di STEFANIA PAPALEO
Un gradino quasi invisibile, nessuna striscia antiscivolo o bordatura, l'acqua sul pavimento derivante dallo sgocciolamento degli ombrelli. E la caduta è stata inevitabile per una lavoratrice precaria che, quella mattina dell'11 novembre del 2016, si trovava nella sala consiliare dell'Amministrazione provinciale di Catanzaro per una conferenza. Incidente che aveva permesso ai colleghi di scongiurare analogo epilogo e per il quale la donna aveva chiesto all'Ente un risarcimento pari a poco più di 100mila euro "per avere omesso di predisporre le opportune cautele" che le avrebbero evitato lo scivolone con i conseguenti danni fisici e l’avvio di un lungo e doloroso calvario nel tentativo di recuperare l'efficienza del proprio arto interessato dalle lesioni, per come comprovate dalla documentazione medica presentata.
Tutto però era stato inutile. Tanto che, alla fine, alla donna non era rimasto che varcare l'uscio dell'avvocato Mario D'Elia e intentare una causa che, a distanza di otto anni, ha lanciato una tegola bella pesante sulle casse dell'Amministrazione provinciale, condannata dal giudice del Tribunale civile di Catanzaro a sborsare a favore della vittima dell'incidente ben 50 mila euro a titolo di risarcimento danni, con tanto di spese per legale e Ctu da liquidare in separata sede.
Nulla ha potuto ovviamente l'Ente per sostenere la propria assenza di responsabilità, contestando anche la cifra del risarcimento. "Provato il fatto della caduta, provato il nesso causale fra la caduta e la mancata indicazione di una qualsiasi segnaletica che evidenziasse la presenza del gradino non visibile, e fra il sinistro e
le lesioni riportate, come accertato dal Ctu, affermata la piena responsabilità dell’ente proprietario e custode del bene, esclusi tanto il caso fortuito che il concorso colposo dell’attrice", il giudice non ha esitato a condannare l’Amministrazione provinciale a risarcire il danno patito, così come richiesto dall'avvocato Mario D'Elia, che si è battuto al fianco della lavoratrice senza lasciare nulla al caso, munito di documentazione e testimonianze che non hanno lasciato spazio ad alcuna tesi difensiva tentata dall'Ente che ora dovrà pagare la somma salata per responsabilità legate alle mancate soluzioni bonarie peraltro ascrivibili alla diversa Amministrazione in carica all'epoca dei fatti.
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