
di STEFANIA PAPALEO
Avrebbero ottenuto il green pass senza però farsi inoculare il vaccino. In 36 adesso dovranno rispondere di falsità ideologica commessa da un pubblico ufficiale in atto pubblico e di accesso abusivo a un sistema informatico. Il gup Sara Merlini li ha rinviati a giudizio davanti al Tribunale monocratico, fissando la prima udienza al 20 gennaio 2026.
E sarà in quella data che si ritornerà a parlare di un presunto stratagemma messo in atto da un dipendente dell’azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio, che, secondo l’accusa, si sarebbe introdotto abusivamente nella piattaforma nazionale vaccinale gestita da Poste Italiane per conto del Ministero della Salute, inserendo i dati relativi alla somministrazione del vaccino nei confronti degli altri indagati, utilizzando le credenziali d'accesso del personale sanitario.
Presunto reato per il quale, tuttavia, in tre oggi hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato, per cui la loro posizione è stata stralciata dal procedimento principale.
Contro gli imputati, la ricostruzione accusatoria messa su dal dal sostituto procuratore Stefania Caldarelli sulla base delle indagini portate avanti dai militari del Nas, che avrebbero accertato la mancata vaccinazione tra la fine del 2021 e il 2022. Dimostrare il contrario toccherà adesso agli avvocati difensori Francesco Mancuso, Valerio Murgano, Danila Scicchitano, Martina Pepere, Giovanni Schinea, Pasquale Gigliotti, Francesca De Fine, Elisabetta Sacco.
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