Catanzaro, divampa la protesta dei docenti di sostegno davanti all'USR Calabria

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  10 settembre 2024 18:24

di MARCO VALLONE

Si è svolta nel primo pomeriggio presso l'USR Calabria, che affaccia sul lungomare del quartiere Lido di Catanzaro, una manifestazione dei docenti di sostegno “per una scuola inclusiva, equa, sostenibile”. La protesta, promossa dal CDS (Comitato Docenti di Sostegno), ha inteso innanzitutto puntare alla richiesta di stabilizzazione dei docenti precari, attraverso la garanzia di numeri di posti disponibili ed adeguati, anche in Calabria, per concorsi e procedure straordinarie. Si richiede, inoltre, un censimento dei veri bisogni della scuola calabrese. Il CDS stilerà in questo senso, più specificamente, un documento con tutte le richieste da porre a livello regionale, che invierà all'USR Calabria.

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Antonella Bevacqua, componente del Coordinamento regionale del CDS, ha sottolineato come la manifestazione di oggi sia stata svolta “in conseguenza alla manifestazione che c'è stata il 4 Settembre a Roma (presso il Ministero dell'Istruzione e del Merito, insieme ai comitati dei genitori degli studenti con disabilità ndr.), in relazione alla quale ci siamo poi organizzati in coordinamenti regionali. Noi, come Calabria, abbiamo deciso di fare uno dei primi presidi nazionali. Ovviamente si è aperta un'interlocuzione con il Ministero, e speriamo che sia proficua, visto che il 4 Settembre c'è stato il primo approccio. Tuttavia l'apertura è relativa all'ascolto: stiamo battendo affinché alcune nostre richieste possano diventare operative. Qui all'USR Calabria noi chiediamo, per la regione Calabria innanzitutto, che vengano fuori i posti in organico di diritto. Perché non è possibile che in questa regione, quando esce un concorso da articolo 59 e da procedure straordinarie, per esempio, ci siano sempre 0 posti. Questo è uno svilimento vero e proprio della nostra professione a livello nazionale. A livello regionale noi del sud siamo sempre quelli più penalizzati, perché ci chiedono tanti sacrifici, che noi siamo disponibili a fare, purché siano sacrifici a tempo determinato. Non a tempo indeterminato”.

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“Ci sono persone che – ha proseguito Antonella Bevacqua – partono da qui, vanno al nord a lavorare, e tornano quando i figli sono grandi. Quindi questo è un sacrificio non solo per il lavoratore o la lavoratrice, ma anche per tutta la famiglia. Quindi chiediamo stabilità non solo per noi, ma anche per i nostri alunni con disabilità, per tutti gli alunni, perché ad essere in crisi è tutto il sistema scolastico, e stabilità anche per le famiglie”. Relativamente a quante persone siano interessate dalla questione, Bevacqua ha evidenziato come siano “tante. Anche perché, soprattutto sulla secondaria di secondo grado, ci sono tanti professionisti inseriti in queste graduatorie provinciali. Si parla di 500 persone a Catanzaro, altre 1500 a Reggio Calabria e a Crotone qualcosa in meno, circa 300. Il Ministero e il Governo devono garantire nelle scuole il diritto al lavoro, che è sancito dalla nostra Costituzione”. Per quanto concerne quelli che saranno i prossimi passi della mobilitazione, la componente del coordinamento regionale del CDS ha fatto riferimento a un “coordinamento nazionale, attraverso il quale portare avanti ulteriori iniziative su tutto il territorio. Tra l'altro volevo sottolineare che questa manifestazione viene appoggiata, a livello locale, dall'associazione di volontariato 'Ali d'aquila', che si occupa di ragazzi con disabilità, e dall'ASI (Associazione Sociologi Italiani), che ha messo a disposizione la propria professionalità per effettuare un nuovo censimento su quelle che sono le reali necessità della scuola italiana e della scuola calabrese. Non dobbiamo infatti considerare solo le entrate e le uscite, ma indagare su quelli che sono i bisogni della scuola in generale. Volevo poi – si è accinta a concludere Bevacqua – fare un appello all'unità perché quello che noi reclamiamo è il diritto al lavoro: quindi chiediamo il supporto anche delle sigle sindacali perché noi stiamo protestando per poter lavorare, per un nostro diritto. E quindi chiediamo che i sindacati, che tutelano i lavoratori, siano con noi in questa battaglia. A Roma alcuni erano presenti, come la UIL e la FLC CGIL: noi chiediamo una presenza costante”.

