di EDOARDO CORASANITI
Tre imputati, stesso esito: il gup di Catanzaro ha rinviato a giudizio i tre protagonisti del processo dell'operazione "Corvo", il fascicolo aperto dalla Procura di Catanzaro e coordinato dalla Guardia di Finanza e che nei mesi scorsi ha acceso i riflettori su episodi di corruzione e atti contrari ai doveri d'ufficio con al centro tre politici, un ex consigliere regionale e due consiglieri comunale. Il sostituto procuratore Graziella Viscomi, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, ha ottenuto il processo per Francesco Gironda (classe ’68) e Giuseppe Pisano (classe ’77), difesi rispettivamente dagli avvocati Valerio Murgano e Saverio Loiero iscritti nel registro degli indagati per corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e scaturisce da due avvenimenti solo apparentemente non collegati fra loro, Claudio Parente (classe ’56), difeso dall'avvocato Francesco Gambardella, che risulta indagato anche per peculato.
L’inizio del dibattimento davanti al Tribunale monocratico è fissato per il 13 dicembre 2022.
Due episodi contestati: il primo è l’approvazione di una delibera del consiglio comunale di Catanzaro (la n. 95/2018), con la quale il 13 settembre 2018 l’assise municipale deliberava favorevolmente (con il voto conforme anche di Gironda e Pisano) in ordine alla possibilità di cedere un terreno di proprietà comunale all’associazione interregionale “Vivere insieme”, operante principalmente nel settore dei servizi sanitari in convenzione.
L’altro è l’assunzione, a opera di Parente, del fratello del consigliere Gironda e della convivente del consigliere Pisano quali suoi collaboratori a tempo determinato nell’ambito della struttura speciale a sua disposizione presso il consiglio regionale.
Il 6 dicembre scorso la VI Sezione Penale della Cassazione ha disposto l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza con cui il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva confermato nei confronti dell’ex consigliere regionale Parente il sequestro della somma di 37.000, euro, cioè l’equivalente di quanto percepito da due componenti della struttura consiliare i cui contratti.
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