di MASSIMILIANO LEPERA
Si è tenuto ieri pomeriggio presso la Chiesa San Pio X di Catanzaro l’incontro dal titolo “E uscimmo a riveder le stelle”, promosso dalla Parrocchia San Pio X, per volere del parroco, Mons. Francesco Isabello, e dal Comitato Società Dante Alighieri di Catanzaro, presieduto da Teresa Rizzo. L’incontro, teso a valorizzare la figura del sommo poeta della lingua e letteratura italiana nel suo connubio con la cristianità, moderato dal professor Costantino Mustari, vice presidente del Comitato Dante Alighieri di Catanzaro, ha avuto come illustri relatori il professore Luigi La Rosa, docente di lettere e filosofia e socio e consulente letterario della Dante Alighieri, e don Vincenzo Lopasso, professore di Sacra Scrittura presso l’Istituto Teologico Calabro, nonché socio del Comitato Dante Alighieri.
L’evento, ricco di spunti letterari e suggestioni poetiche e religiose, è stato allietato dal maestro Amedeo Lobello all’organo e dal soprano Giovanna Massara al canto. Essi hanno infatti eseguito diversi brani a tema, tra cui “Vergine Madre” di Frisina. Il tema del percorso era infatti ispirato alle due terzine dantesche del XXXIII canto del Paradiso, musicate anche da Frisina, “Vergine Madre, figlia del tuo figlio, / umile e alta più che creatura, / termine fisso d’eterno consiglio, / tu se’ colei che l’umana natura / nobilitasti si, che’l suo fattore / non disdegnò di farsi sua fattura”.
Dopo i saluti di rito e il saluto e ringraziamento a distanza di Mons. Claudio Maniago, Arcivescovo della Diocesi di Catanzaro-Squillace, purtroppo assente per impegni ecclesiastici fuori regione, ha preso la parola il professor Mustari, facendo riferimento al fatto che si è conclusa, con l’incontro di ieri, la prima parte del ciclo di appuntamenti della Dante Alighieri, ma che in cantiere ci sono già due prossimi appuntamenti: il Dantedì, giorno 25 marzo, e il 29 maggio un evento per celebrare l’inizio della composizione della Divina Commedia.
“Gli eventi celebrativi del settimo centenario della morte di Dante”, ha affermato poi la presidente Rizzo, “sono un corposo ciclo di eventi svolti qui come in più di 400 comitati in tutto il mondo, con manifestazioni a distanza e in presenza, celebrative della Divina Commedia, ma anche delle altre opere del sommo poeta, nonché una serie di interpretazioni dantesche e le sue influenze in ogni ambito. Tutto ciò avviene riprendendo lo spirito della Dante, il cui obiettivo è quello di tutelare e diffondere la lingua italiana nel mondo, sin dal 1889, fondata da Giosuè Carducci con intento civile e pacifico, sentito dall'appartenenza di tutti gli italiani, collegando altresì i connazionali all'estero con la madrepatria”.
I presenti infatti hanno sottolineato come la Dante, nell'ultimo anno, abbia compiuto uno sforzo collettivo, portando avanti le iniziative nel più ampio quadro delle celebrazioni vissute all'estero, coinvolgendo, tra gli altri, anche l'Accademia della Crusca e collaborando con la RAI. In un momento di pandemia in cui c'è l’introversione a chiudersi e a non vedere oltre, è stato sottolineato come ripartire da Dante e dalla ricchezza della nostra lingua e cultura sia stato uno stimolo all’estroversione, facendo risorgere l'umanità. La lingua, infatti, è una chiave per conoscere il nostro Paese. Tra gli obiettivi, inoltre, la Dante Global consente di andare oltre i confini, trasferendosi in rete con centinaia di migliaia di studenti. Perché dunque Dante e la sua celebrazione? Ci sono state varie risposte a questo interrogativo. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione dello scorso Dantedì, ha ricordato la centralità della figura di Dante nell'architettura della cultura italiana, ancora viva. Messaggi della sua opera e valori espressi dal sommo poeta sono ancora validi tutt’oggi. La Commedia ci attrae sempre, ci affascina e ci interroga ancora oggi. Inoltre, Andrea Riccardo, presidente nazionale della Dante, ha rimarcato l’apprezzamento per un testo in cui si nota la grande caratura di Dante come poeta e cristiano, soprattutto in un periodo così delicato come quello attuale. Il valore universale del messaggio dell’umanesimo di Dante è stato ancora citato da papa Francesco, il quale ha parlato di Dante come poeta e profeta.
“E quindi uscimmo a riveder le stelle”, ha affermato ancora Don Franco Isabello, “è stato assunto come motto del cammino pastorale tratto dalla Divina Commedia. Il tema della comunità parrocchiale è questo sia per i 700 anni dalla morte di Dante sia perché dopo questo cammino di tenebra della pandemia dobbiamo uscire con speranza a rivedere le stelle, la luce. Anche ad Abramo fu detto “guarda il cielo e conta le stelle”. I riferimenti letterari e simbolici, colmi di allegoria e metafore, sono tantissimi: basti pensare ancora al Piccolo Principe, in cui si afferma che “Tu solo avrai delle stelle che sanno ridere”. Le stelle simboleggiano speranza e certezza di sapersi orientare anche nelle notti più buie e infernali. Maria, ha sottolineato ancora Don Franco, è chiamata la stella del mattino. Tra l’altro l’incontro, suggellandone ancora la particolare importanza, si è tenuto proprio in occasione della festa di San Tommaso d'Aquino, e non si può comprendere bene la Commedia se non alla luce di San Tommaso e della teologia medievale.
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