Rossella Greco, docente di scuola secondaria di secondo grado, ha affermato come anche lei sia specializzata sul sostegno. “Il mio caso specifico è emblematico: ho lavorato per 3 anni e ora, con l'aggiornamento delle graduatorie e delle regole che chi vorrà approfondire vedrà come sono cambiate a giochi chiusi, le posizioni in graduatoria si sono sovvertite. Ma, a parte questo, è importante dire che questo comitato non mira a difendere i diritti di un gruppo: cioé i nostri diritti, come docenti, sono molto eterogenei. Quindi noi chiediamo, intanto, la stabilizzazione del precariato, e poi delle regole giuste, perché non è sempre così. Per quanto concerne il precariato la situazione del sud è molto complessa, e, a tratti, anche ingiustificabile e illogica. Voglio dirvi alcuni numeri, relativamente proprio all'esperienza di docenti: noi, nella provincia di Catanzaro, abbiamo lavorato per 3 anni, su incarico annuale. Più o meno in 120/130 con incarico annuale. A parte poi le supplenze che vengono date in un'altra fase. Quindi vuol dire che c'è un bisogno annuale, di incarico annuale, per questi numeri”.

“Bene, con questo concorso straordinario del 2023 – ha continuato Rossella Greco –, sul sostegno sono stati dati a ruolo 6 posti per tutta la Calabria. Quindi qua c'è, evidentemente, una stortura nell'attribuzione delle cattedre a ruolo, perché il precariato conviene. O, comunque, nel sud conviene lasciare i posti non mettendo a ruolo le cattedre. E poi quando si fa il concorso, che dovrebbe essere il canale naturale per attribuire le cattedre, in tutta la Calabria il concorso 2023 ha dato 6 cattedre. Questi sono i numeri. E questo è uno dei motivi per cui migliaia e migliaia di nostri giovani lasciano la terra. Quindi, a livello sociale, a parte la difficoltà relativa alla stabilità, perché il precariato crea un'instabilità a livello sociale, i nostri territori si stanno impoverendo sempre di più, perché, se guardiamo il settore scuola, quello è emblematico di un modus operandi dello Stato. Nella fattispecie il Ministero dell'Istruzione e del Merito attinge ai meridionali per riempire i posti,e poi deve rilasciare queste persone che prendono solo il ruolo. Perché al nord le cattedre, prima o poi, dall'organico di fatto diventano organico di diritto, e spesso poi i nostri conterranei ritornano nelle proprie terre. Ma dopo 2, 5, 6, 10 anni di sradicamento dalla propria terra. Quindi c'è chi rimane lì, non tornando più, e chi ritorna raccogliendo i pezzi di una vita e di famiglie che poi soffrono. Non dico che si scollano, ma soffrono”.

Infine Fabrizia Caridi, docente di sostegno in scuola secondaria di secondo grado in provincia di Catanzaro, ha voluto evidenziare come nell' ATP di Catanzaro in particolare quest'anno si sia verificata “una cosa mai successa prima. Sono stati messi nel primo bollettino pochissimi posti. Specificamente 34 posti interi, cioè di s.s., e in più 4 spezzoni. E poi sono stati nominati 14 riservisti che, se andate a vedere le varie leggi, è un numero sproporzionato di nomine. E quindi noi chiediamo innanzitutto chiarezza e, soprattutto, non capiamo perché ogni anno dobbiamo stare dietro all' ATP e alle lungaggini, e agli errori, che spesso si attribuiscono a un algoritmo che Valditara, ma anche Bianchi, hanno sempre definito perfetto. Quindi noi vogliamo capire come mai ci sia sempre la ripubblicazione, per 3 o 4 volte, delle Gps ( Graduatorie Provinciali per le Supplenze), che vengono affidate a scuole polo che già hanno 3mila cose da fare, e figuriamoci se si possono mettere a controllare la veridicità del titolo di ognuno di noi. Per cui noi siamo sempre in balia di capire chi sia ognuno, per capire se è vero o non è vero quanto viene dichiarato in Gps. E siamo noi stessi che proponiamo e segnaliamo altri colleghi per fare rilevare come un certo soggetto potrebbe aver dichiarato il falso, non capendo perché non sia l'istituzione preposta a fare questo lavoro a tutelare, piuttosto, noi lavoratori”.

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