso della informazione, della formazione e dell’aiuto ai tanti che soffrono per questa sindrome dolorosa.
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