Hanno preso carta e penna il delegato INGEGNERI INARCASSA della provincia di Catanzaro, ing. Salvatore Saccà, il delegato ARCHITETTI PPC INARCASSA della provincia di Catanzaro Arch. Caterina Zizzi e il Presidente di INARSVILUPPO, Arch. Antonino Renda per rispondere, a nome delle categorie rappresentate, ad una nota del dirigente Arch. Adelchi Andrea Ottaviano Settore Pianificazione del Territorio, Edilizia Privata e SUE, con la quale l’Amministrazione comunale del Capoluogo segnala comportamenti “border line” di liberi professionisti nell’esercizio della loro attività in ordine ai rapporti con l’Amministrazione di Palazzo de Nobili. E’ quindi scontro.
E sono tanti i punti di risposta da parte delle categorie interessate. E’ in un certo senso scontro fra la visione professionale e quella di un apparato burocratico pubblico, Scrivono testualmente i rappresentanti delle categorie professionali interessate che stanno anche lavorando alla costituzione di una Associazione “Libere Professioni Italia” partendo dalla Città di Catanzaro.
“Siamo venuti a conoscenza della nota trasmessa dal dirigente Arch. Adelchi Andrea Ottaviano Settore Pianificazione del Territorio, Edilizia Privata e SUE, con la quale l’Amministrazione comunale del Capoluogo segnala comportamenti non puntuali dei professionisti. Tale attività, come tutte le attività inerenti al variegato e popoloso arcipelago delle professioni, è certamente correlata alle qualità della persona che la esercita in funzione della sua formazione personale e dei suoi saperi nonché della sua coscienza e della sua etica. Può errare, nessuno è perfetto, ma rimanere comunque nel campo della legalità in senso lato. Altra cosa è lo sconfinamento, invece, nell’altro campo quello dell’illegalità in senso lato, compreso anche il campo deontologico, nei quali casi il controllore pubblico ha l’obbligo di denunciare siffatti “comportamenti border line” alle preposte autorità (giudiziaria e/o ordininistica) per i relativi adempimenti. Solo e soltanto nei confronti dei suddetti soggetti e non ad altri".
"Analogamente quanto affermato nel periodo soprastante è trasferibile sic et simpliciter ai “pubblici impiegati”, 1° c. dell’art. 98 della Costituzione, alla quale categoria anche il dirigente Arch. Adelchi Andrea Ottaviano appartiene ed il quale assume, non di rado, un atteggiamento autoreferenziale non conforme al ruolo coperto e in contrasto con il principio di leale collaborazione sancito dal D.P.R. N. 62/2013 “Codice di condotta dei dipendenti pubblici”, teso ad un rapporto trasparente ed efficace.
Da quanto segnalato dai colleghi, si evidenzia invece la difficoltà dei liberi professionisti di relazionarsi con gli uffici e prioritariamente con il dirigente al fine di superare le criticità dovute a valutazioni personali non precedute da un confronto leale e scevro da interpretazioni di parte che spesso mette in difficoltà i tecnici nell’esercizio della loro funzione sociale. Gli uffici comunali, tra l’altro come angelicamente ammette lo stesso dirigente, scontano un grave handicap “in ragione della carenza strutturale di personale tecnico assegnato allo scrivente Settore”, che certamente aggrava l’esercizio dell’attività professionale, costituendone un notevole impedimento ai fini dello svolgimento della loro funzione e rendendo difficile il normale confronto con la P.A. col rischio di dilatare sine die i tempi amministrativi per il rilascio degli atti autorizzativi o per il loro compimento. E così alla fine si crea quella frattura fra pubblico e privato cittadino che tende piuttosto ad inasprire che a rinsaldare quel rapporto di leale collaborazione, di correttezza, di buona fede, di buon andamento ed imparzialità dell’azione amministrativa, come recita ed invoca il già richiamato D.P.R. N.62/2013. Per quanto attiene, poi, ai diritti di segreteria il dirigente cerca di ribaltare responsabilità sui professioni in merito al versamento dei diritti di segreteria o d’istruttoria, ovvero degli oneri concessori dovuti dai cittadini per le pratiche edilizie afferenti, per i quali gli stessi non sono dovuti o dovuti in forma ridotta e che solo l’autoreferenzialità del dirigente impone l’onere, anche quando non sono dovuti (“tabellare” chiaramente i diritti di segreteria senza lasciare ampia discrezionalità al dirigente)".
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