L'entusiasmo e la goliardia tipica di un pranzo tra studenti che, dopo tanti anni trascorsi insieme sui banchi di scuola, si ritrovano per una “rimpatriata”. Una di quelle giornate per raccontarsi la loro "nuova" vita, dimenticando dolore e sofferenza.
Eppure, nessuno è stato compagno di scuola. Nessuno ha condiviso sogni e speranze sfogliando libri e ascoltando lezioni.
Arrivati da tutta la Calabria, erano in 23: accompagnati dai familiari, complessivamente 45. Il più piccolo, di appena un anno, il più anziano di 16 anni. Un'età non anagrafica, ovviamente, ma gli anni trascorsi dopo il trapianto di fegato. "Una giornata unica", l'hanno definita, trascorsa in allegria e con la promessa di rivedersi al più presto, magari al completo (sono circa 100) con i rispettivi familiari.
Lì, in quel ristorante, seduto accanto a loro c'era il "medico amico" Benedetto Caroleo, che segue alcuni trapiantati da anni, infondendo serenità e sicurezza, riducendo, se non azzerando, i disagi dovuti allo spostamento oltre i confini regionali. "Eppure abbiamo vissuto diversi cambiamenti di unità operativa e di aziende ospedaliere - spiegano chiedendo al più presto un incontro al presidente Occhiuto - e abbiamo scoperto, informandoci, di promesse non mantenute".
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