Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giuseppe Silipo, che condivide "una storia da raccontare".
"Ci sono storie che appartengono alla vita di tutti i giorni e che, apparentemente, sono di una tale banalità che non meritano di essere raccontate. Ma, dopo attenta riflessione, penso sia il caso di renderle pubbliche perché, forse, di banale non hanno nulla. La storia è quella che ho vissuto io ieri pomeriggio di ritorno dalla partita del Catanzaro. Risalgo sulla navetta direzione Musolalo, felice per la vittoria, ma fradicio d'acqua. Posti a sedere tutti occupati e mi avvio verso il fondo del piccolo autobus, quando un giovanissimo ragazzo mi offre il posto a sedere. Accetto con un sorriso e, durante il breve tragitto, mi assalgono tanti pensieri.
Il primo pensiero è stato quello di rievocare mentalmente tutte le volte che ero stato io ad offrire il posto a sedere a chi ne aveva più bisogno di me. L'ho fatto moltissime volte, anche fino a qualche giorno fa.
Il secondo pensiero è stato quello che era la prima volta che toccava a me essere destinatario di un così gentile gesto. Sono gli anni che passano in fretta, i capelli e i baffi che hanno cambiato colore, che ti fanno passare da una parte all'altra della barricata, ho pensato.
Ma l'ultimo dei pensieri, e forse il più importante, l'ho riservato al giovanissimo ragazzo che con quel piccolo gesto mi ha fatto riflettere su quanto oggi sono ingiustificati i giudizi, spesso affrettati, sul modo di comportarsi di molti di loro. Certo, i distinguo è sempre necessario farli, ma se ancora c'è chi è disposto a cedere un posto in autobus a qualcuno che ne ha più bisogno, allora vuol dire che non tutto è perduto. Che non tutto è marcio. Ma che gli animi sensibili, il buon senso, la buona educazione ancora esistono. E che, i, luoghi comuni, spesso distorcono la realtà.
Per me tutto ciò non è banale. Spero non lo sia neppure per voi".
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