In fondo, nessuno vuole andare a casa. Il concetto si può girare e voltare, ma è questo. Sia lato minoranza del governo di centrosinistra, sia da quello della maggioranza - eterogenea - dell'opposizione di centrodestra. Forse, fatta eccezione per i pochi che hanno diretti sentimenti di rivalsa. Ci sarà certamente una componente economica per alcuni consiglieri (che nulla hanno 'rubato', essendo democraticamente eletti), così come una più che legittima prospettiva dei leader dei diversi schieramenti. E così al Comune di Catanzaro, il capoluogo di regione, si vive nel limbo. Un limbo valido più a Palazzo De Nobili che nei territori. Ma, forse, è anche giusto così.
Tutti hanno cerchiato in rosso la data del 24 febbraio. Se l'Amministrazione 'cade' entro questa data, si può votare nella finestra della prossima primavera. Un giorno, anzi un'ora dopo se ne parlerà nel 2026. In questo secondo caso, prevarrà lo spin della responsabilità di scongiurare il rischio di un commissariamento (già visto a Catanzaro) di circa un anno e mezzo. E quindi? Due debolezze si elidono. La prima è quella della coalizione del centrodestra che immemore della lezione del 2022, in cui presentatosi divisa ha candidato un sindaco storicamente di sinistra, ancora è in preda alle gelosie e non è per nulla compatta pur avendo le carte (e i numeri) in regola per trionfare. La seconda è quella di un centrosinistra, a guida Nicola Fiorita, che sta fallendo (dal punto amministrativo) come, se non peggio l'esperienza Olivo. Debolezze palesi in cui sguazzano consiglieri ibridi, che hanno capito di essere decisivi per 'mantenere' il centrosinistra e di poter contestualmente 'ambire' a candidature dall'altra parte l'anno prossimo o il prossimo ancora. E alcuni già si sono visti al momento della votazione odierna nella commissione competente in materia. Nel frattempo le regole basilari della politica e dell'appartenenza si vanno a far benedire, e non è solo un problema di Catanzaro ma dell'intera nazione.
E, quindi, succederà che il 24 passerà senza troppi problemi, salvo impreviste esclation. E poi, il 27 febbraio, la data della seconda convocazione del Consiglio comunale chiamato ad approvare il bilancio di previsione (l'atto politico per antonomasia di un'Amministrazione) passerà fra assenze e numeri contingentanti. Tanto non ci si può permettere un commissariamento da un anno e mezzo. I giochi sono questi e fatti. Ma, certo, non ci si aspettava che il Comune del 'Cambiamento' potesse accontentarsi di questo.
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